venerdì 19 ottobre 2012

Il miracolo islandese: così si supera la crisi economica

Non è vero che non ci sono alternative alle politiche di austerità imposte da Berlino all'Unione Europea. Gli indignados lo ripetono continuamente e lo testimonia il loro modello prediletto, l'Islanda.
Oggi è uscito sull'ABC, un quotidiano conservatore che può essere accusato di tutto, meno che di simpatie indignadas, un articolo che racconta il miracolo islandese. Secondo gli ultimi dati dell'Ufficio di Statistiche dell'Islanda, a settembre il tasso di disoccupazione è stato del 5%, meno della metà di quel 12% registrato a maggio 2010, in uno dei momenti più acuti della crisi.
"La rivitalizzazione del mercato del lavoro islandese si produce grazie a uno sforzo di flessibilizzazione, che ha permesso di ridurre i costi del lavoro, aumentati del 50% nel primo lustro del millennio" scrive il quotidiano di Madrid "Allo stesso tempo hanno assunto protagonismo le industrie dei servizi, come quelle di viaggi, servizi finanziari e salute, invece di quelle più tradizionali come quella ittica. Ma, c'è da sottolineare anche l'elevata percentuale di iscritti al sindacato, circa l'85%" (Quando lo capirà la destra che la difesa dei diritti dei lavoratori non è il nemico, ma il vantaggio?!).
Ma non è solo la ripresa dell'occupazione, a cui la Spagna guarda con una certa invidia, viste le migliaia di posti di lavoro che distrugge tutti i giorni. E' anche il modello con cui l'Islanda è uscita dalla crisi. Nessun salvataggio per le banche che hanno compiuto eccessi e abusi sul mercato finanziario, anzi. Le tre principali banche del Paese sono state lasciate fallire e poi sono state nazionalizzate, trasferendo i loro attivi a società sane. Così i cittadini non hanno dovuto pagare gli eccessi delle loro banche e hanno potuto dedicarsi al salvataggio della loro economia. Il Governo ha negoziato il debito delle banche con i creditori e, secondo S&P, l'economia islandese crescerà con un ritmo del 2-3% da qui al 2015.
"Dopo aver subito una contrazione del 10% tra il 2009 e il 2010, il PIL dell'Islanda inizia a riprendersi" ha spiegato l'agenzia di rating, che mantiene i buoni del tesoro islandesi con la valutazione BBB-, però con prospettiva "stabile" (la Spagna, che ha la stessa valutazione, ha prospettiva negativa).
L'ABC commenta che ci sono altre chiavi che hanno aiutato l'Islanda e da cui non hanno potuto trarre vantaggio "il resto dei Paesi europei: la svalutazione del 36% della corona islandese dal 2007, che "ha aiutato il riequilibrio dell'economia". Il recupero sperimentato dalla domanda domestica islandese ha permesso di migliorare significativamente la raccolta fiscale e di ridurre il deficit al 5,4% del PIL contro il 10% registrato due anni prima, cosa che potrebbe portare l'Islanda a "raggiungere l'equilibrio di bilancio nel 2014"."
Qualche giorno fa è stato XL Semanal a parlare del miracolo islandese agli spagnoli. Lo ha fatto intervistando Olafur Hauksson, l'uomo che sta perseguendo i banchieri e i politici responsabili della bancarotta del Paese. Era commissario di Akranes, un paesino di pescatori di 6mila abitanti, e non aveva mai avuto a che fare con politici e  banchieri quando, a dicembre 2008, è stato creato il ruolo di Procuratore Speciale per le indagini sul disastro delle banche. Hauksson si è presentato perché "pensavo che non fosse bene che la Giustizia perseguisse i piccoli delinquenti e lasciasse scappare i grandi, In più nessun altro si era presentato e mi sorprendeva essere l'unico candidato. Non che fosse un posto invidiabile, bisognava montare un ufficio da zero e il lavoro doveva durare solo un paio d'anni, in più con risorse scarse. Ma un posto vacante era un pessimo messaggio per la società. Insomma, era un lavoro che qualcuno doveva fare. C'era molta ansietà nel Paese. All'inizio eravamo in cinque, due avvocati, due poliziotti ed io". Adesso sono in 110 e hanno una nuova data: il 31 dicembre 2014. Per quel giorno tutti i casi di corruzione e di abusi del sistema bancario e politico devono essere arrivati in tribunale.
Grazie alle sue indagini ci sono adesso oltre 200 imputati e oltre 400 sospettosi per la bancarotta che ha distrutto il Paese (i debiti delle principali banche islandesi equivalevano a sei volte il PIL dell'isola). Però, nonostante questi numeri, sono state emesse finora solo 8 sentenze: "Mi piacerebbe poter chiudere prima certi casi, ma dobbiamo essere meticolosi, provare ogni dettagli. La gente inizia a capire che non possiamo precipitarci nelle conclusioni e che le indagini non devono lasciare argomenti sciolti. In questo momento abbiamo 90-100 indagini aperte e la scorsa settimana ci hanno dato nove nuovi casi".
Hauksson si dichiara soddisfatto anche della collaborazione internazionale, per i casi di banchieri andati a vivere all'estero o che hanno portato all'estero il denaro, e ha buone parole per il Lussemburgo e per la Francia. Grazie al suo lavoro sono stati arrestati e giudicati il direttore esecutivo e il presidente del CdA della banca Byr, condannati ognuno a 4 anni e mezzo di carcere: l'ex presidente della banca Kaupthing Sigurdur Einarsson, che ha dovuto restituire 3,2 milioni di euro. L'ex segretario permanente del Ministero delle Finanze Baldur Gudlaugsson è stato condannato a due anni di prigione. E lo stesso ex premier Geir H. Haarde è stato giudicato colpevole per non aver avvertito il Governo della crisi imminente, anche se non è stato condannato al carcere.
E' esportabile questo modello nell'Europa in crisi? Hauksson è prudente: "Sono solo uno scalino della soluzione messa in moto in Islanda. La ragione per cui qui chiediamo responsabilità penali e in Spagna e in Europa no, mi sfugge. So che ci prestano molta attenzione all'estero, ma è ancora presto per stabilire se funziona o meno. Quando si vedrà il risultato di tutto questo lavoro, si potrà valutare se il nostro metodo funziona. Siamo a metà del cammino, anche se stiamo andando nella giusta direzione". L'Islanda in crisi non ha avuto timori reverenziali per nessuno, né per i banchieri ("Abbiamo cambiato le leggi sul segreto bancario, è stato l'unico modo per avere accesso a tutti i dati ed è stato decisivo") né per i creditori stranieri, che hanno dovuto negoziare con il Governo, sapendo che mai gli islandesi avrebbero pagato i conti delle banche con cui avevano concluso affari (in ben tre referendum gli islandesi si sono rifiutati di pagare i debiti delle banche, essendo entità private).
"Credo che abbiamo toccato il fondo e stiamo uscendo piano piano dalla crisi" ha detto Hauksson. Christine Lagarde, direttore del FMI, ha definito "impressionante" la ripresa dell'Islanda. Ne parli con Angela Merkel.