Ieri sera, mentre Mariano Rajoy volava negli Stati
Uniti per incontrare Barack Obama e convincere gli Stati Uniti che la Spagna sta
uscendo dalla crisi economica ed è un Paese in cui investire, a Bilbao migliaia
di persone manifestavano per chiedere una politica penitenziaria per gli
etarras in carcere più consona ai tempi.
Erano decine di migliaia di persone, per alcuni media almeno 100mila, una cifra
enorme per una città di poco più di 300mila persone come Bilbao. La
manifestazione viene organizzata tutti gli anni e tutti gli anni richiama decine
di migliaia di persone. Ma quest'anno la storia è stata un po' più tormentata.
L'autorizzazione alla manifestazione è stata piuttosto complessa: il giudice
Pablo Ruz non ha visto elementi per non permetterla, nonostante gli appelli
dell'Associazione delle Vittime del Terrorimo, ma ha lasciato la decisione
finale al collega Eloy Velasco, che ha deciso di proibirla al ritenere, come
indicava l'AVT, che dietro gli organizzatori ci fosse Herrira, un'associazione
considerata vicina all'ETA e la cui attività è stata sospesa per due anni per
questo.
A questa manifestazione avrebbe partecipato non solo la izquierda abertzale di
sempre, ma anche il Partito nazionalista Basco (PNV), che governa la regione, e il Partito Socialista Basco. Una novità che fa ben
capire quanto sia importante per i baschi l'adozione di una nuova politica
carceraria, primo segnale di Madrid per arrivare alla pace in Euskadi. Ma
Madrid continua a non sentire, ostaggio dell'AVT, il cui unico scopo è
mantenere i terroristi in carcere (l'AVT riunisce vittime o familiari di vittime
dell'ETA, comprensibile che abbia a cuore più il senso di rivalsa e di
giustizia personale che un disegno più ampio di una pace duratura nei Paesi
Baschi, non è comprensibile, come segnalato più volte su Rotta a Sud Ovest, che
i sentimenti di rancore e rivalsa determinino la politica di Madrid).
Proibito il corteo, Sortu, il gruppo della izquerda abertzale staccatosi
dall'ETA per cercare una via democratica alla pace, e il PNV hanno convocato una manifestazione alternativa e silenziosa. Che è
stata permessa.
E nessuno si aspettava che i baschi rispondessero in modo così impressionante.
Ovviamente non è stata una manifestazione silenziosa; i quotidiani della destra
segnalavano stamattina come siano stati urlati diversi slogan per chiedere il
riavvicinamento degli etarras in prigione ai Paesi Baschi e come ci siano state
anche dimostrazioni di solidarietà ai familiari dei terroristi in carcere.
Ovviamente l'ATV ha tuonato contro la manifestazione e contro chi l'ha
permessa. All'ATV non importa, né deve importare, dato che non è il suo ruolo,
che nelle scorse settimane c'è stato un cambio storico nell'ETA. Il collettivo degli etarras in carcere ha riconosciuto per la prima volta la legittimità
delle leggi spagnole e la sua sottomissione ad esse. Per la prima volta il
collettivo degli etarras in carcere non ha chiesto un'amnistia collettiva per
risolvere il conflitto dei Paesi Baschi, ma lo studio del caso di ogni
detenuto, affinché gli siano concessi i benefici a cui ha diritto e
l'avvicinamento a Euskadi. Sono passi giganteschi verso la pace, perché, alla
fine di ogni conflitto armato, come quello che ha insanguinato la Spagna per 50
anni, c'è sempre il problema dei detenuti, bisogna sempre decidere cosa fare
dei terroristi in carcere. L'impunità non è etica e non è accettabile, ma un
programma per il loro reinserimento nella società, nei tempi previsti dalle
leggi e dai negoziati di pace, è stato fatto in ogni processo che ha determinato
la fine dei conflitti. Tranne in Spagna.
Perché in Spagna c'è un Governo che non si muove, che lascia costernate destra e
sinistra per la propria incapacità di reazione, per la propria mancanza di
visione politica, per l'assenza di un disegno nuovo del Paese. E' curioso come
il PP sia ostaggo della destra più becera, che costituisce una parte
minoritaria del suo elettorato. Sta preparando una delle leggi più invise, contro l'aborto, per soddisfare i cattolici ultra-conservatori, minoranza sia
nella società che nel suo elettorato. E adesso, dopo la bocciatura della
Dottrina di Parot da parte del Trbunale di Strasburgo, che ha vietato di
mantenere in carcere gli etarras, in modo retroattivo, è terrorizzato dalla
reazione dell'AVT e dei popolari ultraconservatori baschi, che sono una
minoranza sia in Euskadi che tra gli elettori, e si mantiene paralizzato sulle
politiche di pace nei Paesi Baschi.
Oggi i media spagnoli segnalavano
preoccupati che PNV e Sortu sono andati a braccetto per le strade di Bilbao. Il
PNV è il partito della borghesia nazionalista e liberale basca, così come, in
fondo lo è CiU in Catalogna, l'altra grande regione spagnola che minaccia
l'indipendenza. Il senatore del PNV Iñaki
Anasagasti, uno dei politici baschi più polemici e più noti di Spagna, ha ricordato
alla destra, che si è messa le mani nei capelli per l'inedita
alleanza nazionalista di ieri, che la prima manifestazione organizzata contro
l'ETA, nei Paesi Baschi, nel 1978, è stata organizzata dal PNV "e non
parteciparono né UCD né AP, la formazione da cui arriva il PP". E ha
anche sottolineato come "l'oceanica manifestazione" sia "uno schiaffo
a una Madrid che rimane cieca, sorda, muta e con le braccia in alto".
"Continuino così, che passeranno da un grave problema a due".
Il miglior editoriale sulla manifestazone di ieri, arriva, sarà un caso?, dalla
Catalogna, l'altra spina nel fianco di Rajoy, a causa del suo immobilismo e
della sua incapacità di avere una visione ampia della Spagna, che comprenda anche
le istanze nazionaliste. "A ottobre 2011 l'ETA ha annunciato la fne dell'attività.
Ma il Governo spagnolo non sa gestire il processo di pace. E' per questo che la
gente manifesta. E vediamo che il PNV e Sortu vanno insieme. (…) Il governo non
gestisce, non fa nessun passo sulla politica pentenziaria: non c'è in Euskadi
una politica di Stato adatta alla fine del terrorimo. Dicono quelli che lo conoscono
bene che Rajoy si definisce per l'immobilismo e l'inazione. Che aspetta che il
tempo e i movimenti degli altri provochino cambi, senza che lui ne risenta. Davanti
alla situazione creata, sarà positivo che la società basca sappia rispondere con
intelligenza politica, non solo per non mettere in pericolo il processo di pace, ma
anche per rispondere positivamente all'illusione che ha generato. Questa è la
sfida" scrive elperiodico.com.
Ed è curioso che Catalogna e Paesi Baschi si guardino e si ispirino a vicenda.
Grazie all'immobilismo di Rajoy, i nazionalismi liberal-conservatori che hanno governato
le due regioni per decenni si sono trovati alleati ai nazionalismi indipendentisti
repubblicani; in Catalogna si scende in strada per chiedere un referendum consultivo
sull'indipendenza, in Euskadi si manifesta per chiedere una pace che trovi soluzioni
anche per i detenuti dell'ETA. Come diceva stasera su Twitter Arturo Pérez Reverte,
se mai Catalogna ed Euskal Herria ottenessero l'indipendenza, il primo monumento
dovrebbero farlo a Mariano Rajoy.