lunedì 26 agosto 2013

Pace in Colombia in difficoltà: Santos vuole il referendum, le FARC fanno una pausa

Il negoziato del Governo e delle FARC, per raggiungere la pace in Colombia, sta vivendo le sue ore più drammatiche, con una settimana che sembra essere passata sulle montagne russe. Martedì 20 agosto hanno iniziato le FARC, ammettendo per la prima volta le proprie responsabilità nel dolore e nei lutti causati dal conflitto armato; in un comunicato letto a L'Avana, dove sono in corso i colloqui per la pace, sono andate anche più in là, proponendo una Commissione che indaghi i cinquant'anni di conflitto, stabilisca cause e responsabilità per arrivare, finalmente, alla catarsi e alla riconciliazione nazionale.
Un paio di giornni dopo il presidente Juan Manuel Santos, che ha fatto della pace la sua scommessa politica più importante, ha inviato in Parlamento un progetto di legge per permettere un referendum sul processo di pace, da realizzare il giorno delle elezioni parlamentari, il 9 marzo 2014, o il giorno delle elezioni presidenziali, il 25 maggio 2014. I referendum non possono essere fatti lo stesso giorno delle elezioni, per questo il presidente prepara una legge ad hoc. "Il processo di pace avanza, le conversazioni in corso a L'Avana avanzano, abbiamo la responsabilità e l'obbligo di prevedere qualunque possibilità necessaria se gli accordi arrivano a buon fine" si è giustificato Santos. Secondo il presidente i colombiani dovranno essere consultati sui risultati del processo di pace e dovranno dichiarare se li approvano o meno. 
Ma il suo progetto non è piaciuto alle FARC, che il giorno dopo, siamo a venerdì 23 agosto, hanno annunciato una pausa a tempo indeterminato nelle conversazioni per la pace a Cuba, per studiare la proposta del presidente. Il gruppo guerrigliero ha sempre insistito per un'Assemblea Costituente, da cui, con la pace, possa nascere una nuova Colombia, più attenta all'uguaglianza e alla giustizia sociale, ma il presidente Santos, che si sta giocando il posto nella Storia con questa scommessa ardita per la pace, ogni giorno attaccata dall'ex presidente Álvaro Uribe, ancora popolarissimo, e dai suoi seguaci, ha già detto che è una proposta inaccettabile. Il massimo che può concedere è il referendum che propone, ma le FARC sanno che se accettano il referendum e se i risultati saranno favorevoli, con una grande maggioranza, la loro Assemblea Costituente non avrà più ragione di essere.
La riflessione delle FARC sulla proposta di Santos è durata meno del weekend. Ieri, sul loro sito ufficiale, il loro líder máximo Timoleón Jiménez alias Timochenko ha pubblicato un duro attacco al presidente, in cui afferma il referendum è proposta che serve solo per la sua rielezione. Il meccanismo del referendum suscita il sospetto del capo guerrigliero: "Si è visto in qualche Paese che un governo proponga una legge, presupponendo qualcosa che non si sa se succederà, affermando che se non succederà non importa?"
Analizzando la proposta di Santos, Timochenko nota come il tema dell'approvazione popolare del risultato dei colloqui di pace sia in agenda a L'Avana, al punto 6 dell'agenda concordata un anno fa. Le proposte sono però divergenti, data l'insistenza delle FARC per l'Assemblea Costituente, e Timochenko teme che nei prossimi mesi la Colombia si vedrà distratta in un grande dibattito sulle questioni tecniche del referendum, così "quando il tema del meccanismo dell'approvazione popolare sarà affrontato al Tavolo della Pace, succederà che l'argomento centrale del Governo per imporre la via referendaria, sarà proprio che l'ingranaggio statale è già partito e che c'è un'aspettativa nazionale". A quel punto, "qualunque altra formula, anche la Costituente, sarà scartata immediatamente, con il solo argomento che implicherebbe maggiori tramiti e ritardi. La nazione intende mettere fine al conflitto subito, diranno". E questa non è la cosa più grave. 
Per Timochenko il peggio è che Santos utilizzi il processo di pace per assicurarsi la rielezione, cosa non rara "in un Paese in cui è provato che sono stati eletti presidenti con il denaro delle mafie e l'appoggio dei paramilitari, in cui è già abitudine utilizzare in qualche modo le FARC e il tema della pace per arrivare alla prima carica dello Stato". Il leader guerrigliero non apprezza che "il Governo faccia pressioni per arrivare a un accordo prima della fine dell'anno. Ma le sue posizioni al Tavolo della Pace continuano a essere inamovibili circa la possibilità di toccare un solo aspetto dell'ordine stabilito. Insistiamo nel sostenere che quello che pretende è la nostra semplice adesione alle sue politiche. Questo non sarebbe un accordo. Neanche la pace per cui hanno lottato e dato la propria vita tanti colombiani e tanti guerriglieri patrioti. Meno la pace per la quale il popolo di questo Paese sta gridando nelle strade e nelle piazze".
Sia Timochenko nel suo scritto, che il Governo attraverso Santos, hanno annunciato che non rinunciano al dialogo. Che riprende oggi a L'Avana.