lunedì 26 maggio 2014

Elezioni europee: disastro per PP e PSOE, Rubalcaba si dimette

Questa Europa, che è uno tsunami in tutti i Paesi, una nemesi per chi ha legato il proprio destino all'austerità, per chi ha fatto della violenza verbale il proprio segno di identità, per chi non ha saputo rinnovarsi e non ha voluto cambiare la propria offerta politica. La Spagna non è un'eccezione e bastano pochi numeri per raccontare lo tsunami che ha travolto l'imperfetto bipartitismo su cui si regge la democracia sin dalla sua introduzione, nel 1978.
Cinque anni fa, alle elezioni europee del 2009, la somma dei voti di PP e PSOE arrivava all'81% del totale; il 25 maggio 2014 la somma si è quasi dimezzata, è il 49%. Il PP è arrivato al 26,3%, confermandosi primo partito spagnolo, ma ha perso 8 punti rispetto al 2009 e 16 seggi. La crisi del PSOE è ancora peggiore: è caduto al 23% e ha ottenuto 9 eurodeputati, fermandosi a quota 14, il peggior risultato di sempre. I due partiti hanno perso complessivamente 5 milioni di voti. Eppure l'affluenza non è diminuita, è anzi aumentata di vari decimi, passando dal 44,9% del 2009 al 45,7%.
Dove sono finiti allora i voti persi da PP e PSOE? Come già anticipavano i sondaggi in questi mesi, IU (Izquierda Plural, IP, in queste elezioni) e UPyD hanno captato parte del voto dei delusi e si sono stabiliti rispettivamente a quota 9,99% e 6,46%, raddoppiando praticamente i loro voti. Ma la vera sorpresa è arrivata da altre formazioni di sinistra, che, oltre a colpire il PSOE, hanno danneggiato anche l'ascesa di IP, in fondo. La grande sorpresa spagnola si chiama Podemos, una formazione che simpatizza per la sinistra, che si ispira vagamente al M5S per captare il voto indignado e la rabbia della classe media impoverita dalla crisi economica e dalla politica di Mariano Rajoy, che è guidata da un personaggio televisivo, Pablo Iglesias, omonimo, curiosità della storia, di uno dei grandi padri del socialismo spagnolo. Alla sua prima apparizione nelle urne, Podemos ha ottenuto il 7,93% dei voti e 5 seggi. Nelle regioni tradizionalmente nazionaliste, le spinte centrifughe hanno cercato legittimità nell'Europa: in Catalogna ERC, la sinistra repubblicana catalana, è il primo partito, con il 23,6% dei voti, 2 punti più di CiU, il partito del nazionalismo moderato, che governa la Catalogna (entrambi dovrebbero avere 3 scanni a testa). Nei Paesi Baschi, PNV, i nazionalisti baschi, argina a fatica Bildu, la formazione indipendentista della sinistra radicale, vicina all'ETA.
Il risultato è disastroso per i due grandi partiti spagnoli. Ma ha conseguenze evidentemente più pesanti per il PSOE, che ha sprecato due anni, senza riuscire a costruire un'alternativa valida a Mariano Rajoy, non avendo un leader credibile da cui ripartire. Mariano Rajoy può infatti sempre affermare che, pur avendo perduto milioni di voti, il PP rimane il primo partito spagnolo, dunque le sue controriforme sono state legittimate dagli spagnoli. Il PSOE invece si trova senza leader, senza credibilità e senza elettori.
Il PP sarà costretto ad analizzare il voto per riprendersi i moderati fuggiti verso le piccole formazioni di protesta. Il PSOE deve passare attraverso quella rifondazione rifiutata subito dopo la sconfitta nelle urne di José Luis Rodriguez Zapatero. Alfredo Pérez Rubalcaba sembra aver preso finalmente atto del fatto che non sarà intorno a lui che il socialismo potrà rinascere e ha annunciato un Congresso straordinario per il 19 e 20 luglio, al quale non si presenterà come candidato alla Segreteria Generale. "La responsabilità di questo risultato è mia e solo mia" ha affermato il leader socialista, che non ha voluto chiarire quale sarà il suo futuro personale dopo il Congresso. "E' evidente che non abbiamo recuperato la fiducia dei cittadini e che con un risultato come questo, qualcosa non abbiamo fatto bene" ha commentato Rubalcaba in conferenza stampa.
Il panorama sembra buio per la Spagna che si lascia alle spalle il bipartitismo: se i risultati delle elezioni europee fossero stati delle elezioni nazionali, il Parlamento di Madrid sarebbe semplicemente ingovernabile. Ma dai disastri si possono sempre trarre nuovi semi di speranza.
E, nonostante tutto, il panorama più duro è quello del PP. Se a luglio il PSOE saprà finalmente rinnovarsi e passare la fiaccola a un'altra generazione (c'è un rottamatore, dalle parti di calle Ferraz?!), alle prossime elezioni il PP si troverà a difendere politiche che hanno impoverito la classe media e hanno distrutto diritti e Stato Sociale, spesso più per ragioni ideologiche che per necessità di bilancio, il PSOE avrà un nuovo volto per un nuovo programma, che infonda speranza e fiducia. E cosa possano fare speranza e fiducia lo dimostra oggi l'Italia, con la grandiosa vittoria del PD sulla violenza verbale e la rabbia populista.
Certo, Felipe Gonzalez e Alfonso Guerra, prego astenersi da telefonate notturne, nella notte tra il 19 e 20 luglio, muchas gracias!