giovedì 18 giugno 2015

Ada Colau contro sfratti e malnutrizione infantile. Rajoy annuncia il cambio

Non ci sono soldi e non c'è consenso. Ergo, Barcellona rinuncia a presentare la sua candidatura per l'organizzazione delle Olimpiadi Invernali del 2026 (il progetto, ispirato a Torino 2006, coinvolgeva le valli dei Pirenei ed era piuttosto affascinante). E' una delle prime decisioni del nuovo sindaco della città, Ada Colau, sostenuta da Podemos, PSOE ed ERC (la Sinistra Repubblicana Catalana). La nuova giunta indignada barcellonese ha una chiara attenzione verso i cittadini più colpiti dalla crisi economica.

Nel programma dei primi giorni ci sono infatti un censimento dei bambini con problemi di malnutrizione, in modo che possano partecipare ai programmi per ricevere l'assistenza elementare. In Spagna, nonostante i proclami di successo del governo di Mariano Rajoy e della troika, che considerano il Paese sulla buona strada, un terzo dei bambini vive sotto la soglia di povertà (un terzo, in Europa, cara troika, ma che vi frega, visto che chiedete la riduzione delle pensioni più basse, in Grecia?!). Colau intende modificare anche i criteri per l'accesso agli aiuti, che, modificati lo scorso anno, hanno lasciato 4500 bambini senza assistenza.

Ada Colau è stata presidente della più importante piattaforma spagnola di lotta contro gli sfratti, in questa veste ha raggiunto una certa popolarità nazionale, dato che gli sfratti sono stati un grandissimo dramma, causa di rabbia e rancore sociale. E la sua attenzione verso gli sfratti e gli sfrattati non è venuta meno: ha già annunciato la convocazione della commissione che si occupa degli sfratti, in cui si trovano numerose associazioni della città e, soprattutto, importanti enti finanziari, come Catalunya Caixa, Bankia, Caixa Bank o BBVA, che controllano numerosi appartamenti vuoti.

Nei giorni scorsi Mariano Rajoy ha violentemente attaccato Pedro Sanchez, il giovane Segretario Generale del PSOE, che ha evitato qualunque accordo con il PP, come aveva promesso, cercando, sin dalla sera delle elezioni del 24 maggio, possibili alleanza con Podemos. Di fatto il PP si è trovato estromesso dal potere in oltre la metà delle Regioni e delle Città in cui governava, pur essendo risultato, varie volte, il partito più votato. Per il Presidente del Governo, Sanchez ha ridato fiato alla sinistra più radicale e populista, senza rispettare la volontà dei cittadini, che hanno ridato fiducia al PP. Molti leaders del Partito Popular, in questi giorni, hanno cercato di giocare con le paure degli spagnoli, ricorrendo addirittura alla Guerra Civile. Il PP è il partito che impedisce l'apertura delle fosse comuni, in cui i franchisti seppellirono i repubblicani giustiziati spesso senza processo, perché non intende "riaprire vecchie ferite"; di fatto, quando approvò la Legge della Memoria Storica, José Luis Rodriguez Zapatero fu duramente attaccato, proprio perché rievocava le divisioni degli anni della dittatura, cercando di dare giustizia ai repubblicani e alle loro famiglie; Rajoy ha svuotato la legge, privandola dei necessari finanziamenti per riaprire le fosse, identificare i resti e restituirli alle famiglie. Bene, questo partito, che "non vuole riaprire vecchie ferite", ha accusato il PSOE di aver ricreato il Frente Popular all'allearsi con Podemos; il Frente Popular è l'alleanza progressista che vinse le elezioni che, nel 1936, portarono alla proclamazione della Seconda Repubblica; la destra spagnola identifica la Seconda Repubblica con politiche anticlericali, chiese incendiate, instabilità varie, fino alla Guerra Civile.

Sostenere che il PSOE e Podemos sono un nuovo Frente Popular, ergo, che con la sinistra al potere la Spagna è in grave pericolo e che torneranno chiese incendiate, instabilità e Guerra Civile, è irresponsabile, indegno e incivile. Soprattutto se usano questi paragoni personaggi come Esperanza Aguirre, ex presidente della Regione di Madrid, potentissima lideresa di Madrid, che hanno problemi con la giustizia, devono rendere conto di milioni di euro entrati misteriosamente nei propri conti corrente, che vogliono rimanere attaccati al potere e non sanno accettare la propria fine politica. La crisi economica e politica, l'incapacità del PP di assicurare una certa giustizia sociale nella gestione dell'emergenza, hanno cambiato il volto della Spagna e hanno duramente sconfitto le politiche d'austerità, lodate dalla troika. Questo è il senso delle elezioni perdute dal PP e con cui il PP deve fare i conti, accettando che la sua insensibilità sociale ha fatto sì che altre formazioni entrassero nei Parlamenti regionali e locali e che il PSOE, anch'esso duramente punito dagli elettori, abbia guardato a queste formazioni, piuttosto che a un'impopolare Grande Coalizione.

Dopo le elezioni del 24 maggio, per qualche tempo Mariano Rajoy ha tentato di resistere alle richieste di cambiamento, provenienti dalla sua stessa base e dalla stessa dirigenza del PP. Il Presidente del Governo tende a non affrontare i problemi, nella speranza che si risolvano più o meno da soli (sta facendo la stessa cosa con i nazionalismi basco e catalano, che aspettano una risposta politica da molto tempo e meno male che c'è re Felipe, con la sua presenza, a far sentire loro che la Spagna c'è e li rispetta e li vuole con sé). Ma dai leaders regionali sconfitti e dai media affini le pressioni non sono cessate e il Presidente del Governo ha annunciato per oggi nuovi cambiamenti. Anche nel Governo. Vedremo.