mercoledì 29 dicembre 2010

A Montevideo, nel MUVA, il Museo che esiste solo nel web

Le vacanze di fine anno prevedono tradizionalmente la riscoperta dei Musei della propria città. Ma c'è un Museo che si può visitare da casa propria, anche se ubicato a migliaia di km di distanza, e che può dunque essere scoperto in questi giorni. E' il Museo Virtuale d'Arte (MUVA), visitato ogni giorno da 4mila persone, senza code alle casse né affollamento nelle sale. Fisicamente non esiste, può essere visitato solo nel web, all'indirizzo muva.elpais.com.uy, ma, volendo, è dotato anche di un indirizzo fisico, dato che i suoi creatori lo hanno immaginato sulla Rambla di Montevideo, e di una vera e propria struttura architettonica, che può essere apprezzata sia dall'esterno che dall'interno, grazie alla realtà virtuale. Il Museo è un omaggio del quotidiano El Pais di Montevideo agli artisti uruguayani contemporanei: quasi tutti i quadri esposti appartengono a collezioni private o agli studi degli stessi artisti, pertanto sarebbe impossibili osservarli tutti insieme in un'altra realtà che non sia quella virtuale. "A un Paese come il nostro mancava un museo all'altezza della produzione artistica uruguayana, totalmente sproporzionata con la sua dimensione demografica" scrive nella pagina web del Museo il suo direttore, Guillermo Scheck.
L'attuale MUVA è il successore del Museo nato nel 1997, chiamato MUVA I e ubicato dai suoi creatori nella plaza Cagancha della capitale uruguayana. Era un edificio di sei piani che se fosse stato costruito davvero sarebbe costato 50 milioni di dollari; il MUVA I permetteva di visitare le collezioni nella realtà virtuale permessa dai mezzi tecnici dell'epoca (stiamo parlando di poco più di dieci anni fa ed è un'altra era geologica nelle tecnologie virtuali), con tutti i vantaggi immaginabili: nessuna assicurazione contro i furti, nessun investimento nella conservazione, nessuna operazione di pulizia, apertura 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. In pochi anni di vita il Museo virtuale uruguayano ha ottenuto 60 premi internazionali. Da poco più di tre anni è il turno del MUVA II.
Il disegno architettonico del Museo è dell'architetto Ricardo Suppano, che ha pensato a una struttura ovoidale, di vetro e cemento, amplia e luminosissima e di basso impatto ambientale; la realizzazione virtuale di questo progetto architettonico, che sarebbe perfettamente realizzabile anche nella realtà fisica, è di Rafael Gallareto. A dare maggiore realismo alla struttura, quando la si guarda dall'esterno, ci sono il suono dell'Oceano Atlantico e il verso dei gabbiani. All'interno, invece, si è accompagnati da una musica composta appositamente dal musicista Pablo Farragó.
Una volta entrati nell'ampio ingresso, con tanto di Punto Informativo al centro, si può iniziare il percorso museale. Varie sale sono monotematiche, sono cioè dedicate a un solo artista: Lacy Duarte, Francisco Matto o Ignacio Iturria; la Fundación Itaú, uno dei patrocinatori del Museo, occupa due sale con una personale di uno dei grandi maestri dell'arte uruguayana, José Cuneo. I quadri possono essere osservati con uno zoom e ognuno è accompagnato da una scheda tecnica che comprende le informazioni sull'opera e sul suo autore; la professoressa Alicia Haber, direttrice del Museo, ha scritto i testi critici sulle opere e sugli autori e questi ultimi spiegano il senso del loro lavoro. Siccome siamo nella realtà virtuale, è anche possibile scegliere il colore dello sfondo da cui si vuole ammirare il quadro e se ascoltare o meno la musica e si può realizzare una propria collezione, trasferendo in un'apposita sezione i quadri preferiti.
Passare da una stanza all'altra è facile: basta muovere il mouse per compiere un giro a 360° e per cliccare sulle frecce che indicano il cammino e le numerose possibilità di movimento: si può dunque tornare indietro, spostarsi dal percorso principale, salire o scendere le scale, o prendere l'ascensore, per cambiare di piano. Tutto il Museo è orgogliosamente e solamente uruguayano: è stata una delle premesse su cui il MUVA I e II sono stati creati. Sono uruguayani non solo gli artisti presentati, ma anche i disegnatori, i curatori e persino i patrocinatori della pagina web: "Ci hanno chiesto varie volte quale impresa straniera aveva disegnato questo sito e la troviamo una domanda grave: noi uruguayani possiamo molto di più di quello che crediamo" ha detto Guillermo Pérez Rossel, curatore del progetto digitale.