mercoledì 29 dicembre 2010

Una commedia sull'ETA: e se gli etarras si trovassero a capo di un condominio?

La notizia è di qualche tempo fa e chissà se parlarne anzi tempo porta bene, in un mondo superstizioso come quello dello spettacolo. Borja Cobeaga, regista basco che ha conquistato una certa notorietà con Pagafantas, ha annunciato in un'intervista al quotidiano basco Deia che il suo terzo film, di cui non c'è ancora la sceneggiatura, avrà come protagonista un gruppo di terroristi dell'ETA. Adesso, non vi immaginate un pesante, serioso e profondo film di analisi sul fenomeno del terrorismo, con tutte le condanne necessarie a priori, in questi tempi che non analizzano mai le cause (e no, questa non è una giustificazione del terrorismo, ma se analizzassimo le cose con i criteri imposti dal pensiero unico, Giuseppe Garibaldi sarebbe un terrorista). Il film di Cobeaga sembra virare più dalle parti della sit-com più politicamente scorretta, e pertanto godibile e irriverente, che si sia mai vista in Spagna: Aquí no hay quien viva. "Racconta la storia di alcuni terroristi che affittano un alloggio franco e si trovano ad essere presidenti della comunità dei residenti. Lo sceneggiatore Diego San José ed io abbiamo lavorato in Vaya semanita e sentiamo il bisogno di fare commedia su cose a noi vicine" ha detto il regista a Deia "Sarebbe un film francotiratore, ci piacerebbe farla come vogliamo. E' una scommessa molto personale".
Immaginarsi un gruppo di etarras coinvolto in situazioni stile Aquí no hay quien viva, con una comunità di abitanti insoliti, invadenti, irriverenti e pasticcioni, fa già divertire nell'immaginazione. "Il peso ideologico che si dà a tutto in Euskadi è tremendo: dire buenos días o egun on, o comprare un determinato giornale... Noi vogliamo fare umorismo su questo. E' qualcosa che sentiamo dentro. Abbiamo chiari tutti traumi e i carichi che porta con sé il tema politico. Fare commedia di questo è mlto liberatore. Sono di una generazione che non ha vissuto il franchismo e siamo lontani da questi giochi politici che non hanno niente a che vedere con noi".
Le intenzioni del regista sono chiare e viene da augurarsi sin da adesso che possa trovare i finanziamenti necessari per realizzare il suo film, per godersi poi questa commedia che mette un gruppo di etarras in una situazione scomoda e difficilmente mai collegata al loro status. Però, la Spagna è pronta a un film che fa di alcuni terroristi i protagonisti di una commedia? La risposta è no. Non lo è da quando Zapatero è arrivato al Governo e il Partido Popular ha iniziato a fare un uso politico del terrorismo. Sin dalla nascita della democracia, l'ETA è sempre stato un argomento su cui governo e opposizione non si sono mai scontrati: un tacito patto voleva che l'opposizione, debitamente informata dal Governo, appoggiasse le sue risoluzioni per la fine del terrorismo, senza offrire alla causa etarra il fianco della divisione. Tutti i negoziati avviati dalla Moncloa con la banda basca, e non c'è un solo Governo che non abbia dialogato con l'ETA, hanno sempre avuto l'appoggio implicito dell'opposizione. Durante il secondo Governo di José Maria Aznar, José Luis Rodriguez Zapatero ha addirittura firmato un patto contro il terrorismo con il Governo. Gli attentati dell'11 settembre 2001 a New York e dell'11 marzo 2004 a Madrid hanno permesso la manipolazione del concetto di terrorismo, inserendo nel termine tutti i propri nemici (sono terroristi anche gli irredentisti che lottano per l'indipendenza del proprio Paese e chiunque si ribelli all'ordine costituito, siamo, insomma, in piena Santa Alleanza). Quando Zapatero, al Governo, ha iniziato a dialogare con l'ETA, così come avevano fatto tutti i suoi predecessori, compreso José Maria Aznar, si è trovato ad essere oggetto di una campagna di discredito politico e personale in cui ci mancava poco fosse considerato complice e responsabile dell'ETA. Il PP ha imposto l'idea che chiunque dialoghi con i terroristi sia loro complice e che il negoziato è possibile solo con la consegna delle armi e l'assunzione delle responsabilità da parte dei terroristi e l'accettazione delle condanne. Vaya, se questo è un dialogo, chissà che cosa è una resa incondizionata per gli uomini del PP. Fatto sta che in Spagna c'è oggi un clima che impedisce di parlare dell'ETA se non lo si fa con i toni torvi e severi di Mariano Rajoy, se non si parla delle vittime e della libertà. Tutti concetti assolutamente condivisibili (meno i toni torvi di Rajoy), ma è difficile parlare di dialogo se sono le vittime quelle che mettono i paletti: è ovvio che chi ha visto morire i propri familiari voglia veder "marcire in carcere fino all'ultimo dei loro giorni" i responsabili. Difficile che un dialogo possa promettere tanto: non lo ha fatto in Irlanda, con l'IRA, è difficile che lo faccia nei Paesi Baschi, dove l'ETA sta lanciando i primi timidi segnali per abbandonare la violenza, spinta non dalla severità di Madrid, ma dalla frattura con la sinistra abertzale e la sua base.
Negli anni 90 c'è stato un film che provava a raccontare un etarra in un contesto diverso da quello ideologico. Si intitola Dias contados (si trova anche su Internet), è diretto da Imanol Uribe e ha tra i protagonisti i giovanissimi Carmelo Gómez e Javier Bardem, diventati, grazie anche a questo film, due degli attori più osservati delle loro generazioni. Gómez è un etarra mandato a Madrid per preparare un attentato; accanto all'appartamento franco in cui è stato sistemato, vivono due ragazze drogate, e per questo prostitute, che lo introducono nel loro piccolo e disperato mondo madrileno; il terrorista si innamora di una di loro fino all'inaspettata sorpresa finale, che in qualche modo lo redime (si può parlare di terroristi senza prevedere sempre la loro redenzione finale o la loro morte?). A suo tempo Dias contados fu oggetto di feroci polemiche, proprio perché parlava del lato sentimentale di un terrorista, lasciando a un lato la sua attività criminosa. Vedere oggi Dias contados, pensando alle polemiche di allora, risulta un po' deludente: "Tutto qui?!" è il primo pensiero. E' il caso di fare polemica perché un etarra si innamora di una giovane donna drogata ed è poi capace di un gesto tutto sommato eroico?
Ma la cosa peggiore non è pensare che ci fu a suo tempo un'esagerata attenzione sul film (se capite lo spagnolo e volete vederlo, cercatelo su Internet, è un bel film, a prescindere dalle polemiche che ha suscitato), è quello che è stato scritto in un commento in una delle tante pagine web dedicate alle recensioni cinematografiche: "Oggi Dias contados in Spagna non lo avrebbero fatto fare". E' molto probabile sia davvero così. Per questo suerte al prossimo film di Cobeaga.