sabato 15 settembre 2012

La marea di Madrid a Rajoy: referendum per i tagli sociali e per il rescate

El otoño caliente, l'autunno caldo, spagnolo, è iniziato con una settimana d'anticipo su quello astronomico. Centinaia di migliaia di persone stanno manifestando a Madrid chiamate dalla Cumbre Social, una piattaforma che riunisce oltre 150 organizzazioni sociali, tra cui i principali sindacati, i movimenti degli indignados, le associazioni dei consumatori, per protestare contro i tagli sociali ed esigere un referendum popolare per approvarli e per approvare il rescate, il salvataggio, che prima o poi Mariano Rajoy sarà costretto a chiedere all'Europa (si parla della fine di ottobre, dopo le elezioni regionali basche e galiziane).
La Spagna non prevede il referendum né consultivo né abrogativo (una delle ragioni per cui l'Italia è invidiata ultimamente è proprio l'esistenza del referendum nella nostra Costituzione, sebbene solo abrogativo). Ma in questi agitati giorni in cui si sta negoziando una strada per permettere ai catalani di decidere sul proprio futuro, tutti i limiti della Costituzione del 1978 stanno venendo al pettine.
Gli spagnoli sono stanchi dei tagli sociali applicati dal Governo di Mariano Rajoy, che hanno impoverito migliaia di persone, spogliate dei propri diritti e dello Stato Sociale e che sembrano non finire mai, dato che il Ministro dell'Economia Luis de Guindos ha promesso una nuova tornata di riforme a Bruxelles. E sappiamo che "riforme", nel linguaggio liberista, significa restrizione dei diritti e impoverimento della classe media (che non guadagna dai 150mila euro, secondo la curiosa idea di classe media che ha Mitt Romney, non ci si può fidare dei conservatori in nessun Paese).
Il 15-S, la manifestazione di oggi, è stata preparata con cura e ha coinvolto per settimane tutte le professioni. Perché non c'è lavoratore che si sia salvato dalla mannaia di Mariano Rajoy e del PP. Sulle reti sociali, in questi giorni, era un ribollire di inviti, di ragioni, di proteste. "Dove sarai il 15-S?" chiedevano gli indignados dalle loro piattaforme. "Tutte le ragioni del 15-S" indicavano i giornali di sinistra.
Ed eccolo, il 15-S, con la sua marea umana, che, ancora una volta, si è presa Madrid. Stamattina, da diversi punti della capitale, sono partiti sei cortei, sei maree distinte da sei colori diversi, a indicare le diverse ragioni della protesta: il verde difendeva le ragioni dell'istruzione, l'arancione dei disabili e dei servizi sociali, il bianco della sanità, il viola dell'uguaglianza e il nero dei servizi pubblici. L'appuntamento, per tutti i cortei, è stato alla plaza de Colon; quando i manifestanti sono arrivati la plaza, una delle più emblematiche della capitale, era già affollata dai madrileni che li aspettavano, in un clima festoso, ma decisamente protestatario.
In ogni corteo erano rappresentati i lavoratori e i danneggiati dei vari settori: professori e alunni per la marea verde, infermieri, dipendenti pubblici e disabili per l'arancione, medici, infermieri e malati per il bianco, immigrati, donne, anziani e lavoratori per l'uguaglianza, funzionari, impiegati, amministratori per i servizi pubblici. E con tutti, una marea di cittadini, con i loro cartelli e i loro slogan. 
E' stata, come si può capire, la protesta di un'intera società contro il Governo. Di medici preoccupati per i tagli delle risorse, per la precarizzazione del personale e per l'assistenza ai pazienti legata al possesso delle tessere sanitarie. Di donne e uomini indignati per le restrizioni che impediscono la conciliazione familiare, con la riduzione dei posti negli asili, con la cancellazione delle mense scolastiche e con l'eliminazione della Ley de Dependencia, che obbligherà le donne a farsi carico dei familiari non autosufficienti. Di donne e uomini indignati per la minacciata riduzione dei diritti sessuali e riproduttivi, con la restrizione del diritto all'aborto, che torna a colpevolizzare le donne e dividerà di nuovo le ricche, che potranno andare ad abortire all'estero, e le povere, che dovranno ricorrere all'aborto clandestino. Di professori e genitori decisi a difendere la scuola pubblica e, pertanto, a rifiutare la riduzione dei professori e l'aumento degli alunni per classe.
Quanti sono? non ci sono ancora numeri ufficiali, ma, siano quanti siano, sono la Spagna migliore, quella che non ci sta, quella che guarda più all'Islanda che alla Grecia, quella che crede che un futuro del Paese sia possibile senza distruggere la classe media e senza impoverire milioni di persone. "Il vostro livello di vita è il nostro livello di morte" recita uno dei cartelloni fotografati durante la manifestazione da eldiario.es. E' tutta la distanza che c'è tra le classi privilegiate e la grande maggioranza degli spagnoli.
Le foto  da elmundo.es e da elpais.com.