sabato 14 dicembre 2013

Lo chef Gastón Acurio e le tentazioni della politica: si candiderà alla Presidenza del Perù?

"Se me lo chiedi adesso, ti direi che non è possibile. Oggi ti dico che non è possibile. Domani non lo so". E' bastata questa sola frase di Gastón Acurio, in un'intervista concessa al quotidiano El Comercio, per mettere in subbuglio il mondo politico peruviano. Il celebre chef, uno dei più importanti del mondo, il più famoso di Latinoamérica, il principale artefice dell'attuale successo internazionale della cucina peruviana, aspira a correre per la Presidenza della Repubblica, alle elezioni del 2016? 
Acurio, classe 1967, appartiene a una famiglia di attivisti politici, suo padre, l'ex senatore Gastón Acurio Velarde, è stato Ministro delle Infrastrutture e Opere Pubbliche del governo di Fernando Belaunde Terry. Sul suo profilo di Facebook e nelle sue interviste, il famoso chef interviene volentieri a dire la sua sulla situazione politica del Perù. Anche le sue scelte professionali sono, in fondo, una dichiarazione politica: la difesa dei prodotti autoctoni contro quelli geneticamente modificati delle grandi multinazionali, per valorizzare le mille culture del Perù, la difesa delle eccellenze della gastronomia locale come risorsa culturale, turistica ed economica, l'impegno per utilizzare solo prodotti di una catena alimentare sicura, fatta di saperi solidi e antichi, che diano lavoro di qualità ai contadini, allevatori e pescatori, peruviani, l'esaltazione della qualità come risorsa, per creare posti di lavoro e vincere la povertà. 
A Lima possiede vari ristoranti, con filiali in America e in Europa, ha una rubrica televisiva in cui visita i ristoranti dei colleghi ed esalta i loro sapori, ha una scuola di cucina, con cui aiuta i giovani peruviani di talento, senza risorse economiche, ad avere un futuro migliore. Potrebbe vivere a New York, a Londra, a Madrid o a Parigi, coccolato e vezzeggiato dai media, come un Ferràn Adrià delle Ande, non molla Lima e il desiderio di fare del Perù un Paese migliore, più ricco e più egualitario, anche attraverso tutte le professioni e i saperi della catena alimentare.
Uno chef Presidente della Repubblica? I sonni dei politici di mestiere, che sognano di prendere il posto di Ollanta Humala, sono agitati. Come può un uomo senza passato politico, senza cultura politica, senza alcuna esperienza, diventare il Capo dello Stato? Gli osservatori delle cose limeñas sono perplessi e sostengono che Acurio non ha ancora deciso se scendere o meno nell'arena politica. "Sta tastando il terreno, non ha ancora deciso" dice l'analista politico Antonio Zapata al quotidiano La República.
Per le elezioni è ancora presto, mancano due anni, i nomi dei possibili candidati sono gli stessi di una decina d'anni fa: gli ex presidenti Alejandro Toledo e Alan García, la figlia dell'ex dittatore Alberto Fujimori, Keiko. Non c'è rinnovamento, i cittadini sono insoddisfatti della classe politica, ovvio che un nome nuovo come quello di Gastón Acurio, uno dei peruviani più riconosciuti e più rispettati all'estero, desti curiosità e interesse. E' l'outsider perfetto: giovane, brillante, benestante, capace di dire no alla sua famiglia tradizionale, per inseguire il sogno di diventare cuoco e realizzarlo con il successo internazionale che ha raggiunto. Potrà essere più di questo?
Nella stessa intervista a El Comercio, Acurio traccia la sua idea di Paese: "Dicono che il fine di ogni società sia la felicità. Ma no. In realtà è la libertà, colei che ti fa raggiungere la felicità. Qual è il ruolo dello Stato e di chi è stato scelto per lavorare per lo Stato? Fare il necessario per raggiungere questa libertà". 
Davanti a tanta attenzione e a tanto revuelo, subbuglio, Acurio ha diffuso un comunicato in cui ha ribadito il suo no alla candidatura elettorale, senza però rinunciare a dire la sua sul Perù del prossimo futuro: "Il Paese avrà bisogno di un presidente che sappia unire tutte le forze politiche, economiche e sociali, per affrontare le sfide urgenti richieste. Solo così si potrà arrivare al 2021 con il Perù che tutti sogniamo. (...) Lo dico tre volte nell'intervista. Questo leader non sono io". Chiarissimo, come chiarissimo che non smetterà di seguire il dibattito politico: "Sono un cittadino che ama il proprio Paese, che sogna di vederlo ai più alti livelli e che lavora per questo. (...) Come tutti, ho un'opinione, una lettura e una visione del mio Paese. Ma solo questo". E poi conclude: "Il Perù avanza ogni giorno grazie al lavoro di milioni di peruviani che si alzano per rendere realtà i loro sogni, con i loro sforzi, la creatività e l'impegno. E continuerà a essere così. Grazie a loro, non c'è marcia indietro. Sempre avanti". Il che può essere uno slogan per una campagna elettorale.