lunedì 27 gennaio 2014

La sentenza de L'Aja: il confine marittimo tra Perù e Cile inizia sul parallelo e poi diventa equidistante

Sembra accontentare un po' tutti, il verdetto della Corte di Giustizia de L'Aja sul contenzioso tra Cile e Perù circa il loro confine nelle acque territoriali. Da una parte il Perù, che chiedeva che il confine fosse equidistante dalle due coste e che per questo si è rivolto a L'Aja; dall'altra il Cile, che si appellava al precedente accordo del 1947, secondo il quale il parallelo stabiliva il confine (ma per Lima solo per lo sfruttamento della pesca). Da una parte il Perù, che chiedeva che, nel caso non venisse riconosciuta una linea equidistante, gli fosse concesso il diritto sovrano per lo sfruttamento della pesca nel triangolo esteriore conteso, circa 35mila kmq, adesso usato esclusivamente dal Cile; dall'altra il Cile, che ricordava che per sessant'anni l'accordo è stato rispettato e dunque, il rispetto degli accordi riconosce i diritti.
A sei anni dalla presentazione della domanda da parte del Perù, la Corte di Giustizia de L'Aja ha deciso, con sentenza inappellabile, che venga mantenuto l'attuale confine dalla terraferma fino a 80 miglia, quindi di lì il confine si dirige verso sud-est, seguendo l'equidistanza dalle due coste. In questo modo si riconoscono i desideri sia del Cile, che per 80 miglia vede riconosciuto l'antico accordo, sia del Perù, che dalle 80 miglia i poi, fino al confine delle acque territoriali, vede riconosciuta la linea di equidistanza dalle coste come frontiera.
Il Tribunale ha preso questa decisione perché "Perù e Cile hanno posizioni fondamentalmente diverse. Il Perù sostiene che non c'è un accordo e chiede di intervenire. Il Cile sostiene che il trattato del 1952 stabilisce una frontiera dal punto in cui inizia la frontiera terrestre e chiede che si mantenga questa linea, considerando anche le 200 miglia nel mare, sulle quali ha esercitato i diritti marittimi".
Per formulare la sentenza, i giudici de L'Aja hanno analizzato a fondo i trattati firmati dai due Paesi nel XX secolo, sostenendo che si potrebbero prendere in considerazione "solo se i testi sono prova nell'interpretazione delle parti". Quindi, dopo averli attentamente analizzati, studiando l'interpretazione che i due Paesi hanno dato dei Trattati del 1947 e l'Accordo del 1952 e portato durante il processo, ha emesso la sua sentenza. Confine attuale fino a 80 miglia e quindi confine equidistante fio al limite delle acque territoriali.
Il Perù esulta perché amplia le sue acque territoriali e vede riconosciuta l'equidistanza, con l'ammissione che gli accordi tra i due Paesi non erano sufficienti a stabilire la frontiera, perché non tutti e due i Paesi li interpretavano in questo senso. Il Cile esulta meno: la prima reazione del presidente uscente Piñera è che "il Cile no è affatto d'accordo con la sentenza", anche se è soddisfatto perché "conserva la quasi totalità dei suoi diritti di pesca".
Da larepublica.pe, i nuovi confini marittimi tra i due Paesi.