Sembra accontentare un po' tutti, il verdetto della Corte di Giustizia
de L'Aja sul contenzioso tra Cile e Perù circa il loro confine nelle acque
territoriali. Da una parte il Perù, che chiedeva che il confine fosse
equidistante dalle due coste e che per questo si è rivolto a L'Aja; dall'altra
il Cile, che si appellava al precedente accordo del 1947, secondo il quale il
parallelo stabiliva il confine (ma per Lima solo per lo sfruttamento della pesca). Da una parte il Perù, che chiedeva che, nel caso non
venisse riconosciuta una linea equidistante, gli fosse concesso il diritto sovrano per lo sfruttamento della pesca nel triangolo esteriore conteso, circa 35mila kmq, adesso usato esclusivamente dal Cile; dall'altra il Cile, che ricordava che per sessant'anni
l'accordo è stato rispettato e dunque, il rispetto degli accordi riconosce i
diritti.
A sei anni dalla presentazione della domanda da parte del Perù, la Corte di Giustizia de L'Aja ha deciso, con sentenza inappellabile, che venga
mantenuto l'attuale confine dalla terraferma fino a 80 miglia, quindi di lì il
confine si dirige verso sud-est, seguendo l'equidistanza dalle due coste. In
questo modo si riconoscono i desideri sia del Cile, che per 80 miglia vede
riconosciuto l'antico accordo, sia del Perù, che dalle 80 miglia i poi, fino al confine delle acque territoriali, vede riconosciuta la linea di
equidistanza dalle coste come frontiera.
Il Tribunale ha preso questa decisione perché "Perù e Cile hanno posizioni
fondamentalmente diverse. Il Perù sostiene che non c'è un accordo e chiede di
intervenire. Il Cile sostiene che il trattato del 1952 stabilisce una frontiera
dal punto in cui inizia la frontiera terrestre e chiede che si mantenga questa
linea, considerando anche le 200 miglia nel mare, sulle quali ha esercitato i
diritti marittimi".
Per formulare la sentenza, i giudici de L'Aja hanno analizzato a fondo i
trattati firmati dai due Paesi nel XX secolo, sostenendo che si potrebbero
prendere in considerazione "solo se i testi sono prova
nell'interpretazione delle parti". Quindi, dopo averli attentamente analizzati,
studiando l'interpretazione che i due Paesi hanno dato dei Trattati del 1947 e
l'Accordo del 1952 e portato durante il processo, ha emesso la sua sentenza. Confine attuale fino a 80 miglia
e quindi confine equidistante fio al limite delle acque territoriali.
Il Perù esulta perché amplia le sue acque territoriali e vede riconosciuta l'equidistanza, con l'ammissione che gli accordi tra i due Paesi non erano sufficienti a stabilire la
frontiera, perché non tutti e due i Paesi li interpretavano in questo senso. Il Cile esulta meno: la prima reazione del presidente uscente Piñera è che
"il Cile no è affatto d'accordo con la sentenza", anche se è
soddisfatto perché "conserva la quasi totalità dei suoi diritti di pesca".
Da larepublica.pe, i nuovi confini marittimi tra i due Paesi.
Da larepublica.pe, i nuovi confini marittimi tra i due Paesi.