Nella
presentazione ai media di La
gran desmemoria. Lo que Suárez olvidó y el Rey prefiere no
recordar,
Pilar Urbano ha chiarito il suo pensiero: "Il colpo di Stato del 23
febbraio 1981 c'è stato senza che Re Juan Carlos ne fosse a conoscenza".
Il sovrano sì era a conoscenza della Operación Armada, un'operazione
che doveva sostituire il Presidente del Governo Adolfo Suárez, ormai
inviso all'establishment, con il generale Armada, in modo da
soddisfare militari e industriali ed evitare il paventato golpe
militare. E il sostegno del Re all'operazione è arrivato proprio per
quest'ultima ragione: evitare il golpe. Ma Juan Carlos non era a conoscenza di quanto è avvenuto tra le dimissioni di Suórez e il tentativo di golpe del 23 febbraio: è stata un'iniziativa di Armada, vistosi estromesso dalla presidenza del Governo da Leopoldo Calvo Sotelo.
Questa la versione di
Pilar Urbano, dopo il clamore suscitato dalla sua intervista a El Mundo, in cui presenta il suo nuovo libro. Si è trattato di un vero
e proprio terremoto politico, che ha suscitato la reazione sdegnata di
numerosi testimoni citati nel libro. Alcuni di loro
hanno firmato un durissimo comunicato, in cui smentiscono le
ricostruzioni della giornalista. E dopo questo comunicato, è scesa in campo la Casa
Reale, che ha definito la ricostruzione dei dialoghi 'difficili da
credere'.
Nel comunicato dei
testimoni citati da Pilar Urbano nel suo libro, si legge che La gran
desmemoria è "il tipico racconto romanzato-libello, che sembra
avere come obiettivo la destabilizzazione delle istituzioni e
l'attacco frontale alle figure del Re e del presidente Suárez,
attraverso un'accusa infame e tergiversando la verità". E
si assicura che "quanto messo loro in bocca è, secondo i casi,
totalmente o parzialmente falso o in molti casi tortuosamente
manipolato". La verità, sostengono, è che "al contrario di
questo pretende 'rivelare' questa pubblicaizone, i rapporti tra il Re
e il Presidente Suárez, due persone che hanno guidato insieme il
cambio pacifico da una dittatura a una democrazia, affrontando ogni
tipo di difficoltà, sono sempre state guidate, da entrambe le
parti, dalla lealtà, dal rispetto reciproco in questioni
isitituzionali e da un'amicizia sincera e profonda nella sfera più
personale, tutto il contrario di quello che alcune conversaizoni
immaginate e romanzate intendono suggerire". I firmatari condannano
le ricostruzioni del libro, rinnovano la lealtà al re e affermano
senza ombra di dubbio che: "a) il re non è mai stato anima di
quella che il libro chiama Operación Armada né di alcuna attività
al margine delle sue funzioni costituzionali; b) il Re non è mai
stato dietro al golpe del 23F e non è mai stato l'elefante bianco
(così i golpisti chiamavano il loro riferimento) né niente di
simile. Tale supposizione è un'offesa gravissima; c) E' il Re e solo
il Re chi mette fine al tentativo golpista e restituisce alla Spagna
la sua normalità costituzionale".
I firmatari del comunicato concludono affermando che non faranno ulteriori dichiarazioni sull'argomento e che qualunque "ministro, collaboratore, testimone o amico di sua Maestà il Re o del presidente Suárez, che voglia sommarsi al comunicato, può farlo comunicandolo direttamente ai media". Tra i firmatari, i generali Fernando López de Castro e Andrés Cassinello, gli ex ministri Rafael Arias Salgado, Jaime Lamo de Espinosa, Rodolfo Martín Villa, Marcelino Oreja, José Pedro Pérez Llorca e Salvador Sánchez Terán, collaboratori di Suárez e di Juan Carlos, e lo stesso figlio di Adolfo Suarez, Adolfo Suarez Illana, che ha anche chiesto il ritiro del libro perché, sembra, Pilar Urbano ha utilizzato l'ultima foto di suo padre con il re, scattata da lui nel giardino di casa, senza permesso ("vorrà qualche moneta" ha commentato sprezzante Pilar Urbano).
Poco dopo questo comunicato, che potete leggere integralmente su abc.es, è stata la Zarzuela a far sentire la propria voce, attraverso un portavoce. Dopo aver ringraziato i firmatari del comunicato, "per la difesa del ruolo istituzionale del Re, nel suo rapporto con il presidente Suárez, basato sul rispetto mutuo e la lealtà reciproca, così come su una sincera amicizia a livello personale", il portavoce ha sottolineato "il carattere impeccabile con cui Sua Maestà il Re ha rispettato sempre i suoi obblighi istituzionali" e ha perciò smentito "qualunque sua partecipazione nell'Operazione Armada". I dialoghi ricostruiti da Pilar Urbano sono stati definiti "pura finzione, impossibile da credere".
I firmatari del comunicato concludono affermando che non faranno ulteriori dichiarazioni sull'argomento e che qualunque "ministro, collaboratore, testimone o amico di sua Maestà il Re o del presidente Suárez, che voglia sommarsi al comunicato, può farlo comunicandolo direttamente ai media". Tra i firmatari, i generali Fernando López de Castro e Andrés Cassinello, gli ex ministri Rafael Arias Salgado, Jaime Lamo de Espinosa, Rodolfo Martín Villa, Marcelino Oreja, José Pedro Pérez Llorca e Salvador Sánchez Terán, collaboratori di Suárez e di Juan Carlos, e lo stesso figlio di Adolfo Suarez, Adolfo Suarez Illana, che ha anche chiesto il ritiro del libro perché, sembra, Pilar Urbano ha utilizzato l'ultima foto di suo padre con il re, scattata da lui nel giardino di casa, senza permesso ("vorrà qualche moneta" ha commentato sprezzante Pilar Urbano).
Poco dopo questo comunicato, che potete leggere integralmente su abc.es, è stata la Zarzuela a far sentire la propria voce, attraverso un portavoce. Dopo aver ringraziato i firmatari del comunicato, "per la difesa del ruolo istituzionale del Re, nel suo rapporto con il presidente Suárez, basato sul rispetto mutuo e la lealtà reciproca, così come su una sincera amicizia a livello personale", il portavoce ha sottolineato "il carattere impeccabile con cui Sua Maestà il Re ha rispettato sempre i suoi obblighi istituzionali" e ha perciò smentito "qualunque sua partecipazione nell'Operazione Armada". I dialoghi ricostruiti da Pilar Urbano sono stati definiti "pura finzione, impossibile da credere".
Pilar Urbano
continua a sostenere che il libro non è contro il Re e che non è
colpa sua se c'è "gente che parla senza averlo letto".