mercoledì 28 maggio 2014

Dopo le elezioni europee: il PSOE verso un Congresso gattopardesco?

Ancora sotto choc per le elezioni europee, i media spagnoli non parlano d'Europa, né delle conseguenze del voto sul Parlamento europeo, e continuano a guardare i risultati di casa. Argomenti non mancano: l'ascesa di Podemos, il crollo del bipartitismo, il futuro incerto del PSOE.
Alfredo Pérez Rubalcaba ha annunciato le dimissioni e la convocazione di un Congresso straordinario per il 19-20 luglio 2014. Passato il primo choc, la scelta del Congresso, a discapito delle primarie, non è piaciuta a buona parte dei militanti e dei simpatizzanti del PSOE. Perché? Facciamo un esempio banale, basato sul metodo di elezione degli ultimi segretari. Nel 2000, il PSOE ha scelto il proprio leader con le primarie: José Bono, uno dei baroni del partito, sostenuto da tutto l'apparato, si è presentato contro lo sconosciuto José Luis Rodriguez Zapatero. Sappiamo come è andata. Subito dopo la cocente sconfitta del 2008, con Zapatero dimissionario, i socialisti hanno scelto il nuovo leader, con un Congresso convocato a Siviglia e con la promessa di primarie per una data fumosa, per la scelta del candidato alla Presidenza del Governo: tra la rampante Carme Chacón e l'eterno Alfredo Pérez Rubalcaba, i delegati hanno scelto qest'ultimo, si dice anche spinti dalle telefonate notturne di Felipe González e Alfonso Guerra. Le primarie, aperte ai militanti e ai simpatizzanti, impongono gli uomini nuovi; i Congressi, saldamente controllati dal partito e dalle correnti, esprimono leaders rassicuranti per un apparato autoreferenziale.
Insomma, la paura è che il Congresso impedisca quel rinnovamento del PSOE, che l'elettorato non sa più come chiedere, se non bastano i disastri elettorali (il glorioso partito di Felipe González, che superava il 40% dei voti, adesso ridotto al 23%). Fatto il beau geste delle dimissioni, Rubalcaba non ha capito la sconfitta alle urne ed è tornato ai vecchi metodi, cari al XX secolo, indignando buona parte dei militanti e, soprattutto dei simpatizzanti, di chi vuole una sinistra al passo con i tempi, moderna, aperta e non autoreferenziale. Eduardo Medina, uno dei giovani leaders del PSOE, considerato uno dei favoriti alla Segreteria Generale in caso di primarie, ha parlato chiaramente di 'usurpazione del voto dei cittadini in questo processo'. Adesso, chiariamoci: il Congresso è un metodo democratico e legittimo per scegliere il leader e, conseguentemente, i dirigenti che lo accompagneranno durante il mandato: i delegati arrivano al Congresso perché votati dalle varie sezioni, con un sistema democratico. Ma è evidente che non è un metodo adatto a questi tempi, in cui buona parte degli elettori non è iscritta al partito e vuole essere chiamata direttamente in causa.
I dirigenti del PSOE assicurano che le primarie per scegliere lo sfidante di Mariano Rajoy nella corsa per la Presidenza del Governo si faranno a novembre, ma, evidentemente, nessuno ci crede: perché un Segretario Generale, eletto da un Congresso a luglio, dovrebbe convocare le primarie per la Presidenza del Governo? E se fosse sconfitto? Potrebbe il PSOE sopportae la convivenza tra un Segretario e un candidato Premier, che, ovviamemente, tenderebbero a cannibalizzarsi? Secondo gli osservatori il Congresso serve per preparare l'arrivo a Madrid di Susana Díaz, la Presidente della Junta de Andalucia, considerata a oggi l'unica leader socialista in grado di sfidare davvero il PP, dato che appartiene a una nuova generazione e non è compromessa con il fallimento del 2008. Ma lei da Siviglia continua a negare e a farsi corteggiare.
Ignacio Escolar, direttore del quotidiano digitale progressista eldiario.es, è durissimo, contro la dirigenza socialista. "I Congressi, come metodo di gestione della vita politica interna dei partiti, avevano senso nel secolo della diligenza, del telefono e della clandestinità. Oggi servono solo per dare più potere al vertice dell'organizzazione davanti alla base, che viene disprezzata e ignorata. E' un modo di elezione del leader opaco, dispotico e anacronistico, che sopravvive solo nelle organizzazioni elitiste, in cui la libertà è percepita come un problema e non come una virtù. Nel Congresso è prioritaria la lealtà da cani, l'obbedienza cieca e gli intrighi di chi, con il voto, si gioca anche il suo immediato futuro lavorativo. E' una garanzia gattopardesca: che tutto cambi perché tutto continui uguale" scrive con una certa indignazione. E poi conclude: "Chi non si fida delle primarie, non si fida della gente, delle proprie possibilità di arrivare al potere se il metodo di selezione, passa, invece che per l'intrigo di palazzo, per convincere gli altri delle proprie capacità. Come pretendono di recuperare il sostegno dei cittadini se loro stessi danno le spalle? Come possono rappresentare una società che non hanno neanche il coraggio di ascoltare?"