sabato 21 luglio 2012

Le due mamme lesbiche esigono la decisione della Corte Costituzionale colombiana sull'adozione

La Corte Costituzionale colombiana ha rimandato ancora una volta la decisione sul diritto di adozione delle coppie dello stesso sesso. Da quasi tre anni due donne di Medellín sono in lotta con l'Instituto Colombiano de Bienestar Familiar per veder riconosciuto il diritto di una delle due di adottare la figlia dell'altra, nata con una  fecondazione artificiale in Germania, per loro decisione comune, dopo cinque anni d'amore; in prima istanza, a ottobre del 2009, un Tribunale aveva emesso una sentenza favorevole alla coppia, il Tribunal Superior di Antioquia, la regione di Medellín, aveva confermato al sentenza e l'Instituto Colombiano de Bienestar Familiar aveva presentato ricorso. Da allora si aspetta la sentenza della Corte Costituzionale, che sembra divisa sulla sentenza da emettere.
A favore delle due donne c'è una sentenza, emessa un paio di mesi fa, con cui la Corte Costituzionale ha permesso al giornalista omosessuale Chandler Burr di adottare due bambini, sostenendo che il suo orientamento sessuale non era motivo per impedire l'adozione.
La coppia di Medellin ha recentemente inviato una lettera alla Corte Costituzionale, per chiedere di accelerare li tempi di decisione sul loro caso. La lettera è stata pubblicata su vari media colombiani, eccola in italiano:

Onorevoli Giudici della Corte Costituzionale della Colombia,
tre anni fa ci siamo rivolti all'Instituto Colombiano del Bienestar Familiar, volendo dare la protezione di due adulti a nostra figlia, che aveva allora 1 anno; protezione che per legge e Costituzione le è dovuta, come a tutti gli altri bambini di questo Paese. L'ICBF, e pare anche voi, non sono d'accordo con il fatto che la bambina abbia gli stessi diritti di protezione, patrimonio, buon nome e famiglia degli altri bambini. La nostra bambina è una cittadina di seconda classe, obbligata a essere protetta da un solo adulto, da una madre condannata a essere legalmente single, anche se ha scelto un partner con cui formare la sua famiglia.
La nostra bambina e le sue mamme (tutte colombiane) e il loro caso per voi sono meno importanti dei casi di stranieri, che si risolvono in pochi mesi, mentre il nostro illanguidisce sulle vostre scrivanie da anni e la sua risoluzione si perde tra politicherie e influenze indebite.
In questo caso, voi avete deciso di ignorare la scienza, la giurisprudenza da voi stessi stabilita sulla famiglia e sui diritti dei cittadini e il fatto che esiste uno Stato laico, in cui nessuno ha la potestà di imporre la propria moralità sugli altri. Avete ricevuto la gerarchia della Chiesa Cattolica, negando a noi una riunione in pari condizioni.
Essere omosessuali non è un reato, non è una malattia e, che vi sembri indecente o meno, è un'opzione valida di vita, protetta dalla Costituzione. Tenendo conto di questo, gli argomenti che la bambina possa o meno scegliere di essere omosessuale non sono applicabili: sono tanto coerenti come preoccuparsi se sceglierà di essere liberale o conservatrice, ingegnere o artista.
Sì, sono valide, invece, le vostre preoccupazioni circa il fatto che, all'essere le sue mamme omosessuali, o se lei sceglierà questo stile di vita, possa avere una vita più difficile a causa dell'omofobia che alcuni di voi stessi mostrano ed esibiscono nelle loro argomentazioni. Ma è vostro dovere, come giudici della Repubblica, garantire l'applicazione delle leggi, ce proteggono questa bambina e gli altri bambini cono famiglie omoparentali e che assicureranno che la sua vita sia così piena e tranquilla come quella a cui hanno diritto tutti i bambini colombiani.