venerdì 20 luglio 2012

Vicenç Navarro su Público: in Spagna ci sono i soldi per pagare la crisi economica

Amo quest'uomo, la sua dialettica, la sua capacità di vedere e offrire alternative, il suo impegno a posizionarsi sempre in favore del più debole e della giustizia sociale. La seduzione, si sa, parte dalla testa, tutto il resto sono tonterias. Vicenç Navarro spiega le bugie del Governo spagnolo, deciso a difendere i ricchi dal dovere di contribuire a risolvere la crisi economica spagnola, e dimostra come, al contrario di quanto affermato ieri dal Ministro delle Finanze Cristóbal Montoro in Parlamento, sì, c'è denaro per continuare a pagare gli stipendi e il funzionamento dello Stato. Soprattutto dimostra come il Nord Europa socialdemocratico abbia saputo rispondere meglio alla crisi della periferia del continente, dominata dai conservatori e incapace di ridistribuire la ricchezza a vantaggio dei soliti noti.
Come i conservatori e la loro ideologia liberista stanno distruggendo vite e Paesi, fregandosene del destino di milioni di persone, pur di difendere i vantaggi di pochi privilegiati. Pensateci, la prossima volta che vi toccherà votare, invece di farvi sedurre dalle promesse di qualche nuovo ricco pronto a promettere di cambiare tutto (perché niente cambi).
Da publico.es

Durante il dibattito che si è tenuto in Parlamento sui tagli che il Governo del presidente Rajoy avrebbe realizzato, il Ministro delle Finanze e dell'Amministrazione Pubblica Cristóbal Montoro, ha detto che questi tagli erano necessari perché "lo Stato non ha più soldi", punto sottolineato dallo stesso Rajoy, quando ha affermato che il livello del debito pubblico in Spagna aveva raggiunto livelli inaccettabili, tali da costringere a prendere misure eccezionali, considerando l'abbassamento del deficit come la priorità assoluta del suo governo. Il presidente ha anche sostenuto che la riduzione del deficit pubblico era la condizione indispensabile per uscire dalla crisi, perché sono con questa riduzione si sarebbe recuperata la fiducia dei mercati finanziari e la Spagna sarebbe potuta tornare a ricevere denaro prestato a interessi più bassi.
E' sorprendente che l'amministrazione Rajoy continui a ripetere questa credenza (credenza basata più sulla fede che sull'evidenza), quando tutti i dati accumulati dimostrano quanto siano sbagliati i presupposti su cui si basa.
Ma, prima di mostrare tali dati, è importante sottolineare, ancora una volta, quello che hanno in comune i Paesi in cui si è intervenuti (Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. Tutti hanno Stati poveri (la loro spesa pubblica, compresa la spesa pubblica sociale per abitante, è delle più basse dell'Eurozona), con scarse entrate per lo Stato (tra le più basse dell'Eurozona), poco ridistributivi (tra i meno ridistributivi dell'Eurozona) e basati su una fiscalità altamente regressiva (delle più regressive dell'Eurozona). La causa per cui questi Paesi hanno tutto questo in comune è che tutti hanno un contesto politico simile. Nella loro recente storia, gli ultimi 50 anni, le forze conservatrici hanno avuto un'enorme influenza sui loro Stati. Sono stati governati per molti decenni da forze ultraconservatrici. Il contrasto con i Paesi scandinavi (che hanno gli Stati più sviluppati, con maggiori politiche ridistributive e politiche fiscali più progressive della UE) si basa sul fatto che in quei Paesi le forze progressiste sono state dominanti nella loro vita politica, al contrario che nei Paesi in cui si è intervenuti.
Si potrebbe argomentare che la Spagna, come anche quei Paesi, ha uno Stato povero perché è un Paese povero. Ma i dati non confermano questa situazione. Il PIL pro capite è del 94% della media dell'Europa a 15, e, invece, la spesa pubblica è solo il 72% della media dell'Europa a 15. In realtà, se la spesa fosse del 94%, la Spagna si spenderebbe 66 miliardi di euro in più nel suo settore pubblico e nel suo sotto finanziato Stato Sociale ((tanto nei suoi trasferimenti quanto nei suoi servizi pubblici). Però non se li spende, non perché non esistono. Sì, che esistono. Il fatto è che lo Stato non li raccoglie. E lì è il punto che non si cita mai. La regressività della politica fiscale, che la Spagna ha in comune con tutti i Paesi intervenuti. Hanno dovuto chiedere in prestito il denaro, perché lo Stato non raccoglie il necessario.
Ma la cosa che è anche peggiore è che negli anni di ricchezza, stimolata dalla bolla immobiliare, lo Stato spagnolo ha abbassato sempre di più le tasse, una riduzione che ha favorito particolarmente i redditi più alti, che ottengono la maggior parte dei loro guadagni dalle proprietà del capitale. Questa riduzione delle tasse ha determinato, secondo quanto sostenuto dal FMI, niente meno che la metà del deficit strutturale dello Stato, un deficit rimasto nascosto durante l'espansione economica a causa dell'elevata crescita delle entrate dello Stato, apparendo, però, con tutta la sua crudezza quando il boom è esploso. E adesso lo Stato deve chiedere il denaro in prestito alle banche, dove i super ricchi hanno depositato le entrate ottenute grazie alla riduzione delle tasse, dovendo pagare interessi per ottenere il denaro che avrebbero potuto avere, se non avessero abbassato le tasse.
E lì c'è il problema più silenziato nei media e nei dibattiti. E' stata una pena che nessuno dei partecipanti al dibattito nelle Cortes spagnole abbia fatto al presidente Rajoy le seguenti domande: perché lo Stato spagnolo ha deciso di congelare le pensioni, per ottenere 1,2 miliardi euro, invece di abolire la riduzione della tassa di successione, con cui avrebbe ottenuto quasi il doppio delle entrate, 2,552 miliardi? o perché invece di tagliare ben 7 miliardi di euro alla Sanità, il Governo non ha eliminato la riduzione dell'Imposta di Società alle imprese che fatturano più di 150 milioni di euro all'anno, cioè meno dello 0,12% delle imprese, con cui si sarebbero ottenuti più di 5,6 miliardi di euro? o perché adesso si vuole stabilire il ticket sanitario invece di aumentare le tasse ai fondi SICAV e ai guadagni speculativi? o perché, in questo momento di recessione, vuole aumentare l'IVA che colpirà le classi popolari, invece di aumentare l'imposta delle Società al 35% per le imprese che guadagnano più di un milione di euro all'anno, con cui otterrebbe 14 miliardi di euro in più? o perché vuole distruggere posti di lavoro nei servizi pubblici, invece di stabilire una tassa per le transazioni finanziarie, con cui, come ha segnalato il sindacato dei tecnici del Ministero delle Finanze, si otterrebbero 5 miliardi di euro? o perché invece di forzare la riduzione dello Stato Sociale gestito dalle regioni, non riduce l'economia sommersa di 10 punti, con cui otterrebbe 38,5 miliardi di euro?
Queste sono le domande che avrebbero dovuto fare e che non sono state fatte. Rajoy non avrebbe potuto rispondere e sarebbe rimasto in imbarazzo, dimostrando che, nonostante quello che si dice, sì che ci sono alternative e sì che ci sono i soldi.