domenica 27 febbraio 2011

I gay colombiani aspettano la sentenza della Corte Costituzionale sulle adozioni

Mentre in Italia il Presidente del Consiglio, accusato da un tribunale di favoreggiamento della prostituzione minorile e abuso di potere (tra le numerose amenità), assicura che con lui al Governo l'Italia continuerà ad essere uno dei Paesi più retrogradi dell'Occidente, impedendo i matrimoni per gli omosessuali e le adozioni ai single (e trova pure chi applaude tanta inciviltà), in Colombia la Corte Costituzionale è chiamata a decidere sulle adozioni per le coppie dello stesso sesso. Due lesbiche chiedono che lo Stato riconosca a una la patria potestà sulla figlia dell'altra, che stanno allevando insieme, come una coppia. In Colombia, come in gran parte dell'America Latina, il riconoscimento del matrimonio per le coppie dello stesso sesso in Argentina ha implicato un'accelerata su questi temi. Bogotà riconosce da tempo le unioni civili degli omosessuali e, anche se non ha il matrimonio all'ordine del giorno, ha un'opinione pubblica che, nonostante le ovvie resistenze, appare sempre più aperta e favorevole (la capitale colombiana è una delle città gay-friendly del Sud America e aspira a fare la concorrenza a Buenos Aires e a São Paulo, le predilette del turismo omosessuale nel subcontinente). Il ricorso delle due lesbiche alla Corte Costituzionale, per vedere riconosciuti i diritti di entrambe sulla loro bambina, è un'ulteriore sfida al Paese. Ne parla oggi il quotidiano El Tiempo, in un articolo che ci introduce in un dibattito che l'Italia di Berlusconi e dei suoi accoliti si rifiuta persino di aprire. In spagnolo potete leggerlo qui.

Il ricorso per permettere che una lesbica condivida con la sua partner la patria potestà della figlia biologica, che potrebbe avere soluzione mercoledì nella Corte Costituzionale, non solo mette in discussione i requisiti per l'adozione, ma costituisce una sfida al concetto di famiglia in Colombia.
Le donne che hanno presentato il ricorso esigono non solo che si riconosca legalmente il fatto che la bambina ha due mamme, ma che si protegga il suo diritto a contare su una famiglia, spiega il loro avvocato, Germán Rincón Perfetti.
Dal 28 febbraio 2008, quando l'Istituto del Benessere Familiare (ICBF) si è rifiutato di riconoscere l'adozione, loro hanno continuato a spiegare davanti ai giudici che la loro intenzione è mantenere davanti alla bambina l'onestà con cui hanno agito da quando hanno formalizzato la loro unione omosessuale, in Germania, sei anni fa, e che la figlia conti sul sostegno di entrambe.
"Giuridicamente il diritto della bambina ad avere una famiglia è al 50%: in questo momento ha solo una persona che vigila sulla sua patria potestà" spiega Rincón "se muore la madre biologica, la sua compagna non potrà esercitare la custodia legalmente, nonostante condivida con lei le responsabilità della sua educazione".
L'ICBF ha argomentato a suo tempo che la legge nazionale non ammette l'adozione per le coppie dello stesso sesso. Inoltre ha sostenuto che le donne non compivano il minimo di due anni di unione civile, non riconoscendo il matrimonio in Germania.
Dopo che la tutela è stata concessa da un giudice di Rionegro (Antioquia) e ratificata dal Tribunal Superior di Medellín, l'ICBF ha chiesto alla Corte Costituzionale di rivedere le sentenze. Secondo l'Istituto l'articolo 42 della Costituzione definisce la famiglia come l'unione tra un uomo e una donna.
"Quello che l'ICBF non dice è che la frase seguente stabilisce che può esserci famiglia anche "per la volontà responsabile di formarla". Per questo si permettono legalmente famiglie di madri o padri singles, zii e nipoti, nonni e nipoti e anche madri sostitute" spiega Rincón.
Questa impostazione è simile a quella che ha presentato ai suoi otto colleghi il magistrato Juan Carlos Henao, nella relazione che la Corte sta studiando. A suo giudizio, non solo è cambiato il concetto di famiglia, ma i requisiti per l'adozione non esigono la formazione di una famiglia, bensì di un intorno familiare adeguato per il minorenne.
Altra cosa pensa la Procuraduría, che ha chiesto alla Procura e all'ICBF di studiare i casi di adozione individuale, per stabilire se si tratta di omosessuali che "ingannano le autorità amministrative e giudiziarie di famiglia sul loro orientamento sessuale o la formazione della loro famiglia".
Sui magistrati pesa la responsabilità di una sentenza che potrebbe riguardare altri processi come quello in corso, contro la definizione del matrimonio nel Codice Civile.
E' avvocato e ha 38 anni. Suo figlio è un universitario di 20 anni, eterosessuale e senza traumi per avere un padre gay. Il suo partner, con cui ha una relazione da sei anni, ha avuto il desiderio di essere padre e lui ha deciso di appoggiarlo. Hanno contrattato il ventre di una donna, con la condizione che desse loro il bambino non appena nato.
Ma, chiarisce, non è interessato ad adottare il bambino del suo partner. ""Questa società non è pronta per un passo del genere" dice, prima di affermare che rispetta il desiderio di adozione che hanno altri gay "A un certo punto il bambino capirà che ha due papà e si sentirà orgoglioso" aggiunge "Ma la gente non la pensa allo stesso modo e soffrirà, come è successo a mio figlio a scuola, per avere un padre omosessuale. Questo è già sufficiente, non c'è bisogno di aggiungere anche quello che rappresenta, in questo Paese, avere due padri da un punto di vista legale".
Per proteggere il neonato cercherà altri modo, per esempio, gli pagherà il sistema sanitario se il suo partner rimane senza lavoro e metterà proprietà a suo nome. "Crescere un bambino, per una coppia dello stesso sesso, va oltre il tema giuridico" conclude.
Le donne che hanno acceso il dibattito sull'adozione per le coppie dello stesso sesso, il cui caso si studia alla Corte Costituzionale, assicurano che sono interessate solo proteggere la bambina.
"Metterla al mondo è stata decisione di entrambe: lei ha due mamme" racconta la madre biologica, all'insistere che l'unica cosa che chiedono è di avere gli stessi diritti che hanno i figli degli eterosessuali.
"Nel caso io rimanga senza lavoro e senza soldi, la mia partner, che è l'altra mamma, non potrà proteggerla con la sanità sociale né con gli altri benefici della legge" argomenta "Se muoio non avrà i diritti legali per tenere la bambina, come dev'essere, perché è la sua altra mamma. Non voglio che finisca in una casa di accoglienza".
Quando la bambina crescerà le spiegheranno che la loro famiglia è speciale. Non sono spaventate dalla sua possibile reazione, perché sarà già abituata all'affetto di entrambe, ma sì, temono la gente: "Il problema non è nostro, ma degli altri, che possono crescere figli omofobici". non capiscono neanche perché ci sia tanto scandalo per due adulte che vogliono crescere bene una bambina. "Molti piccoli sono maltrattati, li abbandonano, danno loro un cattivo esempio e non li amano" dice una di loro "Se l'ICBF dice che una famiglia è solo quella di un uomo e di una donna, che prendano tutti i bambini delle madri singles o quelli che vivono con i nonni".
"Chiaro che anch'io sono la mamma" dice Sandra Mazo al parlare del figlio biologico di Mariana Gómez,. sua partner da 13 anni. Si parla di un giovane di 15 anni, a cui hanno raccontato, quando aveva 9 anni, che la sua famiglia era diversa e che, in mancanza di un papà, aveva due mamme. "L'unica cosa che ci ha discusso è stata perché non glielo abbiamo detto prima" ricordano.
Per paura che sia discriminato parlano dell'argomento con discrezione. A scuola, per esempio, Mariana appare registrata come madre single. Ma alcuni compagni e amici lo hanno saputo e lo sostengono.
Anche se le due donne lavorano come segretarie di fondazioni e vivono bene, anche se senza lussi, sanno che la stabilità non è eterna e che in qualche momento una delle due potrebbe avere su di sé tutte le responsabilità della casa, figlio incluso. Per questo aspettano il via libera della Corte, affinché Sandra possa adottarlo. Nel frattempo l'adolescente gioca a scrivere il suo nome con i cognomi delle due mamme.