martedì 2 ottobre 2012

Un professore spagnolo legge Dante Alighieri contro i tagli all'Università

Corre l’avaro, ma più fugge pace:
oh mente cieca, che non pò vedere
lo suo folle volere
che ’l numero, ch’ognora a passar bada,
che ’nfinito vaneggia!
Ecco giunta colei che ne pareggia:
dimmi, che hai tu fatto,
cieco avaro disfatto?
Sono versi di Dante Alighieri, tratti dalla canzone Doglia mi reca ne lo core ardire. E sono stati tra i versi più commentati nella lezione tenuta dal professore di Letteratura italiana della Complutense di Madrid Juan Varela-Porta de Orduña, davanti a circa 150 studenti, sotto il ponte di Juan Bravo.
Ieri, in Spagna, il mondo della scuola ha protestato per dire basta ai tagli economici a cui è sottoposto e per chiedere dignità per professori, lavoratori e studenti (oggi c'è uno sciopero generale scolastico, già in corso). Per la prima volta, partecipano alle proteste perisno i genitori, stanchi di tanti tagli, di tanti cambiamenti, di tante spese che stanno mettendo in pericolo l'istruzione dei loro figli. Migliaia di studenti hanno dovuto rinunciare all'Università, a causa dell'aumento delle tasse e della diminuzione delle borse di studio, una famiglia su quattro non è in grado di pagare i libri di testo dei propri figli perché non arriva a fine mese. Il Ministro Wert, uno dei più impopolari di Spagna, ha promesso nuovi tagli, perché, assicura, è possibile avere una scuola ancora più efficiente. Una madre, molto indignata, ieri diceva che "secondo il Ministro è possibile flessibilizzare ancora nelle classi, perché non sono più efficaci intorno ai 45-50 alunni e adesso ne hanno una trentina… ma perché non flessibilizza diminuendo il numero degli alunni per classe, invece di aumentarlo?"
Così ieri, il professor Varela-Porta de Orduña ha deciso di protestare contro l'umiliazione a cui è sottoposto il sistema scolastico spagnolo, attraverso il commento pubblico a Doglia mi reca no lo core ardire. Rileggete i versi all'inizio di questo post, che parlano di questo avaro, di questa mente cieca, che tutto vuole e che non bada a niente per ottenerlo e poi, si trova davanti nostra signora, sorella morte, e dimmi, cosa hai fatto, tu cieco, avaro e disfatto? Non sembra che nostro padre, Dante, stia parlando dei giorni nostri, di questa corsa folle di pochi, di quest'ansia di possesso dei privilegiati che non si accontentano e che sta distruggendo interi Paesi? "Non è un'opera teorica del poeta, ma quella di una persona che sperimenta sulla propria carne la povertà, conseguenza dell'avarizia" ha spiegato il professore spagnolo ai suoi studenti.
Alla fine del Duecento, l'Europa si trovava davanti a grandi cambiamenti, la fine del sistema feudale e i primi segnali di capitalismo, con la nascita delle banche (che permisero ai fiorentini di ricattare i sovrani più potenti d'Europa, a cominciare proprio da quelli spagnoli). Un cambiamento che non piaceva a Dante, che temeva l'avarizia. "Divennero servi del denaro" ha detto ancora il professore ai suoi studenti. Qualcosa di nuovo sotto il sole europeo?
Ad ascoltare la lezione su Dante Alighieri, anche i passanti incuriositi, che ricordavano il grande fiorentino dai propri studi scolastici.
Dante Alighieri contro i tagli alla scuola, simbolo ribelle e indignato contro i ricchi che lasciano in povertà interi Paesi. Di sicuro, ovunque sia, quella lezione sotto il ponte di Juan Bravo, gli è piaciuta, per quest'alta carica simbolica.