domenica 2 dicembre 2012

Il PSOE celebra 30 anni dal primo governo socialista di Felipe Gonzalez, per ritrovare l'orgoglio

I 30 anni dal primo Governo socialista della Spagna democratica, insediatosi il 2 dicembre 1982, il PSOE li ha festeggiati a Madrid, con una celebrazione che ha riunito intorno a Felipe Gonzalez, la maggior parte dei suoi Ministri e dello Stato Maggiore del PSOE di allora e di oggi. C'erano anche José Luis Rodriguez Zapatero, il suo successore socialista alla Moncloa, e Alfredo Pérez Rubalcaba, l'uomo che sta traghettando il PSOE verso la sua terza rivoluzione dell'era democratica.
Ma non è solo il PSOE che celebra i 30 anni da quel Felipe 40enne. Lo fanno anche i media della destra ed è uno dei più feroci avversari del leader socialista e del felipismo, El Mundo, a pubblicare il miglior articolo letto oggi; sarà perché sono i tuoi rivali quelli che ti conoscono meglio e conoscono lucidamente i tuoi pregi e difetti? La frase finale strappa un sorriso anche ai sostenitori del leader socialista, che ricordano la sua tappa al Governo: "La cosa migliore che poteva succedere alla Spagna è che quel giorno vincesse le elezioni; la cosa peggiore, che pensasse di doverle vincere tutte". 14 anni di felipismo, dalla vittoria del 29 ottobre 1982, alla dulce derrota, la dolce sconfitta, del 1996, in piena crisi economica e con tutti gli scandali di corruzione, per soli 200mila voti, riassunti in una frase.
El Mundo continua a insistere sulla guerra sporca contro l'ETA, identificando Felipe González soprattutto con i GAL, le brigate dei servizi segreti che intendevano mettere fine al terrorismo a suon di sequestri e assassinii mirati (ma, come ha detto una volta González: "La destra dimentica sempre che i GAL furono inventati prima del Governo socialista e che fu il Governo socialista a porvi fine"); ricorda anche sempre una frase del leader socialista, tratta da un'intervista di El Pais di un paio di anni fa, in cui rivela di aver avuto la possibilità di far saltare l'intera cupola dell'ETA: "Dissi di no e ho ancora il dubbio se ho fatto bene o no". E' una frase che è stata molto manipolata dai media della destra, improvvisamente legalisti (sono gli stessi che impediscono i progressi della Memoria Storica e che parlano di "riaprire vecchie ferite" quando si chiede giustizia per le vittime repubblicane della Guerra Civile e del franchismo). Quale leader politico, davanti alla possibilità di liberarsi in maniera illegale di un gruppo di terroristi non ha dubbi etici? Non sarebbe terribile se non avesse dubbi? E perché, tanti anni dopo quel momento di dubbi, non può ricordare di averli avuti?
El Pais preferisce ricordare il Governo socialista di 30 anni fa con una foto dei suoi dirigenti, riuniti intorno a Felipe González. Non si dicono niente di particolare, a parte l'allegria di rivedersi dopo tanto tempo e aggiornarsi sulle personali vicende.
Meglio allora seguire Felipe, che continua a essere Felipe, il punto di riferimento del PSOE, quello a cui si ricorre ancora quando si è in cerca di identità, come in questi mesi in cui si continuano a perdere le elezioni, una dietro l'altra, per pagare un tradimento, quello del maggio 2010, quando si è abiurata la socialdemocrazia per cedere alle pressioni liberiste di Bruxelles, mentre gli altri, che stanno impoverendo il Paese con tagli draconiani, non ne risentono nelle urne.
Il PSOE deve ritrovare la sua vocazione per le maggioranze assolute "e deve farlo guardando alla società, non in modo settario, ma con spirito di consenso e capacità di dialogo" ha detto González all'atto di omaggio al suo primo governo. Ha ricordato il 1982, quando si pensava che il PSOE non avrebbe superato il 35% dei voti, e lui, dopo i risultati delle elezioni andaluse, aveva iniziato ad aspirare alla maggioranza assoluta per le elezioni generali di ottobre. "Non pensavo con chi ci saremmo alleati per governare, avevo una vocazione per la maggioranza assoluta".
Ma come può il PSOE di oggi aspirare a una maggioranza assoluta, non avendo un progetto politico coerente e, per di più, essendo guidato dalla stessa classe dirigente che ha condotto al disastro nelle urne, un anno fa? Deve disegnare un progetto che dia risposta alle preoccupazioni della maggior parte degli spagnoli, sostiene Felipe. E anche Rubalcaba, l'uomo che aspira a traghettare il PSOE verso un'altra era, è sulla stessa lunghezza d'onda e, durante l'omaggio, ha parlato di un radicalismo riformista. Peccato non sia credibile, questo progetto, guidato dall'uomo che ha appoggiato anche le misure liberiste del 2010, considerate un tradimento dagli elettori fuggiti.