giovedì 22 febbraio 2007

Humberto Zurita difende la libertà degli artisti con le sue telenovelas

In Italia è andato recentemente in onda Operazione Pilota, con Massimo Ranieri, Michele Bonet e Humberto Zurita. Quando ho letto il terzo nome ho quasi avuto uno choc. Humberto Zurita protagonista di una fiction italiana! Il più inquieto e rigoroso artista messicano, supera le frontiere e arriva finalmente anche in Italia, con un personaggio, Alejandro Trujillo, che, per quanto ho letto, pur insistendo sullo stereotipo latinoamericano=narcotrafficante, regala qualche complessità in più. Humberto Zurita sfugge alle definizioni classiche per gli artisti latinoamericani, non lo si può incasellare in un ruolo specifico, è attore, regista, produttore e in tutti i casi è sempre il più audace e il più innovativo, sempre alla ricerca dell'ultima invenzione e pronto a diffondere l'arte e la cultura tra i meno colti.Nasce come attore teatrale e ne ha conservato il rigore. La grande popolarità gli è arrivata con le telenovelas, come capita alla maggior parte degli attori ispanici, alcune sono state trasmesse anche in Italia, Laura, I purosangue, Il dottor Chamberlain, quest'ultima su Rete4 (il titolo originale era Al filo de la muerte, incredibilmente diventato Il dottor Chamberlain per richiamare alla memoria l'attore Richard, protagonista del mitico Dottor Kildare, dottore come il protagonista della novela...).
Le telenovelas di Humberto Zurita non sono mai banali, rompono quasi sempre lo schema del melodramma classico di lui ricco, donnaiolo e disgraziato e lei bella, vergine e povera che alla fine lo conquista (che chi glielo fa fare visto come "lui" si è comportato per 180 puntate) e aggiungono elementi nuovi come il thriller, l'horror, la denuncia politica.
Ma per parlare di questo bisogna introdurre un personaggio fondamentale. Christian Bach, l'attrice argentina dal fascino aristocratico che da 20 anni è sua moglie. Si sono conosciuti a teatro, lei appena arrivata dall'Argentina, lui giovane attore emergente, per qualche tempo, legati ad altri partners, sono stati solo buoni amici, soprattutto grazie all'impegno di lui, deciso a non perderla di vista, quindi la decisione di fondare la loro compagnia di produzione, la ZUBA, e una tournée teatrale galeotta. Stanno insieme da allora, hanno fatto due figli e una quarantina di produzioni tra teatro, cinema e telenovelas: "Quando ho capito che il lavoro di un attore è un business anche per le imprese, allora mi sono concentrato perché invece di avere qualcuno che vendesse il mio lavoro, fossi io a realizzare i nostri progetti e le nostre idee per noi" racconta Zurita.
Hanno lavorato per Televisa, quando il colosso messicano aveva il monopolio televisivo, sono stati i primi a passare a TV Azteca, dandole prestigio e visibilità, quando il monopolio è stato spezzato: "E' molto importante poter lavorare in molti posti e mettere in pratica quello che si è imparato. Noi attori non siamo di nessuno. Il nostro lavoro è cercare un foro, un teatro, una televisione o qualunque spazio ci permetta di esprimerci. I monopoli adesso non ci sono più e possiamo avere la possibilità di lavorare ovunque. Se ci offrono un buon posto dove esprimerci e dove non ci sia la censura, sarà un buon posto in cui lavorare. Nessuno ha il diritto di manipolare noi o le nostre vite solo perché ci paga" ha detto Humberto
Per Televisa hanno realizzato telenovelas più classiche come Nozze d'odio (in Italia su ReteA) o La Antorcha Encendida, una epica cavalcata nella storia messicana. Per TV Azteca si sono scatenati: "Abbiamo fatto La Chacala, una telenovela che utilizzava effetti speciali mai visti prima in Messico e aveva tocchi horror; El Candidato, che per la prima volta analizzava il processo elettorale, proprio in quel periodo c'era la campagna elettorale, avevamo addirittura le notizie prima dei telegiornali; Azul Tequila, per quell'epoca una grande produzione, comprata anche dalla BBC. E Agua y Aceite, che era un progetto con una narrativa visuale diversa, che parlava del potere dei mezzi di comunicazione, un tema molto attuale, con uno sfondo melodrammatico grazie ai dieci personaggi principali, ognuno dei quali con i propri conflitti e con le varie storie legate tra loro" raccontava tempo fa con orgoglio Christian.
Humberto è nato nel 1954 nella provincia messicana, nello Stato di Coahuila, ha nove fratelli. Dal background di provincia e dagli anni di teatro rigoroso gli è rimasta l'idea che la cultura debba essere popolare e debba raggiungere tutti. Soprattutto in un Paese come il Messico, dove ci sono grandi disuguaglianze sociali e dove la tv, che non manca in nessuna casa, può fare la differenza: "La televisione deve cambiare; nel suo genere per eccellenza, il melodramma, ci sono vari sotto generi e un buon tentativo è la piece, che invita a riflettere e a identificarti o meno con la realtà. Non voglio proporre la solita fantasia sulla ragazza povera che si sposa col ricco, l'abbiamo visto per anni e non ci fa pensare. Octavio Paz dice che noi messicani non possiamo aspirare a qualcosa di più perché non abbiamo la cultura necessaria. Per questo bisogna dare al pubblico la possibilità di conoscere altre storie. Perché dobbiamo essere sempre incolti?"
Con la ZUBA ha portato in Messico "spettacoli meravigliosi che chi non può andare all'estero non avrebbe potuto vedere", per la televisione ha fatto molti unitarios, trasposizioni televisive di opere teatrali "per far arrivare al grande pubblico, gratuitamente, autori importanti". Sempre innovativi, sempre inquieti, sempre uniti, sempre attenti all'equilibrio tra l'arte, l'educazione popolare e il business, Humberto e Christian vivono adesso a Miami, la nuova Mecca dello spettacolo ispanico. Sicuro che il compenso internazionale di Operazione Pilota sarà investito in qualche nuovo progetto che possa parlare a chi ha nella tv la sola speranza di cultura.