giovedì 24 settembre 2009

Ricardo Darin: mi muovono le storie scritte bene

Di Ricardo Darin è capitato di parlare varie volte in Rotta a Sud Ovest. A 52 anni, un passato di galán delle telenovelas, è uno degli attori di riferimento del cinema argentino; passa con disinvoltura dalla commedia romantica al thriller, dai ruoli drammatici a quelli brillanti, ed è quasi sempre nei cast dei film che l'Argentina riesce a esportare all'estero. Mi ha sempre colpito per la versatilità e per le convinzioni politiche, ovviamente di sinistra, attente alle ingiustizie sociali. Tempo fa sua moglie Florencia e la loro secondogenita sono state derubate in casa; al confermarlo ai media, Darin ha chiesto maggiori opportunità ai giovani, affinché non siano costretti a rubare ("chi è entrato in casa mia non lo faceva di mestiere").
In Spagna, dove è stato in tournée teatrale per qualche mese, quando in Argentina era difficile lavorare a causa della crisi economica, è uno degli attori latinoamericani più riconosciuti e più amati. In questi giorni è stato al Festival di San Sebastián con due film, El baile de la victoria di Fernando Trueba ed El secreto de sus ojos di José Campanella; il primo non ha particolarmente colpito la critica, il secondo, record di incassi in Argentina, l'ha entusiasmata.
elmundo.es ne ha approfittato per organizzare una chat con i suoi lettori. Ecco alcune delle risposte dell'attore argentino. In spagnolo, e completa, la chat è qui

- Che differenza c'è tra il tuo personaggio del film di Trueba e quello del film di Campanella?
Nel film di Trueba il personaggio è più fantasioso, di fatto il genere del film è fantastico. In quello di Campanella tutti i personaggi sono più realisti perché, nonostante sia una storia di finzione ha una base abbastanza ancorata alla realtà più vicina.
- In El mismo amor, la misma lluvia Jorge Pellegríni era uno scrittore, in questo nuovo film la troviamo a interpretare un aiutante di tribunale che si impegna in un libro. Le interessa interpretare personaggi di questo tipo, con inclinazioni letterarie o è un caso? e nella sua vita, che rapporto ha Ricardo Darín con la letteratura?
Leggo tutto quello che posso. Ovviamente molto teatro e sceneggiature di cinema, ma anche molti libri e sulla prima domanda, è un caso; non ho il pregiudizio che se mi propongono fare uno scrittore dico di no; credo che ogni storia sia diversa, come avrà sicuramente notato.
- Dopo aver esordito come regista in La señal, continuerà con questo aspetto della sua carriera? Le piacerebbe un copione scritto da lei?
Sì, decisamente mi piacerebbe. Ma prima devo mettere ordine nella mia testa per cercare di capire quale storia mi piacerebbe di più raccontare. Solo quando lo scoprirò riuscirò a riunire il valore necessario per dirigere di nuovo un film.
- Sei passato da personaggi molto comici a altri più seri e impegnati, con quali ti senti più a tuo agio?
Mi sento a mio agio tutte le volte che ho tra le mani una storia scritta bene, non ho preferenze; come sai la commedia mi viene con una certa facilità, ma questo non significa che la preferisca ai drammi, mi muovono le storie scritte bene.
- Ti apprezzo molto come attore e come persona, ecco la mia domanda. Perché l'argentino tende a scappare dal cinema del suo Paese? E come si spiega che riempia le sale un film che tratta un argomento drammatico e allo stesso tempo appaia in un contesto storico che genera ancora rabbia e divisione tra gli argentini?
Credo che questo sia un film in cui si analizzano questioni del passato, però non è l'asse centrale. E' un film di suspense da un lato, con un tocco poliziesco, ma essenzialmente è una storia d'amore, cosa che ci permette una mescola di generi che è piaciuta a tutti, perlomeno in Argentina. Credo sia questo il motivo per cui ognuno vede nel film quello che vuole vedere e lascia da parte quello che non lo interessa.
- In tutta la tua carriera, di quale personaggio hai il miglior ricordo?
Tutti i personaggi ti lasciano qualcosa, difficile sceglierne un solo, ma se ci sono due personaggi che mi hanno dato maggiore fluidità e disinvoltura sono quelli di Nove regine e de Il figlio della sposa.
- Ho l'impressione che da El aura molti tuoi personaggi siano diventati più complessi, oscuri... è una decisione personale al momento di scegliere i ruoli o è frutto delle offerte che arrivano o sto semplicemente dicendo cretinate?
No, è vero, è vero che i personaggi si sono fatti più oscuri, perché è anche vero che ho perso la paura a questo tipo di ruoli complicati e torturati internamente, ma è anche frutto delle offerte che arrivano e a me quello che rimane da fare è accettarle o meno.
- Credi che aver lavorato nelle telenovelas sia una buona scuola per gli attori che iniziano, così come è stato nel tuo caso?
Credo che tutti i lavori siano buoni, soprattutto per fare esperienza. La tv dà molta dinamica perché è veloce e richiede agilità. E dopo, in altri mezzi come il cinema o il teatro, che ti danno un po' più di tempo per lavorare, uno può apprezzare le cose che ha imparato in quelle circostanze. Al principio la cosa più importante è acquisire conoscenza ed esercizio, e non credo ci siano generi minori, tutto si può fare stando all'altezza e con dignità
- Un milione e mezzo di spettatori in Argentina certificano il successo di El secreto de sus ojos. Credi possa ottenere lo stesso riconoscimento in Spagna? E' una storia che può arrivare bene al pubblico spagnolo?
Sì, credo ci possa riuscire. Di fatto a San Sebastián il film è stato visto da un pubblico in larga parte spagnolo e la reazione è stata incredibile. Nonostante la storia si svolga in Argentina, è assolutamente universale da tutti i punti di vista e questo fa sì che tutte le società la possano apprezzare