giovedì 7 febbraio 2013

Sciopero della nettezza urbana: Siviglia sembra una discarica

Si cerca di non parlarne perché è un argomento che produce rabbia, indignazione, dolore e umiliazione. Ma a Siviglia la nettezza urbana sciopera da una decina di giorni, i sacchi della spazzatura hanno invaso le strade e i marciapiedi, ci sono, calcolano i media, 7mila tonnellate di immondizia non raccolta e, come commentava oggi su Twitter il torero Francisco Rivera, dando voce al pensiero di tanti, se si fosse spazzini di Lipasam, al vedere tanti sacchi di immondizia ovunque e all'immaginare il duro lavoro che seguirà, verrebbe da darsi da fare sin da subito.
Ci sono certe vie del centro in cui non solo il passaggio sui marciapiedi è quasi impossibile, ma l'odore rende l'aria irrespirabile. Non siamo ancora nel pieno della stagione turistica, che inizierà tra un mese, ma a Siviglia i turisti ci sono, guardano, fotografano e racconteranno poi in patria. Fa tristezza, davvero, tanto da allarmare chi di turismo vive: albergatori e ristoratori hanno già chiesto al Comune di fare qualcosa per preservare l'immagine internazionale di Siviglia (BBC, CNN e NYT hanno già diffuso le immagini del capoluogo assediato dai rifiuti).
Si cerca di non parlarne con i sivigliani perché se è triste per gli stranieri vedere una città così bella così maltratta, per loro dev'essere un'umiliazione: loro, così innamorati della bellezza della loro città e pronti a lodarla senza pudore né modestia, si trovano a vederla offesa, con tanta immondizia per le strade, sporca e ferita, con questi cattivi odori che in certe vie obbligano a usare le sciarpe come mascherine.
Gli scioperi degli spazzini non sono cosa nuova in Andalusia. Qualche tempo fa Jerez de la Frontera, uno dei Comuni praticamente falliti della Spagna, è stata invasa dalla spazzatura, a causa di uno sciopero degli spazzini, inferociti perché non ricevevano lo stipendio da tre mesi (il Comune era letteralmente senza soldi). Le televisioni andavano nelle scuole jerezane per mostrare i danni dello sciopero e l'indignazione dei genitori dei bambini. A Siviglia gli spazzini di Lipasam hanno appreso la lezione e hanno proclamato il loro sciopero promettendo servizi solo intorno alle scuole e agli ospedali. Almeno questo.
Lo sciopero è stato proclamato perché il Comune voleva aumentare le ore di lavoro di 2 ore alla settimana e ridurre del 5% gli stipendi, voleva infine ridurre il numero di lavoratori temporanei, tra i quali risulta ci siano numerosi parenti di dipendenti di Lipasam, con casi di nepotismo non inusuali anche nelle imprese italiane (niente di quello che succede in Spagna, in questo senso, riesce mai a sorprendermi, essendo italiana). Con i primi negoziati il Comune ha accettato di ridurre gli stipendi del 3,6% e non del 5% e ha accettato che le 2 ore di lavoro in più a settimana vengano valutate giorno per giorno. Ma l'assemblea dei dipendenti ha rifiutato il nuovo accordo, esigendo veder soddisfatte tutte le sue rivendicazioni.
E non so se vivere in questi anni di crisi cambia la mentalità e rende più malleabili: ma in Spagna si stanno accettando accordi che riducono duramente gli stipendi e aumentano le ore di lavoro, pur di garantire i posti di lavoro. Per esempio, il nuovo contratto per i commerci di grandi superfici (centri commerciali e grandi magazzini tipo El Corte Inglés, per intenderci) prevede che i dipendenti lavorino gratuitamente alla domenica, con la sicurezza che durante il contratto nessun posto di lavoro verrà tagliato. A Barcellona stanno concludendo un accordo con la Nissan per lavorare con il 20% in meno degli stipendi, a patto che tutti i posti di lavoro vengano salvati. Non è il sogno, non è la giustizia, ma in un Paese che perde posti di lavoro al ritmo di un migliaio al giorno, è quello che per ora è possibile per garantire lavoro e competitività a livello internazionale. Davvero la riduzione dello stipendio del 3% è inaccettabile, in tempi di crisi, tanto da ridurre una delle più belle città d'Europa in un puzzolente letamaio? A volte si dimentica di essere di sinistra e si pensa che certe persone meriterebbero semplicemente di essere licenziate.