mercoledì 22 agosto 2007

A Buenos Aires, per studiare lo spagnolo

Di tanto in tanto capita di leggere articoli sulla nuova Buenos Aires del dopo-crisi. Città vivace, economica e fondamentalmente europea, come gli stessi porteños non mancano mai di sottolineare, è per il turismo internazionale la capitale del momento. Adesso sembra lo sia anche per gli studenti dello spagnolo. Questo articolo l'ho letto su El Pais, mi spiace non poter dare il link del testo originale, ho semplicemente dimenticato di salvarlo. Così come ho dimenticato di salvare titolo e autore. 

Cristopher è un professore irlandese che si muove abilmente nella soavità dell'accento argentino, ufficialmente chiamato variante rioplatense del castigliano, e per il quale parole come remera, boliche o bondi sono già familiari. Il suo primo assalto al castigliano lo ha realizzato un paio di anni fa nella spagnola Cáceres, da cui se ne andò contento per la gente ma deluso dalla lingua. "Era un accento molto chiuso. Non capivo niente" Ha attraversato l'Atlantico per imparare lo spagnolo, come altre migliaia di persone che, negli ultimi anni, stanno trasformando la capitale argentina in uno dei punti di insegnamento della lingua di Cervantes.
Nonostante sia a otto ore d'aereo dagli Stati Uniti e ad almeno dodici dal'Europa, giovani e anziani di entrambe queste aree del mondo scelgono ogni estate Buenos Aires per studiare lo spagnolo. "Il boom dello spagnolo è mondiale. Ma qui lo viviamo il doppio, dato che l'Argentina è di moda, e questo spiega la crescita sostenuta del turismo della lingua. Dal 2004 al 2006 è aumentato del 60%" dice Marcelo García, Presidente dell'Asociación De Centros de Idiomas, l'unica esistente in America Latina. Una delle principali ragioni di questa crecita è il prezzo al quale si può imparare una lingua che parlano già 400 milioni di persone nel mondo. Un corso intensivo di due settimane con 5 ore di lezione al giorno e le attività culturali come lezioni di tango, escursioni e conversazione sulle tradizioni argentine costa circa 200 euro, cioè circa 5 euro all'ora in classi di gruppo che non sueprano mai i sette alunni.
"La maggior parte degli studenti ha tra i 20 e i 35 anni e c'è di tutto. Alcuni vengono da soli, altri in coppia e ci sono anche gruppi di amici che decidono di imparare un po' di spagnolo prima di viaggiare per il continente" dice Clelia Sartori, direttrice dell'International Bureau of Language, una scuola di lingue situata in pieno centro di Buenos Aires, nei cui corridoi si incrociano, oltre che brasiliani, il cui paese in fondo è alla frontiera con l'Argentina, statunitensi, australiani, italiani, francesi e britannici, tra le varie nazionalità.
Simon è un fisioterapeuta australiano nato a Melbourne che impara lo spagnolo prima di dirigersi alla prossima destinazione, la Bolivia. "La verità è che a Buenos Aires si impara lo spagnolo, ma si dorme poco" riconosce mentre al suo fianco Francesco, uno studente romano di lettere, assente. La sua parola favorita è boliche, infatti: discoteca. Nega con veemenza che i prezzi bassi siano un motivo determinante al momento di scegliere l'Argentina come Paese in cui imparare lo spagnolo. "Conosco anche Ibiza" argomenta. "L'esplosione dell'insegnamento dello spagnolo è stata dopo il 2002. Chiaro che ha a che vedere con il cambio della moneta, però non è la ragione principale per cui gli studenti scelgono Buenos Aires. Un 34% degli studenti dice che il prezzo non è determinante. Una delle attrazioni principali è il tango e molti scelgono il Paese anche per il turismo d'avventura" sottolinea Marcelo García.
Divertimento e avventura a parte, lo studio dello spagnolo in Argentina ha anche una via di riconoscimento ufficiale in Europa. L'Instituto Cervantes, attraverso la Fundación Ortega y Gasset Argentina, invia agli studenti che superano i suoi esami il Diploma de Español de Lengua Extranjera, un titolo ufficiale che l'anno scorso è stato ottenuto da più di un centinaio di persone.
La crescita degli studenti di spagnolo in Argentina ha dato il via al cosiddetto "turismo idiomático", un settore su cui hanno posto gli occhi gli impresari argentini. E le ragioni sono chiare. Quando si parla di studenti si pensa ad un minore potere d'acquisto, ma la mggioranza di questi turisti sono persone con reddito proprio, come Alexis, newyorkese di 28 anni che lavora come consulente o Sebastien, un parigino laureato in storia. rimangono più tempo dei turisti normali nel Paese, tra le quattro e le sei settimane. E se la loro esperienza ha successo tendono a ripeterla e a consigliarla agli amici. "Il passaparola è più efficace di Internet" assicura Cleia Sartori.
Forse è un altro scalino nella storia della lingua, ma Latinoamérica sta già insegnando a parlare spagnolo a migliaia di europei.