giovedì 15 luglio 2010

Storica Argentina: è il primo Paese latinoamericano che riconosce il matrimonio per i gay

L'Argentina ce l'ha fatta. Nella notte di Buenos Aires il Senato ha approvato con soli 4 voti di differenza, 33 a favore e 27 contrari, il progetto di legge che permette il matrimonio degli omosessuali. Il Paese sudamericano si unisce così a Olanda, Svezia, Norvegia, Svezia, Spagna e Portogallo, nel ristretto club dei Paesi che riconoscono agli omosessuali il diritto al matrimonio.
Il cammino di questo progetto di legge negli ultimi giorni è sembrato complicarsi a causa dei durissimi interventi della Chiesa Cattolica e delle sue pressioni sui senatori. Ci sono state anche feroci polemiche all'interno dei partiti, perché c'erano favorevoli e contrari in tutte le formazioni, anche nell'oficialismo. La presidente Cristina Fernandez de Kirchner è stata accusata di governare sempre "contro" qualcuno, prima la campagna, quindi i mezzi di comunicazione e adesso la Chiesa, mai in favore di qualcuno (si vede che i gay non sono qualcuno per chi lamenta i metodi di governo, non sempre condivisibili, questo è vero, di Cristina). Ma è stato probabilmente anche il suo intervento dalla Cina, in cui ha ricordato che il suo impegno è per includere le minoranze nei diritti riconosciuti alla maggioranza.
In una sessione durata ben 14 ore, i senatori argentini hanno detto l'ultima parola. Lo hanno fatto con discorsi e frasi che meritano una riflessione anche ad altre latitudini. Il senatore di Misiones Eduardo Torres ha affermato che "l'unica differenza che esiste con i gay è che loro hanno meno diritti e io non accetto la discriminazione fatta in varie parti della società". La senatrice Victoria Blanca Osuna ha ricordato che "non sono in gioco questioni religiose o morali, qui stiamo discutendo le responsabilità della democrazia verso le minoranze discriminate". La stoccata alla Chiesa Cattolica è arrivata dal senatore radicale Alfredo Martinez: "Sono cattolico non praticante, ma mi sono sposato, ho figli, sono battezzati e ho provato vergogna davanti alle parole di chi dovrebbe essere il mio pastore. Monsignor Bergoglio non avrebbe dovuto dire che dietro questa legge c'è l'invidia del demonio". Tra i contrari, Hilda González de Duhalde ha lamentato che il Parlamento abbia dovuto vivere situazioni estreme per "temi che non sono urgenti" e che "nessuno deve discriminare le scelte sessuali degli uomini e delle donne, ma qui stiamo parlando di matrimonio, che è una cosa molto diversa".
Davanti al Senato, nell'attesa dell'approvazione del progetto di legge, ci sono stati duri confronti tra i manifestanti cattolici, che pregavano per il no, e i sostenitori del matrimonio. A calmare le acque sono usciti alcuni senatori, che hanno chiesto a chi urlava slogan contro la Chiesa Cattolica, di sostenere le proprie idee "nel miglior modo possibile". Poi nella notte di Buenos Aires è arrivata la notizia dell'approvazione della legge e si è scatenato il giubilo dei manifestanti kirchneristi e di sinistra. Da oggi l'Argentina è il primo Paese latinoamericano a riconoscere il matrimonio anche per i gay e le lesbiche. Felicidades, Argentina!