martedì 13 luglio 2010

La caduta di Ingrid Betancourt: dopo la sua richiesta di danni, la Colombia non la ama più

"Restituiamola alle FARC, di sicuro sarà più conveniente!" E' uno dei tanti messaggi arrivati ai media in questi giorni dai colombiani, indignati alla notizia che Ingrid Betancourt ha citato lo Stato e gli chiede 5 milioni di euro per danni a causa del suo sequestro. I colombiani non sembrano affatto intenzionati ad accettare che il denaro delle loro imposte vada a pagare i presunti danni all'ex ostaggio delle FARC più famoso del mondo. Non solo perché Betancourt appartiene a una famiglia dell'alta-borghesia di Bogotà e ha un patrimonio attuale stimato intorno ai 7 milioni di dollari solo in contratti firmati in tutto il mondo per le sue memorie nella selva, ma anche perché è stata liberata dallo Stato, con la Operación Jaque, e il viaggio a San Vicente del Caguán, dove è stata sequestrata, le era stato caldamente sconsigliato dalle autorità. Su Facebook è stata aperta una pagina che intende dichiarare Ingrid persona non grata in Colombia: ha raccolto oltre 115mila adesioni in tre giorni; sono spuntate anche T-shirt che esprimono il rifiuto per la domanda di Betancourt; i media stanno ricevendo messaggi indignati in cui la cosa più carina che scrivono di lei è "opportunista" e "ingrata".
Ingrid non si aspettava, probabilmente, la reazione indignata dei compatrioti, che sta mettendo a dura prova la sua immagine. Non che prima di questa vicenda godesse di molta stima. Ingrid Betancourt è sempre stata apprezzata più all'estero che in patria, dove le sue iniziative prima del sequestro, dagli scioperi della fame ai preservativi regalati, erano viste soprattutto come smanie di esibizionismo di una figlia dell'alta società incapricciatasi della politica; il suo sequestro ha imbarazzato le autorità per l'enorme appoggio internazionale conquistato alla sua causa. E alla sua liberazione Ingrid ha confermato ai colombiani che facevano bene a diffidare di lei: si è trasferita subito in Francia, ha lasciato senza spiegazioni il marito, a cui ha chiesto il divorzio il giorno del funerale del padre, è uscita malconcia dalle memorie dei tre ostaggi americani, Tom Howes, Marc Gonsalves e Keith Stansell, che la considerano una manipolatrice e un'arrogante. La richiesta di danni allo Stato colombiano, dopo aver insistito nel suo viaggio a San Vicente del Caguán e dopo essere stata liberata dai soldati colombiani, che per questo hanno rischiato la propria vita, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il danno all'immagine di Betancourt è così grande che è scesa lei stessa in campo per difendersi, dopo aver inutilmente mandato nei giorni scorsi in avanscoperta il suo avvocato, assicurando che all'eventuale fallimento della domanda di conciliazione non sarebbe seguita alcuna azione legale.
Ieri l'ex candidata alle presidenziali colombiane è apparsa in tv, su Canal Caracol, a cui ha concesso un'intervista per spiegare il suo punto di vista. Ha immediatamente confermato la sua immensa gratitudine alle Forze Armate colombiane e al presidente Álvaro Uribe per la sua liberazione e ha incolpato esclusivamente le FARC per il sequestro e la prigionia di 6 anni. Ha spiegato che i 5,2 milioni di euro sono una cifra "astronomica e assurda, ma simbolica, è simbolica perché è molto difficile misurare la sofferenza delle famiglie vittime del terrorismo"; la sua vera intenzione è che si apra un dibattito sui danni che il terrorismo provoca agli ostaggi e ai loro familiari. Ha insistito che non intende iniziare alcuna azione legale contro lo Stato colombiano e che ha presentato una domanda di conciliazione per far sì che le altre vittime del terrorismo possano essere indennizzate. Insomma, la sua domanda non è altro che un atto di solidarietà verso gli altri ex prigionieri delle FARC che hanno chiesto allo Stato di riparare i danni subiti.
Betancourt ha anche ricostruito il giorno del suo sequestro affermando che le furono tolte le guardie del corpo e che i militari le permisero passare in una zona in cui c'erano combattimenti con le FARC. "Manipolare la scorta significa controllare la campagna di un candidato ed è gravissimo che succeda" ha concluso. La sua versione è stata immediatamente smentita dal generale in pensione Arsecio Barrero, che assicura di averla avvertita personalmente del rischio che avrebbe corso nel suo viaggio e di averglielo caldamente sconsigliato a causa dei combattimenti in corso nella zona.
Durante l'intervista Betancourt ha detto di essersi pentita per aver presentato la domanda di conciliazione nel modo in cui lo ha fatto e ha promesso che l'avrebbe ritirata nei prossimi giorni. Ma tra il dire e il fare c'è a quanto pare di mezzo il mare. Per ora la sua domanda va avanti e il 5 agosto è previsto il primo incontro tra i Betancourt e lo Stato colombiano.