mercoledì 11 maggio 2011

L'indignazione spagnola cerca voce il 15 maggio

Una delle cose che l'Italia e la Spagna hanno in comune è una certa apatia delle loro società. Gli italiani hanno al governo il peggiore presidente degli ultimi 150 anni, uno che organizza festini con le minorenni in casa sua, che si fa le leggi per non essere processato, che definisce "cancro" i rappresentanti di uno dei tre poteri della democrazia e non scendono indignati in piazza per costringerlo alle dimissioni, visto che l'opposizione non è in grado di farlo (e ha selezionato la propria classe dirigente tra persone che hanno un prezzo, per altro bassissimo). Gli spagnoli ti guardano e ti chiedono come sia possibile che Berlusconi sia sempre più sovversivo e gli italiani non reagiscano (tu che ti sei ormai stufata di Berlusconi e di chi lo vota e, soprattutto, del fatto che ti identifichino con questi impresentabil che continuano a difenderlo, non sempre reagisci con grazia e chiedi la prossima domanda). Poi pensano alla loro situazione e ti dicono che in fondo, neanche loro reagiscono. E in questo riconoscono una certa somiglianza.
Sono alle prese con la peggiore crisi economica della democrazia, hanno una disoccupazione che sfiora ormai i 5 milioni di persone, circa il 20% della popolazione attiva, e che arriva a punte del 45% tra la gioventù, e, nonostante quello che sostiene José Luis Rodriguez Zapatero in campagna elettorale, stanno sopportando tagli e riforme dello Stato del benessere piuttosto pesanti, ma non scendono in piazza per esigere che il prezzo della crisi sia pagato dai suoi responsabili.
Da qualche tempo uno dei libri più venduti di Spagna è Indignaos! del 92enne francese Stéphane Hessel, uno dei redattori della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E' lui che, alla sua età ormai veneranda, si indigna contro le ingiustizie e un modello sociale ed economico non sostenibile e chiede ai più giovani di reagire, di fare qualcosa, di smetterla di subire un'economia che toglie loro un futuro dignitoso.
Tempo fa, quando le rivoluzioni arabe occupavano le piazze di Tunisi ed Il Cairo e si pensava che la primavera di Bengasi e di Damasco avrebbero spazzato via i dittatori della Libia e della Siria, con la stessa velocità, in Spagna guardavano con ammirazione verso la riva sud del Mediterraneo. "Quando prenderemo esempio da loro e scenderemo pure noi in piazza a esigere dignità?!" si chiedevano nei forum e nelle conversazioni i giovani e i meno giovani. E un'italiana si trovava a seguire queste conversazioni pensando, ancora una volta, all'enorme diversità delle reazioni: davanti alle rivolte arabe gli spagnoli cercavano un esempio, un modello e una guida che li aiutasse a uscire dal loro impasse, gli italiani pensavano solo ai profughi che sarebbero arrivati, provincialissimi, nell'abisso in cui li ha gettati il berlusconismo, pure in questo (essere tra i promotori dell'abbattimento di Schengen e non vergognarsi dice tutto, a chi è in grado di capire e ricordare cosa sia l'Europa).
Insomma, una reazione spagnola, una risposta a tanto desencanto, a tanta amargura e a tanta rabbia era nell'aria.
E chissà che l'esempio dei coetanei arabi, che nelle reti sociali hanno incontrato una fonte d'ispirazione per chiedere libertà e dignità, non sia servito ai giovani spagnoli, finalmente decisi a indignarsi e a reagire. Hanno aperto una pagina web, www.democraciarealya.es in cui presentano il loro manifesto:
"Noi, disoccupati, malpagati, precari, giovani... vogliamo un cambio e un futuro degno. Siamo stanchi di riforme anti sociali, che ci lascino disoccupati, che le banche che hanno provocato la crisi ci alzino i mutui o si tengano i nostri alloggi, che ci impongano leggi che limitano la nostra libertà a vantaggio dei potenti. Accusiamo i poteri politici ed economici della nostra situazione precaria ed esigiamo un cambio di direzione. Mediante questa piattaforma vogliamo aiutare a coordinare un'azione globale e comune, tra tutte quelle associazioni, gruppi e movimenti cittadini che, attraverso modi diversi, stanno cercando di contribuire al cambio del'attuale situazione. Convochiamo tutti, in qualità di cittadini, a scendere in strada il 15 maggio, alle 18, con lo slogan "Democrazia Reale Adesso. Non siamo mercanzia nelle mani di politici e banchieri". Ti invitiamo ad unirti in modo pacifico e senza simboli politici escludenti, per far sì che si ascolti una sola voce".
Gli organizzatori sottolineano che l'iniziativa è nata "nel calore di Internet e delle reti sociali, attraverso un gruppo di discussione completamente informale chiamato "Piattaforma del coordinamento di gruppi pro-mobilitazione cittadina" il cui unico fine è favorire la discussione aperta tra tutti quelli che vogliono impegnarsi nella preparazione e nel coordinamento di azioni comuni"; e insistono a chiarire che "la piattaforma non organizzerà, fomenterà né tollererà nessun tipo di violenza, atti vandalici, razzisti, omofobi o xenofobi da parte di persone, gruppi o associazioni che aderiscono ad essa".
Alla piattaforma hanno già aderito decine di gruppi e associazioni. Su Twitter sono Trending Topic, e gli utenti hanno intenzione di mantenerli come tali, #15M e #DemocraciaRealYA. Su Facebook e Tuenti, i social networks più popolari di Spagna, insieme a Twitter, ci sono pagine e inviti alla partecipazione. Il 15 maggio sapremo se gli spagnoli hanno davvero deciso di reagire e di tradurre in azione la propria indignazione. Dall'Italia si aspettano notizie, come sempre.