martedì 10 maggio 2011

Il portavoce di Bildu: L'ETA è un problema per l'indipendentismo basco

Di Sortu prima e di Bildu poi si è sentito molto parlare. PP e PSOE hanno combattutto una lunga battaglia per impedire all'indipendentismo basco, un tempo vicinissimo all'ETA, di partecipare alle elezioni regionali del 22 maggio, sostenendo che non aveva reciso del tutto i legami con il terrorismo. Poi è arrivata la sentenza del Tribunal Constitucional, che ha riconosciuto il diritto dell'alleanza di Bildu di presentarsi alle elezioni.
E' stato allora che abbiamo potuto ascoltare finalmente la voce dei dirigenti di Bildu. 20minutos.es ha organizzato una chat, probabilmente l'unica finora, con Pello Urizar, 43enne ingegnere elettronico e informatico e portavoce di Bildu. Queste le sue parole, in italiano.

- Bildu è il braccio politico dell'ETA?
Assolutamente no. E, rispondo anche come segretario generale di EA, noi non accetteremmo mai di stare in alcun progetto che sia direttamente legato all'ETA.
- Non le sembra un po' ipocrita ricorrere al Costituzionale, quando i Paesi Baschi non hanno votato la Costituzione del 1978?
Penso sarebbe da ingenui non usare gli strumenti a nostra disposizione. Anche se aspiriamo a superare questa situazione di adesso, nel frattempo dobbiamo giocare in essa.
- Lei ha detto che il Tribunal Constitucional ha adottato una decisione politica, non delegittima i giudici questo? Il Governo ha negoziato tutto questo con l'ETA, come dice il PP?
Non credo che il Governo abbia negoziato con l'ETA, credo che sia propaganda, soprattutto di gente come Mayor Oreja (dirigente della destra radicale del PP, che attacca continuamente il Governo, sostenendo stia negoziando con l'ETA NdRSO). Davvero non lo credo. Quanto al resto, se c'è una cosa chiara, è che un tribunale i cui membroi sono indicati dai partiti politici, non è libero da pressioni.
- Mi piacerebbe sapere se sareste disposti a condannare un attentato dell'ETA, nel caso ci fosse.
Senza dubbio. Non è se saremo disposti, è che lo faremo.
- Crede che con la legalizzazione di Bildu siamo più vicini alla fine del terrorismo e alla pace in Euskadi?
Bisogna chiarire, perché Bildu non è mai stato illegale, ma la verità è che sì. Credo che tutti abbiamo chiaro che stiamo meglio di un anno fa e l'anno prossimo staremo meglio. Non sono ancora stati compiuti tutti passi, ma, ad esempio, poco tempo fa è stata inviata una lettera agli imprenditori navarri annunciando il blocco delle estorsioni. L'ETA si trova con sempre meno margini di manovra.
- Cosa succederebbe se, dopo le elezioni, si scoprisse che alcuni consiglieri sono legati in qualche modo all'ETA? Accettereste che si denunciassero e si togliesse loro la carica?
Le ultime modifiche alla Legge elettorale e dei Partiti dicono chiaramente che davanti a qualunque atto violento, se la risposta non è chiara, si può sollecitare che si tolga un incarico. Ma abbiamo chiaro che tutti i candidati di Bildu hanno firmato un decalogo, senza la pressione di nessuno, in cui rifiuta la violenza. Siamo in un nuovo ciclo.
- Quali sono le vostre proposte elettorali?
Hanno due basi, una politica, in cui chiariamo che la nostra scommessa è indipendentista e la decisione su Euskal Herria deve essere lasciata ai cittadini; l'altra è legata alla preoccupazione per la crisi economica. Ci rendiamo conto che le misure che si stanno prendendo sono dettate dal mercato speculativo, sono misure liberiste che stanno pagando la classe lavoratrice e media. Vogliamo aiutare tutte queste persone che pagano il prezzo della crisi con imposte indirette, licenziamenti ecc
- Quali soluzioni presentate alla gioventù basca, nella sua oscura speranza lavorativa?
Quelli che più stanno pagando la crisi sono i giovani, oltretutto i meglio preparati della storia di Euskal Herria. Abbiamo chiaro che il primo problema è il lavoro e che questo condiziona altre questioni come l'emancipazione. Crediamo che bisogna agire in entrambi i sensi. Bisogna aiutare queste persone che hanno conoscenze o vogliono intraprendere, per esempio, favorendo politiche di innovazione. Crediamo anche, per esempio, che tutti gli alloggi VPO dovrebbero essere in affitto, mentre ci sono persone con necessità, e quando hanno superato le difficoltà, possono cederli ad altri.
- In democrazia tutte le opzioni sono rispettabili, ma non vi siete fermati a pensare che fino a quando ci sarà l'ETA siete sotto sospetto?
Senza dubbio, forse è una delle realtà che vogliamo superare con questa scommessa. Stiamo arrivando a una situazione in cui qualunque idea o progetto che coincide con un obiettivo politico dell'ETA, anche se a lungo termine, verrebbe delegittimato. Per esempio, che Euskal Herria sia uno Stato nella UE, come vogliamo noi. In qualunque caso abbiamo chiaro che l'ETA è un problema per lo sviluppo sovrano di Euskal Herria.
- La mia domanda per voi indipendentisti è questa: perché volete separarvi dalla Spagna? Cosa pensate di guadagnare? Non credete sia meglio rimanere uniti in uno stesso Paese, più forte e con più peso? Cosa credete manchi alla Spagna per sentirvi bene in essa? Nel caso di un ipotetico referendum indipendentsta, cosa fareste se vincesse il no all'indipendenza?
Leggendo il percorso di Euskal Herria, l'unico modo che ci permetterebbe di assicurare il suo futuro, quello della cultura, dell'euskera, ecc sarebbe diventare uno Stato. Da Madrid ha imperato l'idea che deve esserci un potere centrale e che tutto il resto siano regioni, noi crediamo che questo porterebbe alla sparizione di Euskal Herria. In quanto al referendum, usiamo l'esempio del Quebec, dove ha vinto il no due volte, ma crediamo che il diritto di poter decidere, come popolo, del nostro futuro, sia importante, sempre nel rispetto di quello che deciderà la magigoranza.
- Che ruolo pensa debbano giocare le azioni di vittime del terrorismo in un nuovo scenario di pace in Euskadi?
Alle vittime come tali dobbiamo riconoscimento e appoggio. Senza dubbio bisogna tenerle in considerazione nella riconciliazione; non bisogna chiedere a nessuno che dimentichi cosa è successo, ma bisogna ricordare che anche in Bildu ci sono familiari di vittime, per esempio. Bisogna superare questa disgrazia, ma sapendo che ci sono vittime di tutti i colori. Dobbiamo raggiungere un livello in cui la riconciliazione sia una realtà e lì le vittime hanno un ruolo molto importante.
- Crede che se ci fosse stato al governo il PP tutto sarebbe stato diverso, per partecipare alle elezioni?
E' una buona domanda. Non saprei dire, perché ci arrivano informazioni secondo le quali il PP non vuole che si muovano le pedine fino a quando non arriveranno alla Moncloa, nel senso del progresso del processo di pace, per esempio. Ma sì, ti posso dire che, indipendentemente da chi sia al Governo di Madrid, l'impegno per avanzare esiste.
- Permetterete nei comuni in cui governerete gli abituali omaggi ai prigionieri dell'ETA usciti dal carcere che hanno alle loro spalle anche delitti di sangue?
Noi siamo contro la legge che impedisce ai familiari di esprimere la propria vicinanza ai carcerati. E sappiamo che chi è in prigione deve compiere la sua condanna e, una volta che lo ha fatto, ha pagato il suo debito con la società. Dobbiamo evitare di pensare che capire questo sia sostenere il terrorismo e per questo bisogna avanzare nel processo di normalizzazione e pacificazione. Ci sono alcuni però, che pensano che i carcerati uscirebbero da carcere se si arrivasse a questo processo finale: quello che dovrebbe succedere è che non ci sia più gente con la scorta, che nessuno debba pagare l'impuesto revolucionario, che non ci sia violenza, ecc. E quando si arriverà alla normalizzazione, tutti potranno difendere liberamente le loro idee politiche
- Chiederete l'avvicinamento dei prigionieri dell'ETA ai Paesi Baschi?
Lo stiamo chiedendo da molto tempo. E' una delle altre misure da adottare per arrivare a una situazione di normalità
- Pensa che la legge dei Partiti sia stata utile nella lotta contro l'ETA?
No, proprio no, dal nostro punto di vista è la stessa società, che è adulta, che deve decidere quale progetto ha un futuro e quale no. Quello che fa la Ley de Partidos è deviare da questo.
- Se l'uguaglianza, l'equità e la giustizia sociale sono i segni d'identità della sinistra, come si può coniugare un'ideologia di sinistra con qualunque nazionalismo?
Crediamo che anche se si è di sinistra si può avere una nazione come riferimento e se c'è qualcosa che unisce i partiti francesi o il PP e il PSOE, è un Paese. Noi non vogliamo rinunciare all'appartenenza a un popolo
- Cosa pensa della composizione del Governo basco e del patto PP-PSOE? Crede si ripeterà nelle prossime elezioni? Loro dicono che non romperanno…
La mia opinione è che l'accordo è legale, ma non riflette quello che vuole la maggioranza sociale di Euskal Herria, è chiaro. L'unica cosa su cui sono d'accordo è nei temi identitari, che si riflettono meglio da Madrid. Per questo molte delle misure che si propongono, per esempio, per la crisi, non trovano accordo nel resto dei posti, dove non sono capaci neanche di sedersi insieme a un tavolo. Questo accordo è più fittizio che reale.