giovedì 19 gennaio 2012

Dopo l'enoturismo, l'olioturismo: una nuova idea di viaggi in Andalusia

Stufi di Siviglia-Córdoba-Granada, delle spiagge della Costa del Sol e delle Rutas del vino, tra Jerez de la Frontera e la Serrania de Ronda? Tranquilli, l'Andalusia non smette di sorprendere e di offrire nuove opportunità per chi vuole conoscere le sue tradizioni e immergersi nella sua cultura.
Guardate verso nord-est, verso la provincia di Jaén. Qui ci sono oltre 60 milioni di olivi, sparsi in più di 600mila ettari, oliveti e oliveti su morbide colline fino all'orizzonte. Producono il 20% dell'olio mondiale e il 40% dell'olio spagnolo. La Spagna è una delle grandi potenze produttrici di olio, con ben 2,5 milioni di ettari dedicati a oliveti e una produzione di olive che supera 1,1 milioni di tonnellate all'anno. Oltre alla provincia di Jaén, sono grandi produttrici di olio anche la Catalogna, la bassa Aragona e le province di Siviglia, Córdoba e Cadice, in Andalusia.
Ed è soprattutto in Andalusia che si sta affermando un nuovo tipo di turismo, legato alla produzione dell'olio. Si chiama olioturismo e invita a scoprire le antiche tradizioni che portano dall'oliva fino all'olio. Quello stesso olio che, con grande rabbia di molti spagnoli, viene esportato in Italia, per essere lì imbottigliato e venduto come prodotto made in Italy (ma da qualche tempo l'Andalusia è impegnata a far conoscere il proprio olio come tale). Magari l'olioturismo aiuterà a scoprire quanto questo prodotto della terra appartenga anche alla cultura spagnola.
Cosa si può fare in una vacanza olioturistica lo spiega l'azienda Agraria Olearum, attiva a Cazorla, in provincia di Jaén. La sua finca Vado-Cortijo permette ai turisti di conoscree da vicino tutte le tappe della produzione dell'olio, a cui possono partecipare attivamente, se interessati. Accompagnati da tecnici specializzati, visitano gli oliveti e i frantoi. Nei primi possono raccogliere manualmente una piccola quantità di olive, "sufficiente per ottenere mezzo litro di olio extravergine"; nei secondi assistono a tutto il processo industriale dell'estrazione dell'olio e del suo imbottigliamento, partecipando attivamente all'estrazione dell'olio dalle olive, "in modo manuale". Le visite sono organizzate nei finesettimana, da ottobre a marzo, previa prenotazione (la pagina web, a questo indirizzo, suggerisce anche gli alberghi dell'area in cui pernottare).
elmundo.es segnala che da Madrid si organizzano spesso viaggi verso l'Andalusia, dal negozio-scuola El alambique. "Il viaggio, con destinazione le province di Siviglia e Cadice, comprende la visita a un frantoio di oltre 200 anni fa, in cui si elabora l'olio totalmente secondo la tradizione, con le antiche macchine ancora in piena forma: le olive si triturano con le tradizionali pietre del mulino  la pasta si pressa nei tradizionali cestini. E' praticamente l'unico frantoio andaluso che elabora tutta la sua produzione oin questo modo. E oltre a conoscere il mondo dell'olio, si visitano bodegas, forni di pane e si degustano piatti della cucina tipica andalusa".
Ancora olioturismo a Bujalance, in provincia di Córdoba, dove hanno organizzato visite del paese, degli oliveti e dei frantoi per 25 euro a persona; e, aggiungendo 10 euro, si può pranzare nei ristoranti della zona, ovviamente con l'olio prodotto nel paesino come protagonista.
L'olioturismo si sta rivelando, insomma, come una nuova nicchia del turismo rurale, ricca di potenzialità, dopo l'ormai sfruttatissima enogastronomia. Manca ancora un progetto coordinato, per ora Comuni e produttori agricoli vanno un po' per conto loro, annusando il mercato; mancano ancora le infrastrutture, alberghi, merchandising, promozione delle iniziative, che aiutino a lanciare questo tipo di offerta sul mercato nazionale e internazionale. Ma qualcosa si sta muovendo.
In Andalusia alcuni paesini dedicati alla produzione dell'olio si sono riuniti nell'Asociación Española de Municipios del Olivo e adesso promuovono il progetto Oleoturismo, in cui si scambiano esperienze e iniziative.