lunedì 10 dicembre 2012

Il Cile applica per la prima volta la Legge Anti-Discriminazione in difesa di due lesbiche

La Giustizia cilena ha applicato per la prima volta la Legge Anti Discriminazione al multare un albergo che non ha accolto due donne per il semplice fatto di essere lesbiche.
Il fatto è successo il 27 luglio 2012, nel motel Marín 014, a Santiago del Cile; due giovani donne, la 20enne Pamela Zapata Pichinao e la 21enne Carla de la Fuente Vergara, hanno chiesto una camera al motel e sono state invitate a passare in un ufficio della struttura, dove sono rimaste a lungo e da dove hanno visto varie coppie eterosessuali ottenere quella camera a loro negata. Dopo aver protestato si sono sentite rispondere da una guardia di sicurezza che non c'erano stanze e che non potevano o rimanere "all'essere quello che siete".
Le due ragazze hanno deciso di denunciare il fatto e la scorsa settimana il giudice Soledad Araneda ha emesso la sentenza con cui condanna il motel a pagare una multa di 2 milioni di pesos cileni, circa 3200 euro, perché la sua azione discriminatoria ha "carattere arbitrario, dato che non ci incontriamo davanti a una distinzione, esclusione o restrizione ragionevole, perché, al permettere l'accesso solo alle coppie eterosessuali, non si trova alcuna giustificazione, visti i cambiamenti della società". Nella sua sentenza il magistrato sottolinea come, se fosse permessa la discriminazione applicata nel motel, si favorirebbero anche, per esempio, restrizioni d'ingresso delle coppie omosessuali in un ristorante o in un cinema, cosa che "ripugna il principio di uguaglianza davanti alla legge e la necessaria tolleranza e accettazione che devono esistere tra esseri umani".
E risponde anche alle obiezioni del proprietario del motel, Héctor Mandujano, secondo il quale la presenza delle coppie omosessuali potrebbe infastidire alcuni clienti, sostenendo che questo modo di pensare non è altro che un riflesso e "una condotta che si cerca di evitare e sradicare dalla nostra società proprio con questa legge". E la legge a cui Soledad Araneda fa riferimento non è altra che la Legge Anti-Discriminazione, conosciuta nel Cile anche come Legge Zamudio, in ricordo di Daniel Zamudio, il giovane omosessuale morto a marzo, dopo vari giorni di agonia, dopo un attacco di un gruppo di giovani omofobi; il suo assassinio aveva commosso profondamente il Cile, costretto a interrogarsi sul senso del machismo della sua società e sull'intolleranza verso chi ha un altro orientamento (non solo sessuale), il presidente Sebastián Piñera aveva saputo utilizzare abilmente l'assassinio del giovane per spingere all'approvazione di questa legge anti-Discriminazione, che lotta contro tutti i tipi di discriminazione, compreso quello di genere, che caratterizzano ancora la società cilena.
La Colombia verso il matrimonio omosessuale, il Cile in lotta contro la discriminazione delle coppie omosessuali (e impegnato in un fervente dibattito, con un presidente conservatore a La Moneda, per arrivare al matrimonio omosessuale). Latinoamérica che indica la strada e allarga i diritti che l'Italia si ostina a non riconoscere. Una ragione in più per pensare bene il proprio voto, a febbraio o quando ci toccherà.