martedì 26 febbraio 2013

elconfidencial.com dopo le elezioni: Gli italiani in armi contro l'Europa

Dopo la tregua garantita da un anno di Governo Monti, hanno già iniziato, già da ieri sera, quando ancora non si capiva chi stava vincendo e chi no, con l'incubo che il premio di maggioranza della Camera andasse a Silvio Berlusconi, a chiederti come sia possibile. "Questo Paese è comico" mi dicevano via chat dall'altra parte del mondo "ma come si fa a votare per Silvio Berlusconi, di nuovo?! E' Terzo Mondo!" Chiedilo a chi l'ha votato, bonito Torna la risposta che da una decina d'anni mi tocca dare in Spagna, tutte le volte che mi chiedono.
E stamattina gli editoriali spagnoli non possono uscire dall'asombro, dallo stupore, per il caos en Italia. Tutti a chiedersi chi ha vinto e chi ha perso, chi è Beppe Grillo, perché gli italiani sono tornati a votare in massa per l'uomo che ha distrutto l'economia del loro Paese negli ultimi 10 anni, perché hanno votato per un comico. Molte analisi.
Tra le tante, quella di S. McCoy, su elconfidencial.com, che guarda le elezioni italiane in chiave europea e le inserisce nei movimenti di ribellione all'austerità e ad Angela Merkel (si farà due conti 'sta signora, per chiamarla in qualche modo, che pur di essere rieletta, in autunno, sta mandando al macero solidarietà, Europa e progetti di unificazione?), iniziati con le elezioni greche, continuati nelle manifestazioni (finora) pacifiche di Spagna e Portogallo e approdati nelle clamorose elezioni italiane. E l'Italia non è un Paese qualunque. Non solo è uno dei Paesi fondatori dell'Unione Europea, anche se tende a dimenticarlo, ma è anche la terza economia dell'Eurozona. Il suo campanello d'allarme non è un gioco. 
McCoy avverte che in realtà il campanello d'allarme avrebbe dovuto suonare già in Grecia, perché "da quelle elezioni si erano potute trarre due conclusioni chiare: la prima, che l'Europa, come progetto collettivo era morta per mano dell'austerità in quei Paesi in cui la sua applicazione, non inevitabile, è stata implacabile; la seconda, che i cittadini non credono nel sistema di rappresentazione così come è concepito e scommettono su una rottura radicale del modello. Sentimenti che si consolidano mano a mano che la recessione economica si acutizza". 
Dall'Italia il messaggio che arriva, dopo le elezioni di ieri, non è diverso: "Siamo davanti a un voto antieuropeista e antisistema, come dimostrano tanto il collasso di Mario Monti quanto l'auge di un Beppe Grillo, che è stato l'opzione di questa quarta parte degli italiani che lo considerano belligerante alternativa allo statu quo". Sono manifestazioni di un doppio sentimento "nazionalista e di rottura", "anche la minore partecipazione e la resurrezione di Berlusconi", che indicano sia il discredito della classe politica sia che il panem et circenses "continua a mobilitare questa parte della popolazione che non ha altri argomenti a cui afferrarsi". 
McCoy prevede che le analisi si fermeranno sull'aritmetica elettorale e sulla governabilità del Paese, "ma è molto più importante guardare la genesi di quello che sta succedendo non solo in Italia, ma in tutta Europa: una vera e propria rivolta cittadina, al momento pacifica, che se non gestita adeguatamente dai suoi dirigenti, minaccia di far fallire dal basso il sogno comunitario, a causa, soprattutto, dell'incapacità dei responsabili di articolare dall'alto al basso un discorso integratore, costruttivo e di speranza, non solo negli Stati membri colpiti dalla crisi, ma anche in quelli che si è soliti chiamare locomotrici. Come segnala l'ineffabile Wolfgang Münchau, è quello che succede al confondere tagli con riforme (Financial TimesAusterity obstructs real economic reform, 24-02-2013)".
McCoy, come tutti gli analisti spagnoli, non ce la fa a guardare le cose del mondo senza cercare un paragone con la Spagna. Così anche le elezioni italiane passano per queste forche caudine. E qual è il messaggio che gli italiani hanno lanciato a Mariano Rajoy? "La Grecia ha dato il via, manifestando nelle urne, con le sue corrispondenti dosi di frammentazione dell'arco parlamentare e di estremismo. L'Italia segue pericolosamente i suoi passi e minaccia di destabilizzare il precario equilibrio finanziario ottenuto dall'Eurozona senza che sia molto chiaro l'appoggio della BCE alle follie di alcuni dei dirigenti scelti dal popolo. Al momento Portogallo e Irlanda sopportano... in quel modo. Meglio per Mariano Rajoy che le sue preghiere siano ascoltate, perché se le cose non si sistemano a tempo, e continua senza affrontare in modo radicale la rigenerazione di cui il Paese ha bisogno, può lasciare in eredità un Paese ingovernabile, in cui premia più il si salvi chi può che la difesa di un'unità locale ed europea, percepita come marcia sin dalla radice. In questo sfondo, un leader opportunista o un morto inopportuno possono incendiare le strade. E allora, sicuro, sarà troppo tardi".