domenica 4 settembre 2011

Nessun sopravvissuto nell'aereo cileno caduto nel Pacifico

E' stato il Ministro della Difesa Andrés Allamand a comunicare ai cileni che non c'è alcuna speranza di trovare sopravvissuti tra i 21 passeggeri del CASA C-212, l'aereo militare di costruzione spagnola caduto nell'Oceano Pacifico, dopo due tentativi di atterraggio nell'arcipelago di Juan Fernández. A preparare al peggio i cileni ci aveva pensato il presidente Sebastián Piñera, in questo gioco delle parti che fa di settembre il mese più crudele della sua presidenza (l'anno scorso eravamo in piena operazione di riscatto, con i continui passaggi da euforia a sconforto, dei 33 minatori prigionieri della miniera San José). "Non perdiamo la fede, ma siamo realisti" aveva detto Piñera ai compatrioti, ritrovando lo spirito dei giorni di Atacama.
Ieri, nella serata italiana, i soccorritori inviati dal Cile e i pescatori di Juan Fernández, che vogliono partecipare attivamente alla ricerca dei sopravvissuti, hanno trovato i primi quattro corpi, due uomini e due donne, riportati a Santiago per essere identificati e sottoposti ad autopsia. Ma il fatto che fossero tutti senza giubbotto di salvataggio ha fatto temere il peggio agli esperti: i passeggeri dell'aereo non hanno avuto il tempo di prepararsi all'incidente. "L'impatto con l'Oceano è stato di tale forza che ha dovuto produrre la morte istantanea di tutte le persone che si trovavano a bordo" ha detto Allamand, corso sul posto non appena si è diffusa la notizia dell'incidente, e ancora lì, a seguire personalmente le operazioni di ricerca dei corpi.
Nel Cile la commozione è enorme. Ha fatto passare in secondo piano persino l'atteso incontro a La Moneda tra Sebastián Piñera e i rappresentanti degli studenti, dei professori e dei rettori, dopo mesi di manifestazioni e cortei per chiedere un'istruzione gratuita e di qualità; tutti i presenti alla riunione hanno voluto manifestare prima il dolore per la tragedia che il Paese sta vivendo e hanno preferito sfumare i disaccordi e le posizioni lontane, forse anche perché il Cile in questo momento non ha bisogno di tensioni, ma deve trovare quell'unità che riesce a fargli superare sempre tutte le tragedie che lo sfidano.
La commozione è enorme perché l'aereo militare era in volo per solidarietà: tra i 21 passeggeri c'erano un imprenditore, il filantropo Felipe Cubillos, cognato del ministro Allamand, toccato dunque personalmente da questa tragedia, e alcuni uomini di Desafío Levantemos Chile, l'ONG che aveva creato per sostenere i lavori di ricostruzione dopo il terremoto del 27 febbraio 2010; in particolare Cubillos era interessato alla ricostruzione nell'arcipelago Juan Fernández, lontano circa 670 km dalle coste cilene e colpito da un feroce tsunami, subito dopo il sisma. Con lui e gli uomini della ONG viaggiavano anche alcuni funzionari pubblici, del Ministero della Cultura, e vari uomini delle Forze Armate. Soprattutto, c'erano Felipe Camiroaga e una troupe di TVN, la televisione pubblica cilena; volevano essere sul posto per documentare gli aiuti portati alle isole.
Camiroaga era uno dei volti più noti e più amati della tv pubblica cilena: da vent'anni era uno dei presentatori più popolari di TVN e dal 2005 era uno degli animatori di Buenos días a todos, il magazine mattutino con cui milioni di cileni si risvegliano. E non solo. Per due anni, nel 2009 e 2010, è stato anche uno dei presentatori del Festival Internacional de la Canción de Viña del Mar, la più importante manifestazione musicale del Cile e, probabilmente, dell'intero Cono Sur. Avrebbe compiuto 45 anni l'8 ottobre, era uno degli scapoli d'oro del Cile e il genero ideale di ogni madre, con una vita sentimentale osservatissima dal gossip locale; lo chiamavano Halcón de Chicureo, il Falco di Chicureo, dalla zona alta di Santiago in cui viveva, tra cavalli e falchi, che si divertiva ad ammaestrare.
Da quando si è saputo dell'incidente aereo, decine di cileni hanno raggiunto i cancelli della tv pubblica per portare la propria testimonianza d'affetto ed esprimere il proprio dolore per la morte di Felipe, sperando fino all'ultimo che ci fosse stato un miracolo impossibile.
La Nación ricorda oggi una delle ultime interviste rilasciate dal presentatore, alla rivista Cosas, in cui raccontava come l'incendio della sua casa, a febbraio, lo avesse addolorato e gli avesse cambiato la vita, costringendolo a uscire di più e a essere più socievole, in attesa della sua ricostruzione. Raccontava anche il desiderio di avere una famiglia prima dei 50 anni e spiegava il suo rapporto con la morte: "Non mi fa paura, ma non mi piacerebbe morire. Mi ricordo che mia madre, poco prima di morire, mi disse: "Stiamo vivendo così bene, che mi stufa morire". Mi succede la stessa cosa".
Mentre il Paese cerca di superare lo choc, a Juan Fernández continuano le operazioni di ricerca: l'esercito ha inviato altre navi d'appoggio, le società di telefonia hanno aumentato il segnale delle reti di telefonia fissa e mobile, in modo da facilitare i contatti tra i soccorritori. Il Governo ha promesso che farà tutto il possibile per riportare a casa i corpi di tutti gli sfortunati passeggeri dell'aereo caduto e si spera che settembre la smetta di essere così crudele con il Cile.