martedì 10 luglio 2007

10 anni dopo l'assassinio di Miguel Angel Blanco

10 anni fa l'ETA rapiva e uccideva Miguel Angel Blanco, giovanissimo consigliere comunale del PP di Ermua, nei Paesi Baschi. Quell'assassinio, così crudele e assurdo, stabilì un prima e un dopo nella percezione del terrorismo che avevano gli spagnoli. Dal senso di solidarietà, dalle manifestazioni e dal grande pathos che sconvolsero il Paese nelle 48 ore che decisero il tragico destino del giovane consigliere, nacque il cosiddetto Spirito di Ermua, il valore dell'unità contro la violenza, aldilà di qualunque divisione ideologica. Uno spirito più che mai rimpianto in questi giorni di anniversario.
Ho molti ricordi di quei giorni, perché fu allora che la mia passione per lo spagnolo si fece più intensa.
Miguel Angel fu rapito il 10 luglio 1997, con un ultimatum: sarebbe stato ucciso se entro 48 ore tutti i terroristi in prigione non fossero stati portati nei Paesi Baschi. Anche volendo, un ultimatum impossibile da soddisfare. Ma la Spagna intera non volle. Disse di no il governo ma, soprattutto, il Paese.
Ricordo le strade di Madrid e di tutta la Spagna inondate di persone. Per la prima volta milioni di persone per le strade, stufe di tanta violenza. Ricordo lo slogan di quei giorni: Basta ya! adesso basta!, le mani bianche che i manifestanti agitavano, a sottolineare l'innocenza delle vittime. Ricordo i fiocchi azzurri con cui gli spagnoli manifestavano solidarietà a Miguel Angel nella sua prigionia. Furono ore di intense emozioni, di rabbia e di speranza che sorpresero tutti. Ma che non arrivarono al cuore dell'ETA. Miguel Angel fu ritrovato agonizzante in un bosco, con un colpo in testa, e sarebbe morto poche ore dopo in un ospedale della sua terra. Successivamente emersero particolari raccapriccianti, come gli ultimi istanti di vita del giovane consigliere, costretto a inginocchiarsi prima di ricevere gli spari fatali da pochi centimetri di distanza.
Non credo che dimenticherò mai la fotografia di Miguel Angel Blanco, il suo volto dolce e innocuo, che la Spagna del 1997 agitava con rabbia, urlando il suo no al terrorismo. Mi basta vederla, perché nel suo Paese Miguel Angel non è mai stato dimenticato e basta il suo nome per pensare a quei giorni, per ricordare.
Internet era agli albori della sua storia e navigando scoprii una delle tante iniziative che volevano trattenere lo Spirito di Ermua e dare sfogo a tanto dolore. Un'Università di Madrid, credo la Complutense, ma non ricordo, aveva aperto un sito per ricordare la tragedia e per illustrare tutte le iniziative che avrebbe assunto per dire no al terrorismo. Cercavano volontari e traduttori di tutte le lingue per far arrivare il loro messaggio ovunque. Il mio spagnolo allora era traballante, ma li contattai e ricordo ancora l'emozione di chi mi rispose, ringraziandomi perché anche in Italia era arrivata l'eco della tragedia di Miguel Angel Blanco. Furono settimane intense, che mi permisero di conoscere persone piene di entusiasmo e di voglia di esserci: si sentivano parte di una causa nobile, importante e irrinunciabile.
Non so dove siano, oggi che la Spagna è incapace di parlare di terrorismo dall'unità e che anzi lo usa per azzanarsi e per frantumarsi. A quei giorni devo il desiderio di mettere ordine nel mio spagnolo appreso dalla lettura dei quotidiani, ma mai studiato, e il mio primo viaggio a Siviglia. E devo anche l'emozione di questa giornata in cui i telegiornali si rimandano le immagini delle grandi manifestazioni di luglio 1997, chiedendosi dove sia finita quella Spagna unita e invitta da qualunque violenza.