Hanno conquistato Europa e Nord America e adesso gli orti urbani stanno
diventando un'importante realtà anche nel Cono Sur. In Colombia la Fundación Marie
Poussepin, guidata da Ruth García, li propone addirittura come occasione di
guadagno economico per le donne capofamiglia. Il progetto è peculiare perché
gli orti urbani della Fondazione non solo prestano attenzione all'ambiente, ma
sono anche coltivati con uno scopo preciso: fornire le piante alle case
farmaceutiche. "Ci siamo interessati all'agricoltura urbana prima di tutto
perché a San Cristóbal Sur, dove abbiamo la nostra sede, avevamo avviato già
molti progetti di orti ecologici e poi perché ho contatti con il settore farmaceutico
e fitoterapeutico, dato che offro loro consulenze per i loro progetti. Hanno
bisogno costante di piante organiche e abbiamo così ottenuto il primo
cliente" spiega Ruth García al quotidiano El Espectador.
Gli orti della Fondazione sono sette, "nelle stesse case delle
signore che lavorano nella fondazione". Lo sviluppo tecnico è il settore da rafforzare: "Abbiamo
volontari, ingegneri agronomi, ma non sono ancora sufficiente, la nostra sfida
è riuscire a ottenere risorse per avere orti sostenibili, con cui le donne
possano avere guadagni significativi".
Proprio la mancanza di esperienza e di tecnici esperti ha fatto sì che le mete
degli orti siano stati inferiori alle richieste dei potenziali clienti; per
esempio, un'impresa richiedeva 500 kg di ravanelli e gli orti della Fondazione
ne hanno prodotti solo 120. "All'inizio non abbiamo fatto l'analisi dei
suoli per mancanza di risorse, perché richiedono alti investimenti"
riflette Ruth Garcia nell'intervista "Ma abbiamo sempre maggiori
appoggi, come quello che ci ha appena dato la Fondazione Donne di Successo,
affinché gli orti funzionino come speriamo".
Nel frattempo gli orti urbani della Fondazione producono sia le erbe richieste
dalle industrie farmaceutiche che ortaggi venduti agli amici e ai vicini di
casa. "Abbiamo ancora molto camino da percorrere" ammette Ruth
"Ma abbiamo già una grande soddisfazione: non solo abbiamo già guadagni
economici, ma li abbiamo anche nella qualità della vita delle donne e nel loro
stato d'animo. Gli orti e il contatto tra di loro offrono un altro modo di
viverre: mangiano in modo più sano, alimentano il loro spirito, danno un
contributo alla sostenibilità del pianeta".
Una delle caratteristiche di questi orti, su cui le donne della Fondazione non
sono disposte a transigere, è infatti la loro biosostenibilità: non ci sono
risposte chimiche alle piaghe e ai pericoli per le coltivazioni.
"Andrebbero contro la nostra filosofia e la nostra concezione di cosa vuol
dire organico. Per cui preferiamo le ortiche, l'aglio, l'ají, che sono
eccellenti soluzioni naturali"