Il primo è stato Miguel Bosè. El corazón que a
Triana va, nunca volverá cantava in Sevilla e nessuno gli ha mai dato torto.
Poi c'è stato un bell'articolo di GQ, che ha avuto molto successo su Rotta a Sud Ovest e che, raccontando Siviglia come la città più bella del mondo, definisce Triana come la Catalogna di Siviglia. Non mi era mai
passata per la testa questa definizione, ma la trovo divertente e azzeccata.
"Andiamo a Siviglia" dicono i trianeros che attraversano il Puente de
Triana. E io mi chiedo sempre se chi abita in collina, attraversando il ponte
della Gran Madre dice, "Andiamo a Torino", perché non l'ho mai
sentito.
Triana, il quartiere del flamenco, degli azulejos, dei gitani e dei marinai che
hanno conquistato l'Impero spagnolo, è una delle anime di Siviglia, ma dà la
sensazione che senza Siviglia sarebbe la stessa (mentre Siviglia senza Triana
sarebbe inimmaginabile). Triana è come una vendetta della storia, una sorta di giustizia per gli ultimi: era il quartiere dei gitani, dei marinai, dei poveri, che conquistavano le ricchezze per la Corona spagnola, ma erano poi respinti da Siviglia sull'altro lato del fiume. E loro, i rifiutati, i discriminati, hanno inventato l'anima della città: il flamenco, i laboratori della ceramica, il gusto di vivere all'aperto, le corride.
A Triana si arriva attraverso l'omonimo ponte, il più fotografato della città:
neanche il Ponte dell'Alamillo, avveniristica creazione di Santiago Calatrava,
può niente contro il suo carisma. Si viene accolti dalla plaza de Altozano,
che indica immediatamente l'anima del quartiere con i suoi monumenti al torero
Juan Belmonte e alle gitane. Corrida e flamenco. Inseparabili e trianeros.
E poi ci si perde nelle sue vie. Vie strette, di case bianche e basse, di
cancelli in ferro battuto che danno su patios silenziosi e profumati, di
verande di legno e ferro battuto. Vie lunghissime, che corrono verso l'interno
del quartiere e che affascinano con le rare viuzze perpendicolari, con scorci da cartolina sul Guadalquivir e su Siviglia.
Triana è un atardecer dal Guadalquivir, guardando Siviglia e inseguendo i
propri pensieri. E' una cena in calle Betis, tra tutte le lingue d'Europa che
si sovrappongono e si fermano ammirate a guardare la Giralda illuminata. E' un
fritto misto alla barra di un bar con gli azulejos alle pareti, i tovaglioli per terra e chiacchiere dal pesante accento sivigliano.
E' l'ultimo saluto alla Esperanza de Triana e alla Virgen de la O, le uniche
due vergini che non si dimenticano mai nell'itinerario di despedida, prima di
prendere un nuovo aereo per tornare a Torino. E' anche tutte le prime foto dal
Puente de San Telmo e dall'Avenida de Colón per sentire che sì, si è di nuovo a
Siviglia.
Oggi l'Ufficio del Turismo di Siviglia promuove Triana con questo bel video, che in poco più di un minuto cerca di sintetizzarla.