venerdì 4 aprile 2014

Il PSOE recupera Zapatero: celebrerà i 10 anni dal suo insediamento per rivendicare i progressi sociali

Fino a pochi mesi fa era impensabile e improponibile. Terrorizzato dall'indignazione popolare per la crisi e dalla rabbia scatenata contro José Luis Rodriguez Zapatero, il PSOE tendeva a nascondere il suo ultimo ex Presidente del Governo (e per gli stranieri che continuano ad ammirare i profondi progressi sociali compiuti dalla Spagna sotto Zapatero, era davvero difficile anche solo nominare il leader socialista, senza scatenare la sarcastica reazione dell'interlocutore spagnolo). Ma adesso basta.
Il 17 aprile saranno 10 anni dall'insediamento di José Luis Rodriguez Zapatero alla Moncloa (e un paio di giorni prima saranno 10 anni dal suo magnifico discorso alla Camera, quello del 'non raggiungeremo l'utopia, ma ci indicherà la direzione", una delle migliori sintesi di quello che dovrebbe essere il socialismo europeo del XXI secolo; se volete leggerlo, in spagnolo, elmundo.es lo conserva ancora in .pdf). Celebrare o non celebrare l'anniversario? Festeggiare la vittoria alle elezioni, il 24 marzo 2004, giusto tre giorni dopo il decennale degli attentati alla Stazione di Atocha di Madrid sembrava, giustamente, inopportuno. Il 17 aprile è una data sufficientemente lontana dall'anniversario dell'attentato terroristico e non è offensivo per la sensibilità delle vittime celebrare la vittoria socialista.
Così, dopo averci molto pensato, il PSOE ha deciso di rivendicare i governi di José Luis Rodriguez Zapatero. Non avranno saputo affrontare la crisi economica, avranno proposto soluzioni inadeguate, rinnegando i valori di sinistra, come ancora oggi rimproverano a ZP i suoi stessi elettori, ma l'eredità lasciata in materia di diritti individuali e conquiste sociali è ormai patrimonio di tutti gli spagnoli. Ed è ancora più significativa se paragonata alle azioni del Governo di Mariano Rajoy.
Zapatero e il PSOE hanno dato agli spagnoli le leggi sull'Uguaglianza, sul Matrimonio Omosessuale, sul Divorzio Express, sulla Dipendenza (garantiva indipendenza economica ai disabili e ai familiari che li assistono), sull'Aborto (fino ad allora era ammesso solo in tre circostanze, con questa legge è libero fino alla 22° settimana). Sono leggi che il PP ha cercato di bloccare (ha portato il Matrimonio Omosessuale alla Corte Costituzionale, dove è stato sonoramente sconfitto), ha svuotato (la legge di Dipendenza), ha cercato di cambiare (la controriforma della legge sull'Aborto sta provocando continui appelli al ripensamento, non solo da parte delle donne, ma anche dei medici, dei magistrati e di numerose associazioni).
Dunque, alla vigilia delle elezioni europee del 25 maggio, il PSOE intende rivendicare quelle leggi e quell'idea di società e di libertà individuale. Lo fa per cercare di risalire la china, per marcare la differenza e la distanza dal modello di società che il PP sta imponendo, per dimostrare che non è vero che PP e PSOE sono la stessa m.
Già da tempo numerosi dirigenti chiedevano di recuperare la figura di José Luis Rodriguez Zapatero e di difendere le sue leggi. Da qualche tempo, l'ex Presidente del Governo, il più discreto e il più silenzioso degli ex premier, l'unico che nelle interviste si rifiuta di commentare l'azione politica di Mariano Rajoy, ha ripreso ad avere un certo protagonismo nei comizi del partito. Una delle prime a recuperarlo e a volerlo al proprio fianco è stata Susana Diaz, la Presidente della Junta de Andalucia. E' stata lei, appartenente a un'altra generazione, simbolo del rinnovamento necessario nel socialismo spagnolo, a rivendicare per prima l'orgoglio socialista: "Abbiamo sbagliato, dobbiamo chiedere scusa per i nostri errori, ma rivendichiamo quello che siamo, i valori che difendiamo, ritroviamo il nostro orgoglio" ripete nelle interviste e nei comizi.
A novembre José Luis Rodriguez Zapatero ha presentato El dilema, il libro in cui spiega i suoi ultimi 600 giorni di Governo, la vertigine di quei giorni in cui ogni decisione invisa ai mercati significava un aumento vertiginoso dello spread. "Ho difeso la sovranità della Spagna" ha detto nelle interviste, per spiegare la decisione di abbandonare le politiche sociali e introdurre l'austerità nella Piel de Toro. La sovranità era la sua ossessione, evitare a tutti i costi il rescate, il salvataggio, una parola che per mesi in Spagna è stata come un incubo. E' entrata anche nella satira e nel sarcasmo del linguaggio comune, ma adesso non fa più paura. E i socialisti potrebbero rivendicare anche il merito di questo: Zapatero ha sacrificato la propria carriera politica, per evitare alla Spagna il rescate.
Potremmo discutere se è bene che un leader socialista rinunci ai propri valori, alla solidarietà in nome dell'austerità. Ma bisognerebbe essere onesti fino in fondo: se in Europa i governi progressisti sono in netta minoranza, se ogni decisione contraria agli interessi finanziari costa decine di punti di spread e la reazione furiosa di Berlino, forse è in tutta Europa che bisognerebbe votare in modo diverso. Forse bisognerebbe evitare di votare con la pancia e fare in modo che a Bruxelles e a Strasburgo non vadano populisti e qualunquisti, ma maggioranze che difendono la solidarietà contro l'austerità, un'Europa che vuole l'unione politica e fiscale e non un'Europa che difende gelosamente le prerogative degli Stati (più forti).
Forse, al votare, il 25 maggio, bisognerebbe ricordare questi ultimi anni, chi e quali idee hanno imposto austerità, crisi e povertà alle classi disagiate e a tutti i Governi dei Paesi in crisi; bisognerebbe pensare ad Atene, a Madrid, a Lisbona, alla loro rabbia e al loro dolore; bisognerebbe ricordare che un'altra Europa è nelle nostre mani, dando maggioranze forti a chi crede nella solidarietà e propone leggi per le libertà individuali e il progresso sociale (di tutti).
Il PSOE non ha ancora stabilito la data della Festa per i 10 anni di Zapatero: il 17 aprile cade durante la Settimana Santa, per cui, commentano i media spagnoli, è molto probabile che la data prescelta sia il 26 aprile. Rotta a Sud Ovest non mancherà, ZP!