martedì 10 marzo 2009

Marzo, il mese più bello per scoprire Siviglia

Sono questi cieli azzurri d'Andalusia e queste temperature che sanno di primavera, dopo un inverno insolitamente lungo e troppo piovoso, che sono come la Mastercard: non hanno prezzo. Il sole è già alto sull'orizzonte, come a Torino lo sarà solo tra un mese, ma bisogna essere onesti, non è un merito di Siviglia: in fondo è pur sempre l'unica grande città europea alla stessa latitudine di Algeri, ovvio che goda dei vantaggi astronomici del sud. E queste prime giornate che reclamano le maniche corte mettono di buonumore, anche se poi si dovrà tornare ai soprabiti e alle giacchette dell'instabile primavera.
Il mese più bello di Siviglia non è aprile. E' marzo. Con queste attese cariche di ottimismo e di buonumore per l'imminente primavera, che in città significano Semana Santa, Feria de Abril e Romeria del Rocio, i tre grandi appuntamenti irrinunciabili per ogni sivigliano che si rispetti. In centro iniziano i preparativi per le processioni della Semana Santa (bisogna spostare i kioskos dei giornali, costruire le tribunette sulla plaza de San Francisco e sull'Avenida de la Constitución, tragitto obbligato di tutte le Hermadades dirette alla Cattedrale) e quando poi, ma sarà davvero ancora molto più avanti, appariranno i toldos, i grandi teloni che da un tetto all'altro impediranno al sole di raggiungere le calles, sarà davvero Siviglia, con il suo caldo, i suoi adolescenti che si tuffano nel Guadalquivir, i suoi turisti sudati in canottiera e ventaglio, le sue plazas che dal tramonto si riempiono di persone in cerca di refrigerio, come lucertole al contrario. Che poi sarebbe solo maggio.
E' marzo, dicevo, il mese più bello. Si raggiunge il Guadalquivir e si legge El Pais o il Diario de Sevilla su una delle panchine davanti al fiume, sorseggiando un tinto de verano comprato nel chiringuito sul Paseo de Colón e gettando un'occhiata alla calle Betis, sull'altra riva. Ma, la cosa più bella è offrire il viso al sole. I turisti e gli stranieri si riconoscono per questo, per l'espressione felice e goduta con cui porgono il viso al sole. Starebbero ore così, a godersi questo tepore che invidiano a Siviglia, pensando che sia così gentile e piacevole tutto l'anno. I turisti. Ce ne sono già tanti a Siviglia. In Mateos Gago, la deliziosa via che dalla Cattedrale sale verso Santa Cruz, i tavolini all'aperto dei bar sono affollati di lingue straniere. Gli italiani non mancano mai. Ma siamo in crisi. Noi e loro.
E' un mese, marzo, per riscoprire il gusto di mangiare all'aperto, per fare quattro chiacchiere sulla Spagna che ha appena superato il turno in Coppa Davis (capirò mai un popolo che si esalta per aver vinto contro la Serbia avendo Rafa Nadal nelle proprie file ed essendo detentore della Coppa? Questi o si credono i supermegacampeones senza aver mai vinto niente o non si rendono conto di chi sono, vie di mezzo, mai!), per sfogliare le riviste innamorate di Eva y Cayetano, la coppia del momento, o per guardare, semplicemente, i turisti che passano e gli aranci carichi di frutta che profumano l'aria.
Le tapas, perché queste cose si fanno spiluccando tapas, sono forse l'unica cosa che invidio alla cucina spagnola. Sarà che un italiano difficilmente si sente attratto dalle altre cucine mediterranee, più o meno simili alla sua e senza, però, la sua varietà. Ne parlavo tempo fa con alcuni amici italiani in vacanza a Madrid. Chiedevo loro, ok, ma allora il jamón vi è piaciuto? e il queso manchego? e loro, sì buoni, ma è prosciutto, è formaggio, niente di che! (più che altro lamentavano l'eccessivo uso dell'aglio della cucina madrilena... alla fine avrà ragione Victoria Beckham, secondo cui Madrid puzza d'aglio?) E infatti per me la paella, orgoglio di qualunque spagnolo (quando ti invitano a casa te la fanno quasi sempre), non smette di essere un semplice risotto allo zafferano con frutti di mare (sai quanti risotti si fanno in Italia??) e la tortilla de patatas, di cui sono ghiotti e fieri, una semplice frittata di patate (di nuovo: sai con quante cose si può fare una frittata in Italia??). Il fatto è che la cucina italiana è molto più varia di ingredienti e creatività. Basta andare da Mercadona, una specie di Ipercoop andaluso, per rendersene conto: hanno quasi sempre solo due tipi di insalata. Io, che non sono una cultrice della cucina, e non vado molto più in là della lattuga (che Mercadona non ha mai, per trovarla bisogna andare nei mercati coperti dell'Encarnación e di Triana, dove comprerei davvero proprio se non rimanesse altra scelta sul pianeta), so che solo l'Ipercoop vende almeno cinque varietà di insalata. Anche questo fa la differenza e mi spiega perché la cucina spagnola non mi ha mai esaltato.
Però le tapas sono un'altra cosa.
Non potresti spiluccare distrattamente, perderti osservando i turisti, goderti il tepore e i colori di questo inverno forse definitivamente avviato verso la primavera, se non fossero tapas. Ecco, le tapas, con un buon tinto de verano, il profumo delle arance che si spiaccicano sul suolo (ieri il Correo de Andalucia riportava che a causa delle piogge invernali la produzione cittadina delle arance è triplicata, per cui ci saranno ritardi nel loro ritiro; il loro destino, a causa dell'inquinamento, sarà la distruzione: anni fa servivano per produrre la marmellata), un flamenco-pop dalle auto di passaggio fanno sentire la primavera sivigliana come poche altre cose.
PS In realtà avevo iniziato questo post per parlare dei Parchi Nazionali che sono una bella alternativa di viaggio in Andalusia in questa stagione, poi mi sono persa. Sarà per un'altra volta.