martedì 10 marzo 2009

La prima lezione di Pablo Pineda, primo insegnante con la Sindrome di Down

Pablo Pineda ha 35 anni, è nato a Málaga, ed è il primo europeo affetto da sindrome di Down ad aver terminato l'università, laureandosi in Magistero. Adesso gli mancano quattro esami per specializzarsi in Psicopedagogia.
Ricordo di averlo visto in televisione varie volte, intervistato in programmi come Informe semanal. Mi aveva colpito per la tranquillità con cui assumeva la sua condizione, senza cercare di negarla e senza sentirsi sminuito o inferiore per questo; parlava con una proprietà di linguaggio e con una convinzione che lo facevano prendere sul serio, ammirare con sincerità piuttosto che sentire una tenera pena per la sua volontà. Una delle cose che meno sopporta, aveva detto tempo fa in un'intervista a El Pais, è che la gente lo tratti come un bambino semplicemente perché è Down. Ha saputo della sua diversità intorno ai 6-7 anni, quando gli è stata spiegata da un dottore. "Sono tonto?" è stata la domanda e la preoccupazione immediata. "Posso continuare a studiare?" la domanda e la preoccupazione successive. Ha continuato a studiare, vincendo pregiudizi e resistenze di professori e compagni, finendo con conquistarli sempre tutti, aiutato da una famiglia che non lo ha mai protetto e gli ha sempre insegnato ad essere autonomo e a cavarsela da solo. Come quelle volte che pioveva e chiedeva di essere accompagnato a scuola e suo padre gli dava i soldi del biglietto: "Prenditi l'autobus e va' a scuola da solo". E poi lui o i fratelli lo seguivano di nascosto per vedere se e come poteva cavarsela da solo. Ha studiato con ferrea volontà perché gli piaceva: "Impazzisco per la storia e le scienze sociali, potrei leggeri gli annuari di storia per ore" ha raccontato.
Ieri Pablo ha realizzato uno dei sogni della sua vita: essere maestro di una classe di bambini. E' successo nella 6° classe di Primaria della scuola Miguel de Cervantes di Montemayor, in provincia di Córdoba.
La sua presenza è stata organizzata alcuni mesi fa, quando i 385 alunni della scuola hanno visto il film Yo también (Anch'io), in cui lui racconta la propria storia, e i professori hanno lanciato una specie di concorso, ¿Te gustaría que Pablo fuera tu maestro?. Con testi o disegni gli allievi dovevano spiegare perché sarebbe loro piaciuto avere Pablo come maestro per un giorno. E ieri è stato il grande giorno.
Anche per Pablo Pineda. "Chiaro che mi piacerebbe insegnare, per questo ho studiato Magistero e mi mancano solo quattro esami per finire Psicopedagogia. Ma so che se finissi davvero con insegnare in una scuola sarebbe bestiale per la società" ha detto ai media "Le famiglie hanno ancora paura delle persone down, che siano maestri, che siano i fidanzati delle proprie figlie o dei propri figli..."
Nella sua lezione ai ragazzi Pablo ha parlato della sua esperienza cinematografica, spiegando come nasce un film e i dettagli tecnici della sua realizzazione. E' stato interrotto un paio di volte dalle domande dei suoi ascoltatori e ha risposto ad entrambe riprendendo poi il filo del suo racconto. La sua condizione è stata affrontata una sola volta, quando gli è stato chiesto il perché del titolo del film e lui ha spiegato che "è come una metafora della riaffermazione dei diritti delle persone con sindrome di Down: anch'io posso, anch'io posso farlo, anch'io posso studiare, anch'io posso innamorarmi". Poi la lezione è andata avanti, con Pablo che ha ricordato che "siamo tutti diversi e tutti siamo uguali", per affermare i diritti delle persone con deficienze mentali (che, come tiene a sottolineare lui, non sono malattie mentali), e ha invitato all'impegno per l'integrazione nella società delle persone con handicap perché anche loro, come tutti "possono arrivare dove ci proponiamo di arrivare". E poi, parlando ai genitori dei due bambini down presenti nella scuola, ha ricordato che non è detto che anche i loro figli arrivino, come lui, all'università: "Non bisogna chiedere ai down di studiare a tutti i costi, ma neanche bisogna pensare che non concluderanno niente. La cosa importante è educarli ad essere autonomi e felici, per questo bisogna dare loro libertà ed evitare l'eccessiva protezione, affinché anche loro possano imparare dalla sofferenza e dalle brutte esperienze. Che sono quelle che permettono a tutti di avanzare".
Per i bambini di Montemayor una grande giornata e per gli adulti una frase di Pablo: "Mi sono stancato di essere sempre un bambino, l'eterno studente, adesso voglio insegnare anch'io". Ma, in effetti, siamo pronti a vedere una persona affetta da sindrome di Down, laureata e specializzata, dunque perfettamente qualificata, seduta in cattedra ad insegnare nelle nostre scuole?