lunedì 3 agosto 2009

Una Federazione Spagna-Portogallo? a volte ci pensano

Siviglia-Lisbona sono poco più di quattro ore di autobus attraverso i boschi d'Andalusia e le campagne del Portogallo. In primavera il collegamento è bisettimanale e lo raccomando a chiunque abbia qualche giorno a disposizione, non solo per scoprire la deliziosa capitale portoghese, ma anche solo per veder passare al finestrino castelli moreschi, villaggi bianchi e montagne gentili di macchia mediterranea. Quando sono andata a Lisbona la prima cosa che mi hanno detto a Siviglia è stato: "Non parlare spagnolo, ci odiano, se parli italiano ti rispondono più facilmente". In realtà, data la vicinanza linguistica tra spagnolo e portoghese, mi è sempre venuto da parlare più spagnolo che italiano e i lisboetas hanno avuto una cordialità e una gentilezza come raramente si incontrano in Andalusia.
Mi viene in mente questo ricordo al leggere i risultati dell'ultimo sondaggio del Barómetro de Opinión Hispano-Luso del Centro de Análisis Social de la Universidad de Salamanca. Il 39,9% dei portoghesi e il 30,3% degli spagnoli sono favorevoli a una federazione tra i due Paesi, un'idea vagheggiata da secoli (l'ultimo a proporla, qualche mese fa, è stato lo scrittore Premio Nobel José Saramago) e che però trova contrario il 30% degli intervistati di entrambi i Paesi.
Secondo i risultati spagnoli e portoghesi, pur condividendo oltre 1200 km di frontiera si conoscono poco e tra i due sono i primi piuttosto indifferenti all'esistenza degli altri. Ad esempio, il 54,2% dei portoghesi conosce il nome del premier spagnolo, in compenso, solo l'1,2% degli spagnoli conosce quello del portoghese; il 53% degli spagnoli è stato nel Portogallo, in Spagna è stato l'84% dei portoghesi (ma ammettiamolo, la geografia obbliga: se vogliono uscire dal loro Paese via terra non è che i portoghesi abbiano altre opzioni). Il 76,2% degli spagnoli si oppone al portoghese come lingua obbligatoria e preferisce sia opzionale, nel Portogallo, invece, il 50% dei cittadini ritiene che lo spagnolo dovrebbe essere obbligatorio e l'85,1% lo preferirebbe facoltativo. Sono ancora i portoghesi i più favorevoli a una maggiore cooperazione tra i due Paesi: sono favorevoli a un sistema fiscale comune (59%) e alla soppressione delle restrizioni per la mobilità e per la residenza di professionisti, lavoratori e imprese (72%), le percentuali degli spagnoli che appoggiano queste misure sono rispettivamente del 37 e del 63%. Sono indicativi della considerazione e dell'immagine che i cittadini di un Paese hanno dell'altro anche i nomi dei tre personaggi di un Paese più popolari nell'altro. Luis Figo, Cristiano Ronaldo e José Saramago sono i portoghesi più conosciuti in Spagna. Julio Iglesias, re Juan Carlos e la principessa Letizia sono i tre spagnoli più noti nel Portogallo.
Il maggiore interesse del Portogallo per la Spagna è comprensibile sia da un punto di vista geografico che economico. Chiusi nell'ultimo angolo della penisola iberica prima dell'Oceano (non per niente la loro vocazione è sempre stata essenzialmente marinaia), se vogliono avere rapporti con l'Europa i portoghesi devono passare necessariamente dalla Spagna: persino il loro approvvigionamento d'acqua passa attraverso gli accordi con Madrid: il Tago, che dà acqua a buona parte del Paese arriva dalla Spagna e i grandi invasi spagnoli, che diminuiscono la portata del fiume, creano a volte tensioni tra i due Paesi. Ma non è solo la geografia: Spagna e Portogallo sono usciti quasi contemporaneamente da una lunga dittatura fascista che li ha tenuti per decenni lontani dall'Europa. La Spagna però è riuscita a proporsi come una delle giovani democrazie più solide e una delle economie più dinamiche del continente, il Portogallo fatica a lasciare ritardi e povertà, contendendo alla Grecia la coda dell'Unione Europea. La Spagna è per i portoghesi un modello e un esempio. "Uno dei punti che più ammiriamo è il sistema sanitario spagnolo" dice Adolfo dos Santos Martins, responsabile degli emigrati portoghesi nelle Asturie intervistato dal quotidiano di Oviedo La Nueva España (in Spagna i risultati dell'inchiesta del Barómetro de Opinión Hispano-Luso hanno avuto vasta eco sui quotidiani) "Nel Portogallo funziona male e le poche infrastrutture si curano ogni volta di meno, tutto viene centralizzato a Oporto e a Lisbona, così molta gente si trova senza le attenzioni di cui ha bisogno. Anche il lavoro e il sistema pensionistico attirano i portoghesi. Non perché nel Portogallo non ci siano posti di lavoro, che potrebbero essercene più che in Spagna, ma per le condizioni di lavoro e i salari, che sono molto migliori a prezzi sempre più simili. Inoltre il sistema pensionistico spagnolo è più sviluppato, e fa sì che i portoghesi preferiscano lavorare in Spagna". Il disinteresse spagnolo per i vicini è altrettanto comprensibile: gli interessi strategici di Madrid sono in Europa e in America Latina, i punti di riferimento sono le grandi potenze europee, la vicina Francia soprattutto; non c'è dunque molto spazio per il piccolo e più povero Portogallo nell'immaginario spagnolo, per quanto vicino. Eppure gli spagnoli potrebbero sbagliarsi, come fanno notare i quotidiani che si sono appassionati all'inchiesta e all'ennesimo ritorno dell'iberismo, la corrente che vuole un rapporto più stretto tra i due Paesi della penisola: una Federazione tra Spagna e Portogallo sarebbe il Paese più grande dell'Unione Europea, il quinto per PIL e con un numero di abitanti simile a quello di Regno Unito e Italia, in grado, dunque, di parlare davvero da pari a pari con le grandi potenze dell'Unione, il numero di deputati a Strasburgo sarebbe tale da rendere più forte la difesa degli interessi luso-spagnoli nel Parlamento europeo. Insomma, la Spagna avrebbe tutto da guadagnarci. Certo, ci sarebbe da stabilire la forma dello Stato, i portoghesi non sono disposti a tornare sotto una monarchia, gli spagnoli non sono disponibili a un altro scontro monarchia-repubblica. Ma se è vero, come dicono, che il calcio può quello che non può la politica e che Cristiano Ronaldo avvicina i due Paesi più di un vertice tra i due premiers, allora la prima vera prova del fuoco di quello che potrebbe essere è la doppia candidatura per l'organizzazione dei Mondiali di Calcio del 2018. Joseph Blatter, contrario alle doppie candidature dopo l'infelice esperienza in Corea e Giappone nel 2002, ha appena manifestato "l'apertura" della FIFA alla candidatura luso-spagnola perché "Spagna e Portogallo insieme sono un'altra cosa". Appunto.