lunedì 18 gennaio 2010

Il libro di Juan Carlos Lecompte: Il giorno in cui ho smesso di amare Ingrid Betancourt

Esce in questi giorni in Francia, e presto in Colombia, Íngrid y yo, una libertad agridulce, il libro scritto dall'ex marito di Ingrid Betancourt Juan Carlos Lecompte. Su El Tiempo di Bogotà un'intervista dolente a quest'uomo che racconta il punto di vista di chi aspetta gli ostaggi della selva, vede la propria vita sospesa per anni e scopre magari, come è successo a Lecompte, di aver perso il tempo. La firma María Isabel Rueda, che, a quanto pare, fa sempre belle interviste. In spagnolo è su eltiempo.com

- Questo nuovo libro, Íngrid y yo, una libertad agridulce, lo scrive perché ha ancora aperta la ferita d'amore con Íngrid Betancourt, o perché l'ha già chiusa?
No. L'ho chiusa, a me realmente l'amore per Ingrid è finito quando è morto mio padre, che casualmente è stato un anno fa a oggi. Quel giorno Íngrid mi mandò a casa la domanda di divorzio perché non le avevo firmato alcune carte in ospedale. Mio padre stava agonizzando e io non avevo testa per niente. Le ho chiesto di darmi tempo. Tre giorni dopo morì mio padre e mi arrivò la domanda di divorzio. Quel giorno è finito il mio amore per lei
- Questo ci sorprende perché tutti pensavamo che l'amore fosse finito con l'incidente all'aeroporto, il giorno della sua liberazione, quando quasi non l'ha considerato
No, dopo di questo se n'è andata da Parigi e siamo stati in contatto fino a quasi l'anno nuovo.
- E nonostante questo lei aveva ancora speranze?
Mi meritavo un'opportunità
- Di ricostruire la relazione?
Sì, io pensavo che magari si poteva. Quando lei è stata alle isole Seychelles, abbiamo parlato tantissimo, lei è poi tornata e abbiamo parlato per telefono. Ma io non sono voluto andare all'ambasciata di Francia per prendermi un altro colpo davanti ai giornalisti e alla madre, così le ho detto di trovarci da soli a casa mia, a casa sua o all'ospedale. Lei non ha voluto per problemi di sicurezza, io le ho detto che i problemi di sicurezza li poteva raccontare ai francesi, non a me. Allora non ci siamo potuti vedere. Ci siamo dati appuntamento a Miami per il 25 dicembre, ma quel giorno mio padre è entrato in coma e non sono andato. Non abbiamo mai potuto parlare, ma ho sempre mantenuto la speranza, magari in modo ingenuo, ridicolo, che tutto potesse risolversi.
- Ingenuo può essere, ma ridicolo no. Le persone innamorate agiscono così...
Guarda, proprio in questi giorni una donna di una trentina d'anni, molto carina, mi ha fermato per strada e mi ha detto la cosa più carina che mi hanno detto in questi anni: mi piacerebbe trovare un uomo che mi ami tanto come tu hai amato Ingrid, mi ha detto.Mi è piaciuto e mi ha confortato molto.
- Che bello! ma sa che anch'io ne voglio uno uguale?
(Ride) Íngrid non mi ha mai fatto le condoglianze. E ricevere la domanda di divorzio il giorno della morte di mio padre... Ci sono certi limiti nella vita che uno non deve superare e questo l'ha superato. Neanche essendo molto innamorato potevo ammettere una cosa così. Mio padre le voleva molto bene e le scrisse una poesia che è nel libro. Be', è morto e non mi ha dato neanche le condoglianze.
- Perché non fare un divorzio di comune accordo?
Questa era l'idea, ma lei voleva che le firmassi le carte con molta fretta e questo non poteva essere, con mio padre nel letto di morte. Io volevo seppellire mio padre tranquillamente e poi occuparmi del divorzio. Ma siccome non l'ho firmato in tempo, lei ha iniziato la causa.
- Non mi ha detto perché scrive questo nuovo libro
E' un esorcismo, sì, ma quando uno scrive un libro mette un po' in prospettiva la vita. E così uno può vedere molte cose che non ha visto nel giorno per giorno, ti pulisce l'anima ed è la storia di noi che rimaniamo qui.
- Come inizia il libro?
Il libro gioca molto con il tempo. Inizia nel momento in cui lei scende dall'aereo, il famoso luglio 2008, come vengo informato io, cosa stavo facendo quel giorno, come ho confermato se era verità la storia, come è stato l'incontro, come è stata la chiamata che mi ha fatto 15 minuti prima di atterrare in cui mi sono reso conto che era molto fredda. Grazie a Dio c'è stata questa chiamata, perché se no, con quello che è successo dopo, mi avrebbe ammazzato lì, in mezzo alla pista.
- Che rivelazioni contiene il libro?
Non ha una grande sorpresa, ma molte piccole. Per esempio quella della chiamata. In questi 15 minuti io ho potuto riempirmi di forza perché sapevo già cosa sarebbe successo: l'assoluta freddezza di Íngrid nel suo saluto. Con questa telefonata mi sono reso conto che tutto era finito. Io sì pensavo che perlomeno potevamo provarci, come lo hanno fatto Gechem e sua moglie per un paio di mesi. Se poi scoprivamo che eravamo cambiati troppo, avrei potuto capirlo. Non puoi obbligare una donna a stare con te. Ma non ho avuto neanche un'ora per parlare da solo con lei, con mia moglie, dopo sei anni e mezzo passati a lottare per lei, nei quali era diventata un'ossessione. Non avere un'ora per parlare da soli della vita, dire ehi, hai ricevuto le foto che ti ho mandato, hai saputo quando siamo stati nella cattedrale, sentivi i miei messaggi, quale ti è piaciuto di più, non so, qualunque cosa? Non ho mai potuto farlo.
- Cos'altro racconta nel suo libro?
Ma il libro ha, nella tragedia, molto umore. Noi colombiani mettiamo umore a tutto, fortunatamente, e noi costeños ancora di più. Questo è piaciuto molto in Francia. Per esempio, lo utilizzo per descrivere questo quadro che era la madre di Íngrid quando usciva, piena di gioielli, ad ogni avversario del sequestro, a chiedere la sua liberazione. Molti orecchini, anelli e collane. E io le dicevo, Yolanda non ti mettere tante cose che stai mandando un messaggio sbagliato alla guerriglia e penseranno che sei un'oligarca. Guarda che contrasto con le madri dei soldati e i poliziotti. Questo look non ci conviene. Ma lei mi rispondeva sempre: io sono così. Glielo dicevo perché anche mia madre era preoccupata per questo e mi fece pressioni perché glielo dicessi. Finché glielo dissi, ma questo non le piacque.
- Mancava solo non avessi il diritto di raccontare la parte di questo dramma che gli è toccato vivere. Ma non mancherà chi dica ah, Juan Carlos sta utilizzando Íngrid per guadagnarsi qualche soldino.
Be', io ho perso sei anni e mezzo della mia vita, in cui la mia vita è stata sospesa e tutto quello che facevo era in funzione della sua liberazione. Nel mio libro racconto il giorno per giorno vissuto in questi sei anni e mezzo. Allora non pensavo che stavo perdendo il tempo, perché cercare di recuperare la libertà di Íngrid era diventata una formula di vita. Ogni giorno angustiato per fare qualcosa che permettesse di liberare i sequestrati ,e in particolare Ingrid, il più presto possibile. Ma oggi sì, penso di aver perso il tempo. I sequestrati hanno tutto il diritto di scrivere i libri per raccontare il loro dramma, ma anche noi che siamo da questa parte abbiamo la nostra storia.
- E qual'è la sua storia?
Una di molto amore, di molto sentimento, di molta emozione e io voglio che il mondo la conosca, perché il mondo conosce le storie dei sequestrati, ma conoscono meno la storia di noi che rimaniamo qui con le nostre vite sospese.
- Ha rivisto i figli di Ingrid?
No, ho perso il contatto con tutti loro. Ma bisogna capire che i ragazzi stanno con la madre. Anche se non posso dimenticare la faccia di Melanie quando ha scoperto che non sarei andato a Parigi con loro. Fece una faccia di sorpresa e di tristezza. E quando sono andato a salutarli all'aeroporto, come mi toccava, perché io ho fatto il lavoro completo, mi teneva la mano in macchina come in choc, senza poter capire. Io le dicevo, è che tua madre ha chiesto spazio per poter rimanere sola con voi. Questo sì credevo di meritarmi un'opportunità, dopo questi sei anni in cui la mia vita è stata solo al servizio della sua liberazione.
- Quanto è intimo il libro?
Il libro ha molte cose intime, è pieno di emozione, la gente ha visto lì un tipo che lottava per sua moglie, ma non conosce i dettagli. Il libro racconta cose, come per esempio la famosa storia della mia fidanzata messicana. Una giornalista che mi invitò a casa sua e quando arrivai c'erano le candele accese e un po' di sushi e cercò di sedurmi. Siccome non c'è riuscita, si è vendicata mettendomi in bocca cose che non ho mai detto. Questa storia è arrivata a Íngrid e ha molto danneggiato la relazione.
- Perché Ingrid sì poteva e lei no?
Per questo. Ma magari non è stato questo che l'ha delusa e non ho potuto saperlo. Perché in qualche occasione mi ha detto che non mi perdonava l'intervista data a El Tiempo, proprio a lei, in cui confessavo la mia sorpresa e il mio dolore per questo saluto così freddo all'aeroporto.
- Crede che la versione del libo di Clara Rojas e dei gringos abbia danneggiato l'immagine di Ingrid?
Sì, un po'. La gente pensava che Clara e Ingrid si adorassero, ma la verità è che non era così. Per me è stata una sorpresa, così come lo sono state le rivelazioni dei gringos. Che lei si rubava  il cibo e che aveva creato un'atmosfera che metteva in pericolo la vita dei gringos accusandoli di essere della CIA... Ma in quei momenti così estremi di un sequestro di sei anni, io rispetto il modo da lei scelto per sopravvivere
- Ingrid conosce il suo libro?
Il suo contenuto no, però sa che apparirà, deve averlo saputo dai media. Ma lei anche pubblicherà il suo a marzo e io non lo conosco. So che sarà una cosa molto ambiziosa, che Spielberg è interessato a portarlo al cinema. La casa che lo pubblica, Gallimar, è molto grande e potente. Mi immagino che nel suo libro io non esisterò, così come non sono esistito in nessuna delle interviste che ha dato quando è stata liberata, e, stando io accanto a lei, ha parlato con i media per ringraziare tutti meno me. Non mi ha neanche nominato. E anche in questo libro non mi nominerà
- Però questo pezzo di storia condivisa è esistito...
E' esistito e voglio rivendicarlo
- Nel libro ci sono alcuni capitoli sulla sua vita con Ingrid?
Sì, c'è un capitolo su come ci siamo conosciuti, di come era la nostra quotidiana, i nostri weekend, la nostra vita di coppia. Il racconto lo inizio il 2 luglio e poi me ne torno indietro nel tempo fino alla mia vita matrimoniale con Ingrid
- Be', Ingrid l'hanno presa i francesi e lei è la parte della storia rimasta a noi colombiani. Per cui la sua versione sicuramente ci interesserà
Sì, è la versione colombiana della storia
- Qual è l'epilogo del libro?
E' che la Ingrid di adesso è praticamente una sconosciuta, Non la riconosco ogni volta che la sento parlare. E quando abbiamo parlato, anche quest'anno, un paio di volte, è come un'altra persona.
- Nella sua domanda di divorzio la accusa di essere tossicodipendente
Ha usato quest'arma, mi immagino per vincere la causa. Ma dovrà provarlo. Queste armi non erano necessarie. Ha risolto accelerare, non ha voluto parlare con me, ha preso un avvocato, mi ha fatto una denuncia
- E lei l'ha accusata di infedeltà...
E' stata una raccomandazione del mio avvocato. In questi temi mi dice cosa fare perché mi sono affidato a lui e devo lasciare che gestisca la denuncia e mi consigli come agire
- Un'ultima domanda, se Ingrid non le produce più farfalle nello stomaco, si è innamorato di nuovo?
C'è una ragazza, sì
-Il suo cuore è pronto per tornare a innamorarsi?
Sì, e speriamo che possa.