E' un autunno davvero caldo, quello in arrivo per José Luis Rodriguez Zapatero. Ci sono la battaglia di Madrid, che contrappone il segretario del Partito Socialista Madrileno Tomás Gómez e il Ministro della Sanità Trinidad Jimenez nelle primarie del PSOE per le elezioni regionali, e lo sciopero generale del 29 settembre, che per la prima volta negli anni di Zapatero, porterà i sindacati amici a manifestare nelle strade spagnole contro il tijeretazo e le misure adottate dal Governo per cercare di superare la crisi economica. Basterebbero questi due eventi, di cui si parlerà su Rotta a Sud Ovest, a procurare un mal di testa al Segretario Generale del PSOE e al Presidente del Governo, a José Luis Rodriguez Zapatero, insomma, ma giustamente ci voleva la terza ciliegina sulla torta e puntuale, come ad ogni legislatura, praticamente, è arrivata la nuova tregua unilaterale dell'ETA.
Cosa può fare Madrid, cosa deve fare Vitoria? Perché è arrivata la tregua adesso e qual è il ruolo di Batasuna, il braccio politico dei guerriglieri? Come è cambiato il clima di Euskadi in questi brevi anni di alleanza social-popolare al Governo e quali possibilità di successo ha questa volta la tregua dell'ETA? Sono tutte domande a cui risponde Jesús Eguiguren, che fu rappresentante del Governo di Madrid nei negoziati di pace a cui l'ETA pose fine con gli attentati all'aeroporto di Madrid di Natale 2007. Il suo è un punto di vista "da dentro", interessante perché parla soprattutto del ruolo che Euskadi e la società basca avranno in questa che potrebbe essere la tregua definitiva della banda armata. Lo potete leggere in spagnolo su elpais.com.
- Lei ha annunciato un anno fa a questo quotidiano che si aspettava un nuovo cessate il fuoco dell'ETA, ma nel 2011. L'ha sorpresa il comunicato dell'ETA il 5 settembre?
Non conoscevo la data precisa, ma sapevo che l'ETA era uscita sfinita dal processo di dialogo precedente e che il suo seguente passo sarebbe stata una tregua unilaterale. Applicando la terminologia della risoluzione dei conflitti, con il processo precedente l'ETA e Batasuna hanno contato su un'agenda ampia di negoziato e sapevano già che non si sarebbe ripetuta. Dovevano scommettere su un'agenda limitata. Con questo calcolo e la catarsi che supponeva per la società basca il cambio di Governo in Euskadi, ho fissato per il 2011 la pausa dell'ETA e per le elezioni regionali del 2013 la sua fine.
- A cosa attribuisce questo stop??
All'efficacia della polizia e alla pressione della sinistra abertzale. Se non c'è efficacia della Polizia e se non c'è una pressione sociale, i terroristi non evolvono. Tutto va insieme.
- Il comunicato dell'ETA risponde alle sue attese?
C'è da dire che è insufficiente perché non considera la sua fine. Ma al di là del discorso ufficiale, il comunicato ha molte novità in un nuovo contesto.
- Quali sono?
Anche se si è presentato come negativo che l'ETA non metta una data per la fine della tregua, mi sembra la cosa più positiva, perché non la condiziona a un periodo di tempo. Inoltre è il primo comunicato unilaterale dell'ETA. Le tregue precedenti erano frutto di negoziati. Questa volta lo hanno deciso da soli e per un'organizzazione terrorista risulta più facile chiudere per convinzione propria che per negoziato. E' successo in molti conflitti internazionali. La terza novità è che la tregua arriva da un mandato delle basi di Batasuna, che mantiene l'equilibrio con l'ETA, ma senza rompere con lei.
- Ma il testo è ambiguo
Sì, non pretende grandi cose e non concretizza niente. Sembra rispondere a equilibri interni, ma, soprattutto, risponde a una richiesta di tregua di Batasuna.
- Ma Batasuna aveva chiesto di più, che la tregua fosse permanente e verificabile
Batasuna sta cercando personalità internazionali che diano garanzie della tregua. LA dichiarazione dell'ETA si è precipitata prima di finire questa ricerca, per pressione della sinistra abertzale. Lo faranno perché credo che Batasuna abbia deciso di lavorare sul serio.
- Come lo faranno?
Prima dell'estate sono stato con Brian Currin (assessore di Batasuna). Era pessimista perché non arrivava la tregua. Ma dalla conversazione ho tratto la conclusione che questo processo avrebbe avuto due fasi. La prima, il cessate il fuoco, e la seconda, la verifica da parte di personalità internazionali. Quello che conta è che Batasuna ha detto all'ETA che deve scomparire e che da un anno nelle assemblee il 90% decide che l'ETA deve fermarsi e al momento la trascina in questa dinamica. I leaders di Batasuna, inoltre, hanno fabbricato una teoria che può essere molto efficace, quella che ciò che decidono le sue basi vincola l'ETA.
- Cosa le sembra la risposta del Governo e dei partiti politici al comunicato dell'ETA?
Mi sembra ragionevole e obbligata perché non risponde a quello che chiede la società, che l'ETA scompaia. A Batasuna bisogna far sapere che il cammino di ritorno non è semplice. Ma, a loro volta, alle istituzioni direi che questo cammino sarà molto difficile pero se la sinistra abertzale vuole può renderlo facile.
- Sta già dicendo che vuole essere legalizzata e presentarsi alle elezioni. Ma come?
La legalizzazione dipende da Batasuna e l'ultima parola ce l'ha il Tribunal Constitucional. Ho sempre pensato che non si sarebbe presentata alle municipali, ma alle regionali. Ma hanno accelerato le cose e una volta che vengono accelerate non si sa fino a dove possono arrivare.
- Il PP dice che se Batasuna parteciperà alle elezioni, sarà responsabilità del Governo
Non dipende dal Governo, ma dai tribunali e da Batasuna, che può scegliere tra vari procedimenti.
- A quale sta pensando?
Al più facile, me ne ha parlato Rufi Etxeberria. Creare un partito indipendentista che condanni il terrorismo.
- Ma con la Legge dei Partiti non basta. Rifiuta anche candidature per i vincoli dei suoi candidati con Batasuna fino a quando l'ETA non scompare
Le Legge dei Partiti è stata fatta perché Batasuna non partecipasse alle elezioni in condizioni più vantaggiose rispetto agli altri per la minaccia terrorista. Ma potrebbe partecipare in condizioni democratiche.
- Quali sono queste condizioni democratiche?
Che la fine dell'ETA sia garantita con l'impegno del suo smantellamento, cosa che non è ancora stata fatta. Per questo penso che Batasuna potrebbe essere legale per le regionali e non lo vedo facile per le municipali, anche se si stanno accelerando le cose.
- E se l'ETA non dà i passi necessari in questi termini di tempo, soprattutto per le regionali?
In quel momento si produrrà il confronto tra Batasuna e l'ETA. E da questo confronto uscirà perdente l'ETA, perché non potrebbe sopravvivere senza appoggio sociale.
- Ci sarà un nuovo comunicato con la dichiarazione di tregua permanente e verificabile?
E' prevedibile. Però può essere dei verificatori e non dell'ETA. Il comunicato di domenica è una lettera scritta dall'ETA, che avrà continuità. La sua ambiguità le permette di lavorare.
- Il ministro degli Interni dice che non gli risulta che l'ETA voglia lasciare le armi
Nell'ultima tregua l'ETA non aveva accettato la sua fine. Adesso le cose sono diverse. Un'organizzazione terrorista è difficile da creare, facile da mantenere e molto difficile da fermare. Ma quando si esauriscono le basi che l'hanno fatta nascere, finisce. E' nei libri. All'ETA piacerebbe essere nella stessa situazione degli anni 80. Ma il tempo ha dato un bagno di realismo a Batasuna e inizia a farlo sentire all'ETA, che deve trovare il modo di finire senza distruggere il movimento politico che ha creato.
- Ci sono precedenti?
Vari. L'M-19 colombiano decise di lasciare le armi e trasformarsi in un partito. E si incorporò alla politica unilateralmente, senza negoziato.
- Il Governo dovrebbe cambiare la sua strategia, se l'ETA fa un passo in favore delle verifiche?
Distinguerei il Governo spagnolo da quello basco. Nella tregua precedente abbiamo imparato che il consenso è imprescindibile. E' un valore in sé che deve mantenere il Governo centrale. Qualunque cosa facesse seguendo i movimenti dell'ETA avrebbe problemi con il PP. Ma per la politica basca le cose sono diverse.
- Perché?
Questo è un conflitto familiare in un Paese molto piccolo, crudele nelle sue dimensione, ma di portata minore. Bisogna risolverlo nei Paesi Baschi. Noi socialisti siamo arrivati al Governo basco per il nostro ruolo nel processo precedente. Questo Governo ha più margini di quello spagnolo e una congiuntura politica migliore perché il PP basco appoggia il lehendakari, che deve guidare la pace.
- Questa sua espressione è stata presa come un rimprovero per il lehendakari.
Sto con Patxi López e quello che dico lui lo sa già. Siamo arrivati al Governo basco un anno e mezzo fa, con la psicosi dell'assedio terrorista. L'ETA ha minacciato il Governo e il PP e si è formato un Governo di resistenza. La congiuntura è cambiata. Dobbiamo fare politica. Il lehendakari non deve esprimersi in termini di lotta antiterrorista, ma di costruzione di pace quando ha un Assessore agli Interni a cui non scappa niente. Il lehendakari doveva dirigere il messaggio di speranza.
- E' una questione di gesti?
No, Patxi, che è un uomo di consenso, doveva tesserlo, pensando a un'uscita da questa situazione. Deve essere l'uomo della pace. Non sarà conosciuto per tirare fuori Euskadi dalla crisi, ma per la pace. Deve andare verso un consenso, perché la cosa peggiore che possa succedere è che, davanti a questa situazione, nei Paesi Baschi ci siano due blocchi. Quello di chi governo e quello di chi non lo fa. Prima soli.
- Quali devono essere i tempi?
Patxi López è molto tranquillo, con poca ansia di protagonismo. Preferisce aspettare che l'ETA e Batasuna scendano dalla montagna per uscire verso l'incontro e non avere problemi con il PP e con Madrid. E' una posizione comoda. Ma deve sapere che la storia lo ha messo lì per portare la pace. Può parlare con tutti i partiti. E' anche la grande occasione del PP per smettere di essere un partito marginale in Euskadi.
- Cosa deve fare e quando?
Il Governo basco deve proporsi iniziative con prudenza. ha fatto la valutazione del comunicato dell'ETA. Ha parlato con i partiti. Ma siccome siamo davanti a uno degli avvenimenti più importanti dai tempi della Transición, dovrebbe elaborare un testo su quello che devono fare Batasuna e l'ETA e quello che sarebbero disposte a fare le istituzioni da qui.
- E il suo contenuto?
Deve essere breve, schietto e ambiguo. Riferito solo ai problemi che abbiamo tra le mani: i prigionieri, le vittime, la riconciliazione... E che serva affinché loro sappiano che se sono disposti ad avanzare, il Governo basco agirà di conseguenza. Servirà ad aprire una dinamica dai partiti. Sento la mancanza di questo. L'ho detto al lehendakari.
- Ha una data la fine dell'ETA?
Una cosa è che sia in marcia la decisione di Batasuna di chiudere con il terrorismo e un'altra è la fine dell'ETA, che sarà lunga, senza scartare colpi di coda. E' successo in tutti i processi. Se in questa legislatura basca Batasuna entra nelle istituzioni per il suo impegno chiaro contro il terrorismo, la situazione si ammorbidirebbe subito, perché questo è un conflitto familiare. Entreremmo in un processo complesso, ma con enormi possibilità.
- Lo vede fattibile?
In questo momento il problema sarebbe soprattutto a Madrid, che, inoltre, controlla la politica penitenziaria.
- Dovrebbe cambiare la politica penitenziaria?
Mi sembra bene quello che fa il Governo con i carcerati dissidenti dell'ETA. Ma più avanti, se l'impegno dell'ETA con la fine della violenza si conferma, dovrebbe completarlo con i carcerati che vogliono che questo finisca senza rompere con l'ETA. Il Governo centrale non può intervenire in questo, ma noi socialisti baschi possiamo assumere la responsabilità e ottenere l'appoggio dei partiti, compreso il PP.
- Ha parlato con Basagoiti (il leader del PP basco NdRSO) su questo argomento?
Quando siamo arrivati al Governo basco ho parlato con lui di queste cose e gli ho detto che era una grande opportunità. Il PP basco ha un problema con il PP nazionale, secondo il quale se Batasuna partecipa alle elezioni municipali è un tradimento.
Cosa può fare Madrid, cosa deve fare Vitoria? Perché è arrivata la tregua adesso e qual è il ruolo di Batasuna, il braccio politico dei guerriglieri? Come è cambiato il clima di Euskadi in questi brevi anni di alleanza social-popolare al Governo e quali possibilità di successo ha questa volta la tregua dell'ETA? Sono tutte domande a cui risponde Jesús Eguiguren, che fu rappresentante del Governo di Madrid nei negoziati di pace a cui l'ETA pose fine con gli attentati all'aeroporto di Madrid di Natale 2007. Il suo è un punto di vista "da dentro", interessante perché parla soprattutto del ruolo che Euskadi e la società basca avranno in questa che potrebbe essere la tregua definitiva della banda armata. Lo potete leggere in spagnolo su elpais.com.
- Lei ha annunciato un anno fa a questo quotidiano che si aspettava un nuovo cessate il fuoco dell'ETA, ma nel 2011. L'ha sorpresa il comunicato dell'ETA il 5 settembre?
Non conoscevo la data precisa, ma sapevo che l'ETA era uscita sfinita dal processo di dialogo precedente e che il suo seguente passo sarebbe stata una tregua unilaterale. Applicando la terminologia della risoluzione dei conflitti, con il processo precedente l'ETA e Batasuna hanno contato su un'agenda ampia di negoziato e sapevano già che non si sarebbe ripetuta. Dovevano scommettere su un'agenda limitata. Con questo calcolo e la catarsi che supponeva per la società basca il cambio di Governo in Euskadi, ho fissato per il 2011 la pausa dell'ETA e per le elezioni regionali del 2013 la sua fine.
- A cosa attribuisce questo stop??
All'efficacia della polizia e alla pressione della sinistra abertzale. Se non c'è efficacia della Polizia e se non c'è una pressione sociale, i terroristi non evolvono. Tutto va insieme.
- Il comunicato dell'ETA risponde alle sue attese?
C'è da dire che è insufficiente perché non considera la sua fine. Ma al di là del discorso ufficiale, il comunicato ha molte novità in un nuovo contesto.
- Quali sono?
Anche se si è presentato come negativo che l'ETA non metta una data per la fine della tregua, mi sembra la cosa più positiva, perché non la condiziona a un periodo di tempo. Inoltre è il primo comunicato unilaterale dell'ETA. Le tregue precedenti erano frutto di negoziati. Questa volta lo hanno deciso da soli e per un'organizzazione terrorista risulta più facile chiudere per convinzione propria che per negoziato. E' successo in molti conflitti internazionali. La terza novità è che la tregua arriva da un mandato delle basi di Batasuna, che mantiene l'equilibrio con l'ETA, ma senza rompere con lei.
- Ma il testo è ambiguo
Sì, non pretende grandi cose e non concretizza niente. Sembra rispondere a equilibri interni, ma, soprattutto, risponde a una richiesta di tregua di Batasuna.
- Ma Batasuna aveva chiesto di più, che la tregua fosse permanente e verificabile
Batasuna sta cercando personalità internazionali che diano garanzie della tregua. LA dichiarazione dell'ETA si è precipitata prima di finire questa ricerca, per pressione della sinistra abertzale. Lo faranno perché credo che Batasuna abbia deciso di lavorare sul serio.
- Come lo faranno?
Prima dell'estate sono stato con Brian Currin (assessore di Batasuna). Era pessimista perché non arrivava la tregua. Ma dalla conversazione ho tratto la conclusione che questo processo avrebbe avuto due fasi. La prima, il cessate il fuoco, e la seconda, la verifica da parte di personalità internazionali. Quello che conta è che Batasuna ha detto all'ETA che deve scomparire e che da un anno nelle assemblee il 90% decide che l'ETA deve fermarsi e al momento la trascina in questa dinamica. I leaders di Batasuna, inoltre, hanno fabbricato una teoria che può essere molto efficace, quella che ciò che decidono le sue basi vincola l'ETA.
- Cosa le sembra la risposta del Governo e dei partiti politici al comunicato dell'ETA?
Mi sembra ragionevole e obbligata perché non risponde a quello che chiede la società, che l'ETA scompaia. A Batasuna bisogna far sapere che il cammino di ritorno non è semplice. Ma, a loro volta, alle istituzioni direi che questo cammino sarà molto difficile pero se la sinistra abertzale vuole può renderlo facile.
- Sta già dicendo che vuole essere legalizzata e presentarsi alle elezioni. Ma come?
La legalizzazione dipende da Batasuna e l'ultima parola ce l'ha il Tribunal Constitucional. Ho sempre pensato che non si sarebbe presentata alle municipali, ma alle regionali. Ma hanno accelerato le cose e una volta che vengono accelerate non si sa fino a dove possono arrivare.
- Il PP dice che se Batasuna parteciperà alle elezioni, sarà responsabilità del Governo
Non dipende dal Governo, ma dai tribunali e da Batasuna, che può scegliere tra vari procedimenti.
- A quale sta pensando?
Al più facile, me ne ha parlato Rufi Etxeberria. Creare un partito indipendentista che condanni il terrorismo.
- Ma con la Legge dei Partiti non basta. Rifiuta anche candidature per i vincoli dei suoi candidati con Batasuna fino a quando l'ETA non scompare
Le Legge dei Partiti è stata fatta perché Batasuna non partecipasse alle elezioni in condizioni più vantaggiose rispetto agli altri per la minaccia terrorista. Ma potrebbe partecipare in condizioni democratiche.
- Quali sono queste condizioni democratiche?
Che la fine dell'ETA sia garantita con l'impegno del suo smantellamento, cosa che non è ancora stata fatta. Per questo penso che Batasuna potrebbe essere legale per le regionali e non lo vedo facile per le municipali, anche se si stanno accelerando le cose.
- E se l'ETA non dà i passi necessari in questi termini di tempo, soprattutto per le regionali?
In quel momento si produrrà il confronto tra Batasuna e l'ETA. E da questo confronto uscirà perdente l'ETA, perché non potrebbe sopravvivere senza appoggio sociale.
- Ci sarà un nuovo comunicato con la dichiarazione di tregua permanente e verificabile?
E' prevedibile. Però può essere dei verificatori e non dell'ETA. Il comunicato di domenica è una lettera scritta dall'ETA, che avrà continuità. La sua ambiguità le permette di lavorare.
- Il ministro degli Interni dice che non gli risulta che l'ETA voglia lasciare le armi
Nell'ultima tregua l'ETA non aveva accettato la sua fine. Adesso le cose sono diverse. Un'organizzazione terrorista è difficile da creare, facile da mantenere e molto difficile da fermare. Ma quando si esauriscono le basi che l'hanno fatta nascere, finisce. E' nei libri. All'ETA piacerebbe essere nella stessa situazione degli anni 80. Ma il tempo ha dato un bagno di realismo a Batasuna e inizia a farlo sentire all'ETA, che deve trovare il modo di finire senza distruggere il movimento politico che ha creato.
- Ci sono precedenti?
Vari. L'M-19 colombiano decise di lasciare le armi e trasformarsi in un partito. E si incorporò alla politica unilateralmente, senza negoziato.
- Il Governo dovrebbe cambiare la sua strategia, se l'ETA fa un passo in favore delle verifiche?
Distinguerei il Governo spagnolo da quello basco. Nella tregua precedente abbiamo imparato che il consenso è imprescindibile. E' un valore in sé che deve mantenere il Governo centrale. Qualunque cosa facesse seguendo i movimenti dell'ETA avrebbe problemi con il PP. Ma per la politica basca le cose sono diverse.
- Perché?
Questo è un conflitto familiare in un Paese molto piccolo, crudele nelle sue dimensione, ma di portata minore. Bisogna risolverlo nei Paesi Baschi. Noi socialisti siamo arrivati al Governo basco per il nostro ruolo nel processo precedente. Questo Governo ha più margini di quello spagnolo e una congiuntura politica migliore perché il PP basco appoggia il lehendakari, che deve guidare la pace.
- Questa sua espressione è stata presa come un rimprovero per il lehendakari.
Sto con Patxi López e quello che dico lui lo sa già. Siamo arrivati al Governo basco un anno e mezzo fa, con la psicosi dell'assedio terrorista. L'ETA ha minacciato il Governo e il PP e si è formato un Governo di resistenza. La congiuntura è cambiata. Dobbiamo fare politica. Il lehendakari non deve esprimersi in termini di lotta antiterrorista, ma di costruzione di pace quando ha un Assessore agli Interni a cui non scappa niente. Il lehendakari doveva dirigere il messaggio di speranza.
- E' una questione di gesti?
No, Patxi, che è un uomo di consenso, doveva tesserlo, pensando a un'uscita da questa situazione. Deve essere l'uomo della pace. Non sarà conosciuto per tirare fuori Euskadi dalla crisi, ma per la pace. Deve andare verso un consenso, perché la cosa peggiore che possa succedere è che, davanti a questa situazione, nei Paesi Baschi ci siano due blocchi. Quello di chi governo e quello di chi non lo fa. Prima soli.
- Quali devono essere i tempi?
Patxi López è molto tranquillo, con poca ansia di protagonismo. Preferisce aspettare che l'ETA e Batasuna scendano dalla montagna per uscire verso l'incontro e non avere problemi con il PP e con Madrid. E' una posizione comoda. Ma deve sapere che la storia lo ha messo lì per portare la pace. Può parlare con tutti i partiti. E' anche la grande occasione del PP per smettere di essere un partito marginale in Euskadi.
- Cosa deve fare e quando?
Il Governo basco deve proporsi iniziative con prudenza. ha fatto la valutazione del comunicato dell'ETA. Ha parlato con i partiti. Ma siccome siamo davanti a uno degli avvenimenti più importanti dai tempi della Transición, dovrebbe elaborare un testo su quello che devono fare Batasuna e l'ETA e quello che sarebbero disposte a fare le istituzioni da qui.
- E il suo contenuto?
Deve essere breve, schietto e ambiguo. Riferito solo ai problemi che abbiamo tra le mani: i prigionieri, le vittime, la riconciliazione... E che serva affinché loro sappiano che se sono disposti ad avanzare, il Governo basco agirà di conseguenza. Servirà ad aprire una dinamica dai partiti. Sento la mancanza di questo. L'ho detto al lehendakari.
- Ha una data la fine dell'ETA?
Una cosa è che sia in marcia la decisione di Batasuna di chiudere con il terrorismo e un'altra è la fine dell'ETA, che sarà lunga, senza scartare colpi di coda. E' successo in tutti i processi. Se in questa legislatura basca Batasuna entra nelle istituzioni per il suo impegno chiaro contro il terrorismo, la situazione si ammorbidirebbe subito, perché questo è un conflitto familiare. Entreremmo in un processo complesso, ma con enormi possibilità.
- Lo vede fattibile?
In questo momento il problema sarebbe soprattutto a Madrid, che, inoltre, controlla la politica penitenziaria.
- Dovrebbe cambiare la politica penitenziaria?
Mi sembra bene quello che fa il Governo con i carcerati dissidenti dell'ETA. Ma più avanti, se l'impegno dell'ETA con la fine della violenza si conferma, dovrebbe completarlo con i carcerati che vogliono che questo finisca senza rompere con l'ETA. Il Governo centrale non può intervenire in questo, ma noi socialisti baschi possiamo assumere la responsabilità e ottenere l'appoggio dei partiti, compreso il PP.
- Ha parlato con Basagoiti (il leader del PP basco NdRSO) su questo argomento?
Quando siamo arrivati al Governo basco ho parlato con lui di queste cose e gli ho detto che era una grande opportunità. Il PP basco ha un problema con il PP nazionale, secondo il quale se Batasuna partecipa alle elezioni municipali è un tradimento.