martedì 22 febbraio 2011

Il successo di El barco, che naviga nel mondo del giorno dopo

El barco, serial televisivo stella di Antena 3, continua a navigare con successo nelle procellose acque dell'audience televisiva. Da quando è iniziato, un mese e mezzo fa, è sempre stato il programma più visto del lunedì sera, nonostante TeleCinco gli abbia messo contro il fallimentare Operación Triunfo, chiuso domenica in tutta fretta, e TVE La República, ambizioso sequel de La Señora, la serie spagnola più vista degli ultimi anni.
Ho iniziato a vedere la serie, perché negarlo?, per vedere uno dei suoi protagonisti, Mario Casas, conosciuto nella serie Los hombres de Paco e diventato in poco più di due anni l'attore di maggiore successo del cinema spagnolo (Mentiras y gordas, Fuga de cerebros e Tres metros sobre el cielo sono i film più visti del 2009 e del 2010, lui è il protagonista di tutti e tre). Siccome non ho grandi motivi per considerare il buon Mario un grande attore né per comprendere il successo di cui gode, ho iniziato a guardare El barco decisa a cambiare idea. E no, non vi preoccupate, non l'ho cambiata, ma mi sono molto appassionata alla serie.
Tutto inizia quando un gruppo di giovani s'imbarca per un corso di navigazione su una nave scuola, la Estrella Polar. E' un campione di varia umanità giovanile destinato a convivere, conoscersi e crescere per quattro settimane in mare, sotto la guida del capitan Montero, fascinoso cinquantenne dagli occhi azzurri, che ha conosciuto molti mari ed è stato troppo lontano dalle figlie, la ventenne Ainhoa e la piccola Valeria, di cui si deve occupare per la recente vedovanza. Nell'equipaggio anche Salomé, cuoca e un po' mamma, il burbero Ángel, capitano in seconda, e la bella Juilia, che s'imbarca come professoressa e che condurrà alcuni esperimenti d'accordo con il fidanzato, scienziato in una base che sembra tanto il CERN di Ginevra. Sarebbe tutto semplice se sulla barca si imbarcassero solo i buoni. E infatti ci sono anche l'enigmatico Luis Gamboa, dotato di cinque passaporti e un rapporto su ognuno dei passeggeri, e  il 20enne Ulises, che sale clandestinamente, nascondendosi in una cassa.
Facciamo in tempo a familiarizzare con i vari imbarcati e a vedere Julia che inizia gli esperimenti scientifici con il fidanzato e ci troviamo coinvolti in una terribile tempesta, che non è come tutte le altre. Quando finisce, infatti, non ci sono più porti né navi che rispondono alla radio, Julia non riesce più a contattare la Svizzera ed è sempre più nervosa, Ángel non si raccapezza perché le Canarie, che dovrebbero essere ormai prossime, non si vedono. Studiando e controllando Julia prova che i suoi peggiori timori si sono realizzati: l'esperimento iniziato dal compagno è fallito e ha creato un grande buco nero, che ha inghiottito l'Europa e l'Africa durante la tempesta. "E' probabile che siamo soli al mondo" dice Julia disperata all'incredulo capitan Moreno.
El barco inizia praticamente a questo punto. Mentre cercano di accettare questa realtà, gli imbarcati devono fare i conti con i rapporti che si instaurano: Ulises è il figlio mai frequentato di Ángel e diventa in poco tempo un imprescindibile per Moreno; Gamboa, sempre più ambiguo, amoreggia con Ainhoa e mette in dubbio l'autorità di Moreno; Ulises è attratto da Ainhoa, mentre Julia trova conforto nel suo sorriso fanciullesco e tra i vari alunni si creano attrazioni, simpatie, futuri amori. Ma non solo: fuori dal barco c'è un mondo che sta cambiando velocemente e si deve, pure lui, adattare alla scomparsa dei continenti e al dominio delle acque. Stormi di uccelli migratori affamati e rabbiosi perché non ci sono più riferimenti terrestri e cibo, aerei che cadono in mare denunciando la sparizione del JFK di New York e di Cuba, pesci mostruosi destinati ai fondali degli oceani che salgono improvvisamente in superficie, giganteschi mulinelli d'acqua dei mari che occupano gli spazi lasciati dai continenti. E' un mondo che cambia, a cui si devono adattare i sopravvissuti del barco, nella speranza di trovare, prima o poi, una terra e altri esseri umani.
El barco riunisce abilmente davanti alla tv tutta la famiglia. Ci sono una fantascienza coerente e credibile e gli amori giovanili, la generosità e l'ambiguità, l'attrazione e l'affetto, lo sguardo innocente di Valeria, tante volte voce narrante che introduce il nuovo episodio, e quello attento di Ulises a cui, fedele al suo nome omerico, nulla sfugge nei nuovi mari. Ci sono attori molto amati e già visti in altre serie, a cominciare da Mario Casas e Blanca Suárez, i cui personaggi, Ulises e Ainhoa finiranno prima o poi insieme, lo sappiamo già, per continuare con lo stesso capitan Montero, interpretato da Juanjo Artero, visto per anni in El Comisario, con l'oscuro Gamboa, dotato del dolce accento colombiano di Juan Pablo Shuk, probabilmente l'unico degli attori lanciati dall'irresistibile Pasión de Gavilanes ad aver azzeccato la produzione per costruirsi una solida carriera anche in Spagna, o con Julia-Irene Montalá, pure lei, come Blanca e molti altri, reduce da El internado. Ci sono soprattutto un ritmo che non cade mai, riprese che sanno giocare con la claustrofobia degli spazi e delle situazioni, una suspense che si rinnova a ogni episodio, lasciando con la voglia che arrivi presto lunedì. Si guarda questa serie e si è preoccupati da un solo pensiero: che in Italia venga in mente a qualcuno di fare un remake.