martedì 8 febbraio 2011

Nasce Sortu e la izquierda abertzale divorzia dall'ETA e dalla violenza

La izquierda abertzale, la sinistra basca che si riconosce nella causa dell'ETA ed è stata a lungo il suo braccio politico, basti pensare a Herri Batasuna, ha deciso di fare di tutto per partecipare alle prossime elezioni locali del 22 maggio 2011. Le è proibito dal 2003, da quando è stata illegalizzata per non rispettare la Legge dei Partiti, che ammette nell'arena politica solo quelle formazioni che rinunciano alla violenza e la condannano in tutte le sue espressioni. Batasuna, braccio politico dell'ETA, ha sempre rifiutato di condannare gli attentati della banda terroristica: ci sono immagini crudeli in cui si vedono le assemblee comunali di cittadine basche in cui tutti i consiglieri condannano gli attentati e manifestano solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime, meno i rappresentanti di Batasuna, con i loro volti pietrificati e le loro espressioni immutabili.
Dall'illegalizzazione e dai continui rovesci militari dell'ETA, la cui cupola è stata decapitata più volte dalla collaborazione delle polizie spagnola e francese, è iniziata all'interno della izquierda abertzale una profonda analisi, per individuare e riconoscere gli errori e cambiare strategia. Negli ultimi anni ci sono state numerose assemblee, in cui è emerso che la base della formazione non crede più nella violenza e nel terrorismo per arrivare all'indipendenza e preferisce scommettere sulla via politica. Di qui il solco sempre più profondo tra l'ETA e il suo braccio politico, cui si è accennato varie volte su Rotta a Sud Ovest.
Un ulteriore segno della distanza sempre più profonda tra ETA e la izquierda abertzale è la nascita di Sortu, Nascere o Sorgere in euskera, con cui la izquierda abertzale tenta di nuovo di essere riconosciuta dalle autorità e di accedere alle elezioni. Lo Statuto della nuova formazione è stato scritto negli ultimi mesi, prendendo come ispirazione gli analoghi Statuti di PSOE e PP, in modo da avere le maggiori possibilità di essere ammesso alle elezioni. La dichiarazione storica, però, è la rinuncia della violenza come metodo per raggiungere scopi politici. Nel suo Statuto Sortu dichiara infatti di voler contribuire, come gli altri partiti, "alla definitiva e totale scomparsa di qualunque tipo di violenza, in particolare quella dell'ETA". E non solo. Intende anche "impedire la sua strumentalizzazione da parte di organizzazioni che praticano la violenza o da parte di partiti illegalizzati e dissolti a causa della loro connivenza con lei"; si impegna a espellere dalla proprie file chiunque compia gesti violenti e a far sì che ci sia un "riconoscimento e una riparazione" per tutte le vittime del terrorismo. E' la prima volta che la izquierda abertzale dichiara in maniera così esplicita il rifiuto della violenza, facendo anche il nome dell'ETA. Tanto che ci si aspetta da un momento all'altro la reazione della banda basca, rimasta senza braccio politico, visto il plateale divorzio.
"L'intensità del rifiuto di qualunque violenza e dei suoi strumenti che si legge nello Statuto, e che è stata esteriorizzata senza equivoci né circonlocuzioni sull'ETA, deve bastare per far svanire qualunque presunzione di connivenza con lei o con organizzazioni illegalizzate che potrebbero rimproverarsi al nuovo partito" ha detto l'avvocato della izquierda abertzale Iñigo Iruin, tra gli attenti autori dello Statu. Da ieri i dirigenti del nuovo gruppo sono impegnati a sottolineare il rifiuto della violenza dell'ETA e la rottura con il passato: "Non siamo la continuazione di Batasuna, perché mai prima è stata rifiutata la violenza" hanno detto ancora stamattina, quando hanno presentato in Tribunale il simbolo. Sortu conta tra i propri dirigenti personalità fino ad oggi sconosciuti, ci sono liberi professionisti e persone estranee alla politica fino ad oggi e nel proprio Statuto ammette per la prima volta l'affiliazione. Tutti sostengono che Sortu rispetta scrupolosamente la Legge dei Partiti, ma si dichiarano disponibili ad "adattarsi" a eventuali richieste del Tribunale per ammetterli di nuovo in politica. Rufi Etxeberria, portavoce della formazione, ha ribadito in un'intervista alla Cadena SER, una delle radio più ascoltate del Paese, che "non si tornerà indietro" e che "il ciclo della lotta armata è finito". "Abbiamo chiaro che la violenza politica non ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi" ha commentato e ha assicurato che "nei Paesi Baschi non ci saranno più germogli di violenza, non si conosceranno altre situazioni di violenza. Questo è l'impegno che la izquierda abertzale ha assunto e nessun altro".
La presentazione della nuova formazione ha suscitato numerose reazioni, come era lecito aspettarsi; le formazioni basche parlano di occasione storica e chiedono il riconoscimento della izquierda abertzale. I partiti nazionali si sono praticamente divisi, separati da vecchie diffidenze, dal timore di nuovi inganni, dal sospetto che Sortu serva per entrare di nuovo nelle istituzioni, ricevere di nuovo i finanziamenti pubblici e dare il tempo all'ETA di rinascere. Da una parte c'è Izquierda Unida, la formazione della sinistra radicale, che chiede al Governo e ai Tribunali di non buttare via l'occasione storica in cui la sinistra vicina all'ETA rompe con lei e rifiuta la violenza. Dall'altra c'è il Partido Popular, la cui diffidenza può essere sintetizzata dalle parole di Esteban González Pons, vicesegretario dellla comunicazione del PP: "Siamo probabilmente davanti a parole trappola, davanti a un discorso trappola e davanti alla presentazione di un partito trappola". Il PP, in questo seguito dalle affini Associazioni delle Vittime del Terrorismo, si è attaccato al fatto che Sortu non condanna l'ETA, ma si limita a rifiutare l'eventuale violenza futura, senza dire alcuna parola di condanna sul suo passato violento, dunque non può essere ammessa nel gioco democratico né il Governo può permetterlo. La cosa curiosa? Che questo partito, che esige di dare patenti di democraticità a chiunque, si è rifiutato di condannare il levantamiento di Francisco Franco, costato alla Spagna una Guerra Civile e 40 anni di dittatura e rifiuta qualunque tentativo di aprire le fosse comuni in cui il franchismo ha sepolto le proprie vittime, sostenendo che "non si devono aprire le vecchie ferite". Insomma, la izquierda abertzale deve provare il proprio rifiuto della violenza a un partito che non ha mai condannato i 40 anni di franchismo. Curioso.
In mezzo rimane il PSOE, che da una parte intende incoraggiare la izquierda abertzale nei suoi passi verso la democratizzazione e dall'altra non può lasciare solo al PP l'intransigenza verso il terrorismo. Al momento i socialisti mantengono una posizione prudente e cauta: si trovano al Governo a Madrid e a Vitoria e né il presidente Zapatero né il lehendakari López possono permettersi passi falsi. Sono davanti a un'occasione storica, nonostante le manipolazioni del PP, e lo sanno. "E' la prima volta che l'illegalizzata BBatasuna rifiuta la violenza dell'ETA e non è una concessione gratuita, lo hanno fatto perché c'è stata una fermezza delle istituzioni e della società spagnola e basca. Se questo rifiuto permette di mettere fine all'illegalità corrisponde ai giudici e posso anticipare che il Ministero degli Interni invierà gli Statuti alla Procura. Sono molti anni di violenza, la credibilità di Batasuna è a livelli minimi e c'è molto cammino da percorrere. L'ETA non ha dichiarato la fine della violenza e le forze di sicurezza continuano a lavorare" ha detto Alfredo Pérez Rubalcaba. E, in fondo, questo è quello che importa.