martedì 15 marzo 2011

I socialisti baschi a Zapatero: abbi coraggio su ETA e su Sortu

L'irruzione sulla scena politica di Sortu, la formazione con cui la sinistra indipendentista basca vuole partecipare alle elezioni locali del 22 maggio, ha sparigliato le carte e gli equilibri della politica anti-terroristica spagnola. Per il PP le cose sono semplici: siccome non negozierà alcuna pace in Euskadi se prima l'ETA non rinuncia alla violenza non consegna le armi e i suoi leaders non si consegnano alla Polizia per essere processati, l'arrivo di Sortu non cambia niente. E siccome rifiuta la violenza, così come chiede la Ley de Partidos, il PP, che non ha mai condannato il franchismo, ha deciso di esigere al Governo che Sortu sia illegalizzata perché non si pente della violenza passata dell'ETA. Per il PSOE le cose sono più complicate: tradizionalmente è più vicino alle ragioni degli indipendentisti non perché le condivida, il PSE, il Partito Socialista Basco difende l'autonomia da Madrid e non rincorre gli indipendentisti, come ha fatto l'omologo catalano quando è arrivato alla Generalitat. Di fatto il PSE è arrivato al governo a Vitoria grazie a un patto con il PP, da cui sono state escluse le formazioni nazionalistiche, in difesa dei rapporti con Madrid e della lotta anti-terroristica.
A Madrid l'opposizione, rincorsa dal Governo, che non vuole essere accusato di complicità con l'ETA (per il torvo PP di questi anni e per i suoi potenti media, chi non condivide le sue rigide e intolleranti posizioni, sta con l'ETA), stanno premendo sul Tribunal Supremo affinché illegalizzi Sortu, considerandolo una prosecuzione di Batasuna, il braccio politico dell'ETA illegalizzato perché non rinunciava alla violenza. Da Vitoria le posizioni del PSE sono più morbide: lo stesso lehendakari Patxi Lopez, che ha chiesto maggiore coraggio a José Luis Rodriguez Zapatero in una bella intervista rilasciata domenica a Público, rischia con la sua disponibilità di giocarsi i buoni rapporti con il PP, che l'ha finora sostenuto. El Pais pubblica oggi un duro articolo del presidente del PSE Jesús Eguiguren, in cui chiede a Zapatero di scommettere davvero sulla pace in Euskadi, senza preoccuparsi degli allarmismi della destra né degli attacchi che possono arrivargli dai suoi media. L'uso che la destra sta facendo del terrorismo, sin dalla scorsa legislatura, è indignante, ma non può neanche impedire di lavorare affinché la debolezza militare dell'ETA e il suo isolamento sociale nei Paesi Baschi, dove è stata abbandonata anche dal suo braccio politico, arrivino a decretare la sua fine. L'articolo di Eguiguren ha già suscitato le prime dure reazioni dei vertici del PSOE in difesa di Zapatero, per questo eccolo qui, in italiano, a futura memoria. Chi lo vuole leggere in spagnolo lo trova su elpais.com.

"Essere spagnolo non è niente dell'altro mondo" disse Azaña e tutta la destra lo assalì. Molto prima Cánovas del Castillo aveva detto che "era spagnolo chi non poteva dire di essere altra cosa" e lo assalirono tutti i liberali. Io mi sento molto orgoglioso di essere spagnolo, ma, vedendo il panorama nazionale, viene voglia di dire qualcosa del genere. Dopo due decenni in cui la Spagna ha sofferto per la ferita aperta dei Paesi Baschi, adesso che si muovono passi decisivi per la pacificazione la politica spagola, invece di fare un esercizio di responsabilità e prudenza davanti ai fatti sta sostenendo la peggior politica immaginabile.
Da una parte, la destra e le risorse mediatiche e di altro tipo che possiede, sembrano impegnate affinché l'esperimento fallisca. Perché? Cosa temono? Non può essere elettoralismo. Perché ottenere la pace, si sa che costa molto caro e i Governi che la ottengono più che un premio ricevono un certo castigo dalle urne. Se non è elettoralismo, cos'è? Sinceramente penso sia mancanza di patriottismo. Non posso definire in altro modo il fatto che davanti a una questione di Stato, invece di tacere o aiutare, si usi l'argomento per piccole miserie di opposizione senza quartiere al Governo.
Il problema è che il Governo e il partito che lo sostiene non sono liberi da colpe. Capisco che il loro margine di manovra non sia eccessivo, ci sono anche le difficoltà che attraversa il socialismo davanti all'impeto della crisi e a un'opposizione senza misericordia. Piegarsi davanti al clima creato dalla destra può dare un'apparenza di consenso che è sempre buona. Ma l'attuale consenso è falso, è un consenso negativo: se si accetta quello che dice il PP, bene, se si fa quello che non gli piace, assedio e demolizione del Governo. Non eravamo rimasti che il Pacto por las Libertades y contra el Terrorismo era guidato dal principio che il Governo è responsabile della politica antiterroristica e l'opposizione gli garantisce l'appoggio sempre e quando le vengano spiegate le ragioni di questa politica? I termini sembrano essersi invertiti.
Capisco che la destra dimentichi il patriottismo, il suo è sciovinismo, ma la sinistra non può smettere di essere patriota. E anche se deve prendere misure che possono darle problemi, ha obblighi maggiori della destra ad essere responsabile e fare quello che si deve. In fondo la socialdemocrazia è possibile solo in uno Stato forte, perché i suoi seguaci aspettano l'aiuto dello Stato, invece la destra conta su molti altri strumenti.
Per caso Zapatero non si è visto obbligato a prendere determinate misure, sapendo che sarebbero state per lui costose, pensando al futuro del Paese? Invece in materia antiterroristica ha scelto di non infastidire la destra. Per elettoralismo? Meglio, per mancanza di coraggio. Questa passività non gli darà più voti, forse neanche l'atteggiamento opposto glieli darebbe, ma per patriottismo, e anche costi ulteriori scontri con il PP, non dovrebbe tollerare, bensì dovrebbe combattere il clima meschino e negativo che sta crescendo in Spagna sulla possibile pacificazione in Euskadi.
Con la legittimità che mi dà l'essere uno dei più fermi difensori della Ley de Partidos, il clima di allarmismo e pressione a cui si sta sottomettendo l'opinione pubblica, e in fin dei conti i tribunali, sulla possibile legalizzazione di Sortu, seminando argomenti demagogici e timori falsi, è un'irresponsabilità.
La Ley de Partidos è stata fatta per illegalizzare, ma anche per legalizzare se si rispettano le sue condizioni. I tribunali decideranno, e suppongo decideranno bene, ma non si sta giocando con la freddezza e la prudenza che esigono un tema e un momento così importanti.
Ma, forse, la questione della legalizzazione è la cosa meno importante. La cosa cattiva e pericolosa è la cecità che si sta dimostrando davanti a quello che succede in Euskadi e nella sua izquierda abertzale.
Per molto rumore che si faccia per nasconderlo, nessun politico serio che conosca i Paesi Baschi può negare che Batasuna abbia scelto l'addio alle armi e che questo ci porterà più prima che dopo alla fine dell'ETA. Meno ancora, nessun politico serio può dimenticare che queste cose sono irreversibili, che dalla politica e dalle istituzioni si possono fare cose decisive per facilitare, complicare o far marcire questa evoluzione.
Penso sinceramente che davanti alla spinta della destra e la debolezza del socialismo, si è scelta la passività davanti alla parte spinosa e rischiosa della questione. Quelli che tanto hanno sofferto con il terrorismo e quelli che hanno tanto lottato conto esso non si meritavano questo.
Cosa importa un voto in più o uno in meno. Adesso torno ad Azaña e Cánovas. In quale Paese d'Europa o del mondo si trasforma in un personaggio da combattere o distruggere un Ministro degli Interni che sta arrivando alla conclusione di un problema che si riteneva irrisolvibile, invece di dargli sostegno e gratitudine, si sia di destra o di sinistra? Solo in Spagna!
In quale Paese a un presidente del Governo che ha scommesso sulla pace, e la sta ottenendo, non si riconosce neanche il merito di questo risultato storico? E per di più lo si squalifica per quello che ha fatto nella legislatura precedente, come se quello che succede adesso non fosse una specie di epilogo di quello successo allora, del lavoro di allora, e non qualcosa di caduto dal cielo? Solo in Spagna!
Le elezioni sono una cosa. A volte si vincono e a volte si perdono. Ma le vite umane sono sacre e la priorità è la priorità. Non siamo irresponsabili e lasciamo andare l'occasione. Non siamo neanche ingenui, quelli che oggi boicottano, domani saranno i sostenitori del successo della pace. Diceva Machado che "gli invisibili filatori dei sogni erano due, la torva paura e la verde speranza", che, applicato al nostro caso, potrebbero essere il polso fermo e la mano tesa.