mercoledì 16 marzo 2011

La otra familia, il film sull'adozione dei gay che fa riflettere messicani e colombiani

La Corte Costituzionale colombiana ha rimandato ad aprile la sentenza sul caso di una coppia di lesbiche che richiede il diritto di adozione da parte della madre non biologica della figlia in comune. Ma qualcosa si muove in America Latina sui diritti degli omosessuali e anche sul diritto dei bambini di avere l'amore e il calore di una famiglia, sia da chi sia essa composta. Approfittando di questa decisione che la Corte Costituzionale dovrà prendere nelle prossime settimane, che potrebbe evidentemente cambiare anche l'immagine che la Colombia ha di se stessa, il 25 marzo uscirà in contemporanea con il Messico, il film La otra familia.
Potremmo considerarlo una sorta di risposta latinoamericana a I ragazzi stanno bene, il film con Annette Bening e Julianne Moore attualmente nelle sale d'Italia e che è valso l'ennesima nomination di Bening agli Oscar. Se non fosse che La otra familia è stato girato prima ed è quasi un anno che gira nelle sale universitarie messicane. Il film racconta un'idea di famiglia dal punto di vista del piccolo Hendrix, un bambino di 7 anni, abbandonato dalla madre cocainomane, accolto poi, per questioni del destino, da una coppia di sposi omosessuali, spinti così a farsi domande su una possibile adozione. Il regista Gustavo Loza ci tiene a sottolineare che il suo film non prende le parti di nessuno, si limita a raccontare una storia possibile: "Il tema attira l'attenzione, ma ci sono altre tematiche nel film; la corruzione, la droga, il suo consumo, si parla di abbandono e di amore filiale, che non dipende dal sesso di chi lo sente" spiega. Però è stata proprio l'idea di una coppia omosessuale che dà amore e famiglia a un bambino a creare seri ostacoli alla realizzazione e alla distribuzione del film: "Sono stati 4 anni di un processo lungo, con la resistenza da parte dei produttori, che erano completamente contrari".
E' stato poi il produttore Mathhias Ehreberg a scommettere su questo film, che presentava un tema difficile, ma di stretta attualità anche nel Messico, la cui capitale è stata la prima città nordamericana a riconoscere il matrimonio e le adozioni alle coppie dello stesso sesso, stabilendo così anche una differenza giuridica tra il Distrito Federal e gli Stati della Repubblica Messicana. A interpretare la coppia omosessuale sono stati chiamati due attori piuttosto noti al grande pubblico messicano e latinoamericano, Jorge Salinas e Luis Roberto Guzmán. Il primo è stato nel cast di numerosissime telenovelas, l'ultima delle quali è Fuego en la sangre (inguardabile); il secondo è famoso per aver interpretato El Pantera nell'omonima serie televisiva e il gran villano, il cattivo, nella telenovela Alborada. Entrambi hanno un'immagine piuttosto maschia, soprattutto Salinas appare sulle riviste del gossip come il classico macho degli stereotipi, donnaiolo, infedele e gran bevitore. Per entrambi l'interpretazione di una coppia omosessuale è stata dunque anche una sfida alla propria immagine e alle immaginabili burle di una società ancora profondamente machista. Ma Salinas si è dichiarato orgoglioso del suo personaggio e ha ringraziato Loza per averglielo offerto: "La sceneggiatura mi ha conquistato sin dalla prima lettura e mi sono convinto del tutto ad accettare la parte quando ho conosciuto i responsabili della produzione, il resto del cast e il regista. Dico mille volte grazie a Gustavo Loza per avermi permesso di far parte di questa storia e chiarisco che non è un film di tematica omosessuale, si tratta dell'onestà che esiste nelle emozioni e di quanto possa essere forte l'amore" ha detto recentemente.
Prima di riuscire a trovare il lancio nelle sale cinematografiche è passato per due Festival piuttosto importanti in America Latina, quello colombiano di Cartagena (diretto dall'attore italiano Salvo Basile, una carriera trentennale in Colombia, la cittadinanza colombiana un paio di anni fa e un accento irrimediabilmente italiano) e quello messicano di Morelia. In Colombia, dove il tema dell'adozione da parte dei gay è di stretta attualità, La otra familia è stato ricevuto con grande attenzione e, racconta soddisfatto Loza, il pubblico si è appassionato e ha partecipato alla successiva discussione. "Chi fa cinema vuole che la gente abbia un momento per riflettere ed esca commossa e intrattenuta e questo film ha le tre caratteristiche: è divertente, la gente si commuove e riflette. Stiamo ottenendo quello che cercavamo" ha detto Loza.
Dal 25 marzo saranno i messicani e i colombiani che rifletteranno, si commuoveranno e si intratterranno. Beati loro.
Da youtube, il trailer del film