E' uno spagnolo di circa 40 anni, la cui identità non è stata svelata, ricoverato in un ospedale di San Sebastian il primo possibile infettato dal batterio E.coli in Spagna. L'infezione batterica raggiunge dunque il Paese da cui, secondo le accuse della Germania, è partito tutto, grazie a una partita di cetrioli: negli scorsi giorni sono morte in Germania 14 persone, tutte colpite dal batterio, individuato dai tedeschi nei cetrioli provenienti dalle province di Málaga e di Almería (per la giornalista di RaiNews che ha firmato il servizio andato in onda ieri: Almeria fa parte dell'Andalusia, per cui dire che i cetrioli provengono "dall'Andalusia e dall'Almeria", con l'accento sulla i, bonita, non sulla e, è come dire che provengono "dalla Toscana e da Firenze"… vedi tu, se prima di scrivere non ti conviene qualche lezione geografica).
La guerra del cetriolo, così la chiamano i media, sta colpendo duramente l'immaginario spagnolo. Su Twitter cercano di esorcizzarla con l'ironia, da ieri l'hashtag #pelispepineras, in cui si rifanno i titoli dei film più famosi mettendo di mezzo il pepino, il cetriolo, domina i Trending Topics spagnoli. Ma in realtà i danni sono gravissimi per l'agricoltura spagnola, in particolare andalusa.
L'Assessore all'Agricoltura Clara Aguilera ha affermato che il danno causato al settore ortofrutticolo spagnolo è non solo "incalcolabile", ma ormai "irrecuperabile"; la rabbia di Aguilera contro la Germania è grandissima e, in un incontro con i media, non l'ha affatto nascosta, dichiarandosi "indignata" per "l'irrresponsabilità" del Governo tedesco, che ha accusato dell'infezione i cetrioli spagnoli, senza controllare se si è prodotta prima o dopo il loro arrivo in Germania. "Un responsabile politico prima di parlare e creare un allarme sociale come quello creato in tutta Europa, deve avere dati" ha commentato furibonda.
La Spagna sta facendo affannosamente i controlli nelle serre in cui sono stati coltivati i cetrioli venduti alla Germania e avrà i risultati a metà settimana; se, come le autorità sono convinte, si dimostrerà che il batterio non è presente e che, dunque, l'infezione si è prodotta fuori dai confini spagnoli, il Governo chiederà all'UE una compensazione economica per gli enormi danni causati all'agricoltura locale.
Secondo Aguilera è "assolutamente illegale" e "molto grave" che alcuni Paesi, tra cui la Germania, l'Austria, la Finlandia e la Repubblica Ceca abbiano chiuso le frontiere ai prodotti ortofrutticoli spagnoli. "Nessuno Paese membro della UE può proibire l'ingresso di un prdootto" ha ricordato. Sulla questione è intervenuta anche Bruxelles, secondo cui non ci sono al momento elementi per isolare i prodotti spagnoli. La Commissione Europea dovrebbe avere domani i primi risultati, per stabilire l'origine dell'infezione e, siccome non è chiaro dove si sia prodotta la contaminazione, ritiene che "non ci sia bisogono di chiudere il mercato a tutti i prodotti di origine spagnola".
La Spagna, intanto, calcola i danni al proprio settore agricolo, per un allarme che, adesso ammettono le autorità tedesche, è stato precipitoso. Secondo la Federación de Productores y Exportadores de Frutas y Hortalizas (Fepex), i danni sono di circa 175-200 milioni di euro alla settimana per le mancate esportazioni. Questo senza contare l'enorme danno prodotto sul mercato interno: le tonnellate di ortaggi e frutta, che non vengono più esportate a causa dei contratti paralizzati, vengono riversate sul mercato interno, abbattendo i prezzi per l'aumento dell'offerta. Il danno si produce alla vigilia della stagione estiva, con l'esportazione di pesche e angurie verso la Germania, l'Italia e la Francia in forte pericolo. "E' un tipo di frutta che non c'entra niente con Almería e le serre dei cetrioli, ma il danno d'immagine ai prodotti spagnoli è stato fatto e ne risentono le esportazioni dell'intero settore" lamentano da Fepex. Ad Almería le perdite sono state di 43,1 milioni di euro in meno di una settimana; ma ad Almería la stagione del cetriolo si è sostanzialmente conclusa, mentre è al suo zenit in provincia di Granada, dove la preoccupazione è ovviamente altissima.
Il Governo spagnolo ha chiesto alla Germania, tramite il Ministro dell'Ambiente Rosa Aguilar, di concludere al più presto le indagini e divulgare immediatamente i dati perché "non è affatto disposto a consentire" il danno dell'immagine fatto alla Spagna. Tre sono i punti su cui Fepex non è disposto a negoziare: che ci siano indagini profonde, che siano rapide, in modo da mettere fine al più presto alla situazione, che la Germania compensi economicamente i contadini spagnoli per i danni causati dalla sua denuncia, arrivata prima ai giornali e poi ai canali ufficiali. Madrid sembra d'accordo con questa richiesta.
La guerra del cetriolo, così la chiamano i media, sta colpendo duramente l'immaginario spagnolo. Su Twitter cercano di esorcizzarla con l'ironia, da ieri l'hashtag #pelispepineras, in cui si rifanno i titoli dei film più famosi mettendo di mezzo il pepino, il cetriolo, domina i Trending Topics spagnoli. Ma in realtà i danni sono gravissimi per l'agricoltura spagnola, in particolare andalusa.
L'Assessore all'Agricoltura Clara Aguilera ha affermato che il danno causato al settore ortofrutticolo spagnolo è non solo "incalcolabile", ma ormai "irrecuperabile"; la rabbia di Aguilera contro la Germania è grandissima e, in un incontro con i media, non l'ha affatto nascosta, dichiarandosi "indignata" per "l'irrresponsabilità" del Governo tedesco, che ha accusato dell'infezione i cetrioli spagnoli, senza controllare se si è prodotta prima o dopo il loro arrivo in Germania. "Un responsabile politico prima di parlare e creare un allarme sociale come quello creato in tutta Europa, deve avere dati" ha commentato furibonda.
La Spagna sta facendo affannosamente i controlli nelle serre in cui sono stati coltivati i cetrioli venduti alla Germania e avrà i risultati a metà settimana; se, come le autorità sono convinte, si dimostrerà che il batterio non è presente e che, dunque, l'infezione si è prodotta fuori dai confini spagnoli, il Governo chiederà all'UE una compensazione economica per gli enormi danni causati all'agricoltura locale.
Secondo Aguilera è "assolutamente illegale" e "molto grave" che alcuni Paesi, tra cui la Germania, l'Austria, la Finlandia e la Repubblica Ceca abbiano chiuso le frontiere ai prodotti ortofrutticoli spagnoli. "Nessuno Paese membro della UE può proibire l'ingresso di un prdootto" ha ricordato. Sulla questione è intervenuta anche Bruxelles, secondo cui non ci sono al momento elementi per isolare i prodotti spagnoli. La Commissione Europea dovrebbe avere domani i primi risultati, per stabilire l'origine dell'infezione e, siccome non è chiaro dove si sia prodotta la contaminazione, ritiene che "non ci sia bisogono di chiudere il mercato a tutti i prodotti di origine spagnola".
La Spagna, intanto, calcola i danni al proprio settore agricolo, per un allarme che, adesso ammettono le autorità tedesche, è stato precipitoso. Secondo la Federación de Productores y Exportadores de Frutas y Hortalizas (Fepex), i danni sono di circa 175-200 milioni di euro alla settimana per le mancate esportazioni. Questo senza contare l'enorme danno prodotto sul mercato interno: le tonnellate di ortaggi e frutta, che non vengono più esportate a causa dei contratti paralizzati, vengono riversate sul mercato interno, abbattendo i prezzi per l'aumento dell'offerta. Il danno si produce alla vigilia della stagione estiva, con l'esportazione di pesche e angurie verso la Germania, l'Italia e la Francia in forte pericolo. "E' un tipo di frutta che non c'entra niente con Almería e le serre dei cetrioli, ma il danno d'immagine ai prodotti spagnoli è stato fatto e ne risentono le esportazioni dell'intero settore" lamentano da Fepex. Ad Almería le perdite sono state di 43,1 milioni di euro in meno di una settimana; ma ad Almería la stagione del cetriolo si è sostanzialmente conclusa, mentre è al suo zenit in provincia di Granada, dove la preoccupazione è ovviamente altissima.
Il Governo spagnolo ha chiesto alla Germania, tramite il Ministro dell'Ambiente Rosa Aguilar, di concludere al più presto le indagini e divulgare immediatamente i dati perché "non è affatto disposto a consentire" il danno dell'immagine fatto alla Spagna. Tre sono i punti su cui Fepex non è disposto a negoziare: che ci siano indagini profonde, che siano rapide, in modo da mettere fine al più presto alla situazione, che la Germania compensi economicamente i contadini spagnoli per i danni causati dalla sua denuncia, arrivata prima ai giornali e poi ai canali ufficiali. Madrid sembra d'accordo con questa richiesta.