mercoledì 29 giugno 2011

Le utopie di San Sebastián, Capitale Europea della Cultura 2016

L'esultanza dei donostiarras e la delusione degli sconfitti. Il giorno dopo l'elezione di San Sebastián a Capitale Europea della Cultura 2016, le reazioni sono già definite. Non hanno saputo perdere con classe la gran favorita, Córdoba, e Saragozza; per la prima il suo ex sindaco, e attuale ministro dell'Ambiente Rosa Aguilar, ha parlato apertamente di "decisione politica", che ha premiato la nuova scommessa della città basca, il primo capoluogo governato dalla izquierda abertzale, e non il progetto culturale presentato; per la seconda, il sindaco Juan Benarroch, ex Ministro della Giustizia di Felipe González, ha parlato di una scelta assurda di cui ci si pentirà.
Anche nei commenti alle notizie, nelle pagine web d'informazione, i pareri sono dicordanti. Su publico.es il lettore Angelo scrive: "E' stata una decisione politica, che ha messo da parte il peso culturale millenario di Córdoba, un punto di riferimento storico contro una società donostiarra divisa dal terrorismo etarra. Si sono inclinati per la tradizionale borghesia europea invece che per una città che è ponte tra culture, il sud dell'Europa. Vince il Nord, la vecchia Europa, senza più riferimenti, chiusa in se stessa e dando le spalle al dialogo con il Sud". E Donosticali ribatte: "E' Normale che ognuno desideri il meglio per la propria città, ma bisogna anche accettare che quando si partecipa a una selezione si accettano i risultati. San Sebastián ha lavorato per ottenere il riconoscimento di capitale Culturale, come le altre città e la giuria indipendente ha preso la sua decisione. Donostia ha vinto, abbiamo vinto noi donostiarras, e non Bildu né l'ETA né Maria Santissima. Quindi le altre città devono accettare il risultato e, se sono educate, congratularsi con i donostiarras". Non mancano poi i dietrologi di ogni occasione, che vedono ancora una volta la longa manus di José Luis Rodriguez Zapatero nella decisione della giuria (ieri, nel suo ultimo dibattito da presidente sullo stato della Nazione, ZP ha risposto alle ripetitive accuse di Mariano Rajoy che si aspetta da un momento all'altro che lo incolpi della crisi in Grecia). E così Ciudadano Pepe scrive che il 22 giugno, "dopo che il PNV ha appoggiato ZP nella Legge sul Contratto Collettivo, Erkoreka ha detto con tono di burla: "Non conosco nessun caso in cui si sia ottenuto tanto per così poco". Il 28 giugno, una giuria, con la metà dei membri nominata dal governo, sceglie San Sebastián come Capitale Europea della Cultura 2016. Giudicate voi".
Le reazioni dei donostiarras sono ovviamente diverse, esultanti. Cittadini comuni e donostiarras famosi la considerano la grande occasione della città per scommettere sulla cultura come cammino verso la pace. El Pais ha intervistato numerosi donostiarras illustri. Iñaki Gabilondo, uno dei giornalisti più prestigiosi del Paese, ha detto: "La designazione non è quello che siamo, ma quello che vorremmo essere. In un momento come questo, così inquietante a livello politico, ci può aiutare a essere una capitale di convivenza tra i diversi. Donostia è una città in cui vive poca gente, che, però, è divisa. E' anche una città che guarda a se stessa, narcisista. E, come tutte le belle città, è attenta a che la guardino. Pertanto, sapere che saremo osservati dovrebbe spingerci specialmente alla convivenza. Il fatto che il nuovo sindaco, Juan Karlos Izagirre, abbia invitato alla proclamazione l'ex sindaco Odón Elorza, dà, in questo senso, speranza". E Alberto Iglesias, l'autore delle colonne sonore di buona parte dei film di Pedro Almodóvar, ha commentato: "San Sebastián è una città incancellabile nella mia vita, ho vissuto lì da piccolo e continua a vivere lì mio padre. E' un posto di molte emozioni. E' una notizia eccellente per San Sebastián e per Odón Elorza che ha lottato tanto per questo. Speriamo porti pace e convivenza e che significhi la rinuncia a ogni tipo di violenza. E' una città che ha sofferto tantissimo, come i Paesi Baschi. Quello che manca a San Sebastián è conoscere altre culture e altre genti, così è come si arricchiscono i cittadini di tutto il mondo. Deve smetterla di guardarsi l'ombelico e guardare verso l'esterno. La cultura pulita potenzia la libertà e l'individuo". E Juan Mari Arzak, uno dei maestri della cucina basca, che con quella catalana guida l'immagine della cucina spagnola nel mondo (curioso, no?, che la fama della cucina spagnola sia affidata alle due regioni che più sperano nell'indipendenza), ha detto: "Sono felicissimo, eravamo impegnati da 4 o 5 anni e mi sembra impossibile che sia stata scelta San Sebastián. Non me lo aspettavo. Odón e la sua squadra hanno condotto una lotta titanica. Mi ha impressionato la sinergia dei donostiarras. Siamo una città piccola, di 180mila abitanti, non abbiamo quasi niente, ma sì molta immaginazione. Non contavamo su giocatori all'altezza delle altre candidature, ma la nostra squadra ha lottato molto, si sono impegnati tutti. Adesso bisogna approfittare questa forza interiore allucinante per rendere grande la città. Se ognuno porta il suo grano di sabbia, la spiaggia sarà estesissima".
C'è un editoriale del quotidiano basco El Correo, bello e intelligente, che dà il punto di vista donostiarra a questa polemica sulle ragioni della scelta di San Sebastián. Se le città sconfitte accusano la giuria di aver scelto la città basca per ragioni politiche, l'editoriale sottolinea come San Sebastián, temesse di, "nonostante avesse il progetto che più era piaciuto alla giuria, poter cadere per ragioni politiche". Punti di vista diversi, che hanno in Bildu e la sua scommessa il loro asse centrale. Secondo le gole profonde del momento, la lotta finale è stata tra San Sebastián e Segovia, con Córdoba ormai distanziata. E la giuria, scrive El Correo, "è stata coraggiosa".
"Oggi ci saranno titoli che diranno che una città di Bildu è la scelta per rappresentare la Spagna in Europa. Ma era allo stesso modo coraggiosa la proposta di San Sebastián: invece di nascondere il nostro deficit di convivenza e i nostri anni di castigo per la violenza, i sostenitori della candidatura hanno messo il problema in vetrina: vogliamo essere capitale per mettere la cultura al servizio della pace e dell'intro tra i diversi. In fondo questo è oggi anche il problema di tutta l'Europa" scrive il quotidiano. Che ha passaggi visionari, al parlare di utopia nella candidatura di San Sebastián e anche nel periodo che separa la città basca dal 2016: "Adesso manca solo che lo staff di Donostia 2016 convinca gli stessi donostiarras e gli stessi baschi della bontà del progetto e dell'importanza del titolo di capitale culturale europea. Si è superata l'utopia di convincere la giuria. Manca l'utopia di migliorare la complicità dei concittadini".