giovedì 15 settembre 2011

Gli spagnoli non si fidano neanche più di Re Juan Carlos

Nell'ultimo decennio re Juan Carlos ha perso costantemente la fiducia degli spagnoli: in una scala da 0 a 10, la stima nei suoi confronti è scesa dal 7 del 2002 al 5,6 di quest'anno; nel 2002 era la figura meglio valutata dagli spagnoli, nel 2011 è la settima. Lo rivela il IV Barómetro Externo de la Abogacía, che ha usato le interviste a 4mila persone per tracciare un bilancio piuttosto scoraggiante sulla fiducia degli spagnoli verso istituzioni e figure pubbliche. Se il re non è più il punto di riferimento, di chi si fidano allora gli spagnoli di questo inquieto 2011? Al primo posto ci sono scienziati e ricercatori, che hanno raggiunto 7,4 punti, la piena sufficienza, quindi la Polizia, stabile a 6,6 punti, i militari, che passano da 5,4 a 6,4 punti, le ONG, che scendono da 6,8 a 6,2 punti, la Seguridad Social (lo Stato Sociale, più o meno), che passa da 5,7 a 6,5 punti), la radio, che scende da 6,5 a 5,8 punti. Sono tutti a pieni punti, compreso il re, che registra la peggiore discesa di tutti, perdendo in un decennio circa 1 punto e mezzo. Malissimo la stampa, 4,7 punti, il Parlamento, che scende da 5,1 a 4,2 punti, il Governo, da 3,6 a 3,3 punti, i sindacati, da 3,8 a 3,3, le banche, da 3,7 a 2 punti. E male anche la Chiesa Cattolica, che rimane stabile a 4 punti.
C'è insomma una mancanza di fiducia generalizzata nelle istituzioni, che fa parte del desencanto di questi anni, dopo la sbornia collettiva che sono stati gli anni della bolla immobiliare e del relativo benessere. Ma quello che colpisce, inevitabilmente, è il crollo della fiducia in re Juan Carlos.
Perché in questi ultimi dieci anni il re ha perso la fiducia degli spagnoli ed è la figura che più l'ha persa? Eppure la sua immagine pubblica non è cambiata: continua a godere della simpatia della stampa, che continua a considerarlo una figura chiave della democrazia e della stabilità del Paese. E anche gli acciacchi dell'età, che dicono gli abbiano indurito il carattere, con l'aura di fragilità e di tenerezza che comportano, dovrebbero avvicinare la sua figura all'opinione pubblica.
Juan Carlos va sempre separato dalla Monarchia come istituzione. Perché se è difficile trovare uno spagnolo che si dichiari monarchico, soprattutto tra le generazioni più giovani, che viaggiano per il mondo e per Internet e che sognano una Spagna prima o poi repubblicana, è molto più difficile trovare uno spagnolo che non dichiari la propria simpatia per il re. A Juan Carlos si è sempre riconosciuto il ruolo chiave per l'instaurazione della democrazia nel Paese: aveva in mano tutto il potere, ereditato dal dittatore Francisco Franco, e avrebbe potuto continuare il regime fascista del Caudillo, ha preferito diventare una figura simbolica, il cui potere è limitato dalla Costituzione, esigendo, tra le altre cose, la legalizzazione del Partito Comunista Spagnolo, il grande nemico di Francisco Franco.
Juan Carlos e Sofia sono sempre stati consapevoli della fragilità della monarchia in Spagna, imposta nella Costituzione approvata dagli spagnoli e non scelta attraverso un referendum. E' il loro peccato originale, quello che le giovani generazioni, che non hanno conosciuto la dittatura e sono nate dopo la Transición, reclamano e rinfacciano, chiedendo di poter scegliere. Ma proprio per questo il re e la regina hanno sempre avuto un comportamento pubblico impeccabile, cercando di dimostrare che la Famiglia Reale era un valore aggiunto, e non un problema, per l'immagine della Spagna e per la sua stabilità. In questo sono stati aiutati dal pacto del silencio, che per anni ha tacitamente retto i rapporti tra i sovrani e i media. Così la gioventù di Elena, Cristina e Felipe è stata molto protetta, al contrario di quello che è successo in altre monarchie, come, per esempio, l'inglese e la monegasca, le più mediatiche di tutte: di sicuro il Principe e le Infante si saranno ubriacati a qualche festa, di sicuro avranno avuto qualche amore evitabile durante l'adolescenza, ma se è successo, la stampa spagnola si è guardata bene dal pubblicarlo. Per Hola, che è un po' il portavoce della Casa Reale, Semana e le revistas del corazón, che hanno diretto per anni l'opinione pubblica sulla Famiglia Reale, le Infante erano sempre guapas y elegantes, il Principe muy preparado e la regina impecable; il re era campechano, alla mano, e si sprecavano le leggende metropolitane di automobilisti in panne sulla sierra madrilena, assistititi da un motociclista solitario che poi si rivelava essere il re. Insomma, la Famiglia Reale spagnola sembrava davvero essere una famiglia modello. Le avventure galanti del re, rimanevano nel sottofondo, come un sorriso complice e un po' machista nei circoli della Madrid bene. Così come gli articoli che parlavano delle sue amicizie pericolose con managers troppo rampanti e con le monarchie autoritarie del Medio Oriente, rimanevano nella ristretta cerchia dei lettori (i newsmagazine in Spagna non hanno grande diffusione, rispetto alle onnipresenti riviste rosa). Cosa è successo, dunque, per cambiare la percezione del re?
Torna in mente una vecchia conversazione con un'amica catalana, che ricordava come Internet sia stato per lei fondamentale per cambiare la sua immagine della Transición. Internet. Questo decennio è stato quello della sua grande diffusione in Spagna: vi sono sbarcati non solo i grandi quotidiani, che, attraverso i blog dei loro giornalisti, hanno saputo ampliare l'informazione che offrono ai lettori e che, dando loro la possibilità di commentare gli articoli, hanno permesso lo scambio di opinioni, ma anche altri media sconosciuti nella carta stampata. Su Internet sono fioriti i confidenziali, i siti che raccolgono l'informazione privilegiata, i "si dice" di Madrid, e lo riversano nella Rete; hanno trovato spazio i sentimenti anti-monarchici e repubblicani, che raccolgono la documentazione contro la Famiglia Reale, gli affari segreti di re Juan Carlos, la sua inclinazione ai regali di lusso da affaristi spagnoli e monarchi arabi che poi chiedono favori in cambio, le avventure galanti con bionde ambiziose che lo ricattano.
Internet ha rotto il pacto del silencio. Migliaia di persone hanno scoperto non solo che il loro re non era così campechano come avevano fatto loro credere, ma hanno anche scoperto di non essere le sole a nutrire dubbi sulla Transición e sentimenti contraddittori sulla Monarchia. Così hanno iniziato a burlarsi di chi dice che le Infante sono guapas, a dubitare della preparazione del Principe, a sottolineare tutto il tempo che la regina passa a Londra, lontana dal marito, a dare per certo che il matrimonio dei sovrani sia da anni pura facciata istituzionale.
Una dimostrazione del potere di Internet nella formazione dell'opinione pubblica è stato l'ingresso di Letizia Ortiz nella Famiglia Reale. I media l'hanno presentata come la miglior candidata possibile: laureata (sarà la prima regina spagnola all'avere un titolo universitario), indipendente, preparata, spagnola e per di più asturiana, come il titolo che porta attualmente; hanno cercato di far passare in secondo piano la condizione di divorziata, accennando appena al suo matrimonio civile con un suo ex professore. Letizia era uno dei volti più popolari della tv pubblica e si era giocato sulla simpatia che inevitabilmente genera un personaggio televisivo. Ma non è stato sufficiente. Non c'è membro della Famiglia Reale che Internet massacri più della Principessa delle Asturie: hanno iniziato i compagni di università e i colleghi di lavoro a rivelare ambizioni e arroganze di una giovane donna determinata e volitiva, testimoniando che non tutti l'hanno amata lì dove è passata, come la Casa Reale voleva far credere; i confidenziali, che non si devono a nessun pacto del silencio, riportano le sue battute sfortunate, rivelano gli amori passati, non sempre con uomini liberi, indagano sul suo divorzio e sulle origini umili della sua famiglia; i forum nati contro di lei criticano qualunque cosa faccia e qualunque look proponga, nonostante Hola & C insistano a proporla come la donna più elegante di Spagna; gli articoli sulla Famiglia Reale pubblicati dai grandi media, siano di destra o di sinistra, ricevono sempre commenti più sarcastici e negativi che di sostegno e simpatia.
Internet che anche in Spagna manda in frantumi immagini consolidate e dà voce a chi voce non ha mai avuto sui media tradizionali? Se così è, la Casa Reale ha un grande problema: non ha ancora saputo adeguarsi alla comunicazione ai tempi di Internet, permettendo che qualunque notizia nata sulla Rete diventi in qualche modo credibile, grazie alla rincorsa che i media tradizionali fanno a tutto quello che si dice e si mormora nel web. Magari non è una spiegazione sufficiente per questa caduta della stima di re Juan Carlos, ma Internet è un contributo da non sottovalutare.