martedì 11 ottobre 2011

L'AVE, gli aeroporti, le autostrade: sprechi e investimenti di quando la Spagna era ricca

La Spagna è il terzo Paese al mondo per km di autostrade ed è il secondo per km di AVE, il treno ad alta velocità. Le infrastrutture che possiede e che ha costruito, grazie anche ai fondi europei in poco più di vent'anni, traforando montagne e superando mesetas, meravigliano milioni di persone che viaggiano per il Paese. Ma è tutto oro quello che luccica? Se lo è chiesto Salvados, programma di la Sexta condotto da Jordi Évole, che analizza varia attualità con tono semiserio e però efficace. Il titolo della puntata dedicata alle grandi spese pubbliche della Spagna benestante è, non a caso, Cuando éramos ricos, e non c'è bisogno di traduzione.
Quando la Spagna era ricca, ha speso (o investito?) 64 miliardi di euro per la costruzione della rete dell'AVE. Il progetto è iniziato negli anni 90, quando José Maria Aznar ha promesso che non ci sarebbe stato capoluogo di provincia a più di quattro ore di AVE da Madrid. Così sono state costruite le linee per Siviglia, la prima, per Málaga, per Valencia, per Barcellona, le più famose e le più utilizzate. Si stanno costruendo adesso quelle per le Asturie, per la Galizia, per l'Estremadura e, osteggiatissima dalla izquierda abertzale, che la considera un segno dell'invadenza spagnola, nei Paesi Baschi (i catalani, che si sono sempre dimostrati più furbi dei baschi nella difesa della loro autonomia e nelle aspirazioni indipendentiste, esigono che l'AVE arrivi al più presto in Francia, per collegare la regione con l'Europa). La linea che avrebbe dovuto collegare Madrid a Lisbona è stata rimandata dal governo portoghese, causa crisi economica del Paese.
Ma, a posteriori, è stata una scelta efficace, quella di investire tanto nell'AVE e nell'avvicinare i capoluoghi di provincia a Madrid? Cuando éramos ricos non dice di no, ma sottolinea gli sprechi causati da "troppo denaro a disposizione". Ci porta a Tardienta, il più piccolo paese di Spagna con una stazione dell'AVE, nell'Aragona, sulla linea Saragozza Huesca; in questo piccolo paese aragonese scendono e salgono sul treno 1-2 persone al giorno e, lamentano gli abitanti, per inserire l'AVE negli orari sono stati cancellati i treni TALGO, una sorta di Intercity italiani, ovviamente molto più efficienti e puntuali. Da Saragozza a Tardienta l'AVE costa 16 euro, un regionale 5, la differenza di tempo è di 10 minuti. Recentemente RENFE, le Ferrovie dello Stato spagnole, hanno cancellato vari AVE che fermano a Caceres e Albacete, utilizzati da una media di 19 persone al giorno, per una spesa di 18mila euro al giorno. "Avevamo molto denaro e lo abbiamo speso male" commenta Germa Bel, professore di economia dell'Universidad de Barcelona intervistato da Salvados. Lui non lo dice, ma l'AVE ad Albacete serviva ai baroni socialisti della Castilla La Mancha per mostrare il proprio potere anche a Madrid (ed è ovviamente solo un esempio di come le linee ferroviarie vengano a volte disegnate più per esigenze elettorali che reali).
Ma non ci sono solo i treni. Un altro settore in cui la Spagna ha speso molto e male è quello del trasporto aereo. Negli anni del boom economico ogni provincia voleva il proprio aeroporto, nella speranza di attirare Ryanair et similia e rilanciare il turismo dell'area. Così da Madrid e Siviglia ci sono l'aeroporto di Ciudad Real, in Castilla-La Mancha, e Córdoba, in Andalusia, dove tutte le province, meno Huelva e Jaén, sono dotate di aeroporto. La stessa cosa succede in Catalogna, dove non c'è solo El Prat di Barcellona, ma anche Gerona-Costa Brava e, preso di mira da Salvados, Lleida. Quest'ultimo aeroporto conta su 8 voli settimanali, con una media di una decina di passeggeri a testa; il sindaco di Lleida giustifica la spesa sostenendo che l'aeroporto è la porta dei Pirenei catalani e d'inverno è molto utilizzato. E deserti come l'aeroporto catalano anche quelli di Ciudad Real, prossimo alla chiusura, e Leon, tra i tanti. Perché sono stati costruiti questi aeroporti di provincia? e cosa farne adesso che la crisi ha spazzato via le sovvenzioni alle compagnie low-cost e i passeggeri hanno mostrato preferire gli aeroporti più grandi?
E poi i padiglioni lasciati dall'Expo di Saragozza, il Porto Sportivo di Valencia costruito per la Coppa America, il Forum della Cultura di Barcellona, la Radial R5 di Madrid, tutte infrastrutture realizzate con una spesa di varie centinaia di milioni di euro e adesso o abbandonate, o sottoutilizzate (per la R5 di Madrid erano previsti 60mila veicoli all'anno, ne passano circa 17mila).
Cuando éramos ricos ha mostrato sprechi ed errori della Spagna del boom economico dell'inizio del secolo, commessi dai Governi a tutti i livelli, centrale e regionale, e di tutti i colori, socialisti, popolari e nazionalisti. In questo clima di desencanto che si vive in Spagna, è ovvia la sensazione che molte cattedrali nel deserto siano state costruite perché servivano all'ambizioso consigliere per conquistare il seggio di deputato o perché le avrebbe realizzate il cugino del cognato dell'assessore, in quella sorta di corruzione generalizzata da cui non è immune nessun Paese latino (il che non è una giustificazione).
Gli errori compiuti non vanno negati e personalmente non ho mai capito perché tutte le strade di Spagna debbano portare a Madrid e non ci sia, per esempio, una linea mediterranea, che dalla Costa del Sol arrivi al confine francese senza passare per la capitale (e infatti da Málaga a Barcellona, passando per Murcia e Valencia la stanno reclamando a gran voce a Madrid e a Bruxelles). Sono d'accordo anche con gli utenti che chiedono meno AVE e più Cercanías, i treni che collegano le grandi città alle loro province e sono utilizzati tutti i giorni da milioni di lavoratori e studenti, perché non serve a niente avere collegamenti di lunga distanza impeccabili, se poi il servizio per i pendolari traballa (ma, da italiana, al vedere i treni di Cercanías, così puntuali, efficienti, puliti e frequenti a Madrid e sulla Costa del Sol, rimango sempre sbalordita).
Passando per la Isla de la Cartuja di Siviglia tante volte mi chiedo che senso abbiano queste grandi manifestazioni internazionali, siano le Olimpiadi o le Expo, che costano molto denaro pubblico e lasciano tanti padiglioni inutilizzati di cui le città non sanno cosa fare (in Spagna è problema di Siviglia, di Saragozza, di Barcellona, e però Madrid sogna le Olimpiadi del 2022; a Torino e in Val di Susa si sta ancora valutando cosa fare degli impianti abbandonati, cinque anni dopo il successo del 2006). Ma.
Sono una strenua estimatrice dell'AVE. Il prezzo del biglietto non è alto come sembra, se comprato con un certo anticipo (la linea Madrid-Siviglia ha un abbattimento di oltre il 50%: costa 74 euro, arriva a 33 se comprato un paio di mesi prima); la puntualità è doverosa: tre minuti di ritardo e RENFE deve restituire ai passeggeri il prezzo del biglietto. Porta nel cuore delle città, chiudendo le porte ai passeggeri 2 minuti prima della partenza. Sulle linee Siviglia-Madrid e Barcellona-Madrid, le più frequentate, è spesso un efficace concorrente dell'aereo (per i turisti come me, non c'è storia) con il vantaggio di non essere inquinante.
E le autostrade del sud spagnolo, che attraversano la valle del Guadalquivir fino all'Oceano, che passano dietro alla Costa del Sol, sempre trafficate di auto e camion di tutta Europa mi riempiono sempre di meraviglia per le dimensioni, per le frequentazioni e la fluidità del traffico che garantiscono. 
"Abbiamo costruito molto e male. Abbiamo fatto cose che non servivano, è come se avessimo costruito autostrade di otto corsie nel deserto. Bellissime, ma chi le usa?" ha detto Germa Bel a Cuando éramos ricos, con un'immagine bella ed efficace. Sarà. Ma preferisco un Paese in crisi che nei tempi di benessere ha saputo dotarsi di infrastrutture, anche sovradimensionando l'uso, a un Paese in crisi che non ha neanche treni puntuali e moderni e autostrade ampie e moderne. E' che essere italiani fa vedere le cose in un altro modo, sorry, Salvados.
PS Se capite lo spagnolo e vi interessa vedere Cuando éramos ricos, questo è il link. E' una trasmissione gradevole e interessante, strappa un sorriso e fa vedere tante cose di Spagna in cui si può riconoscere tanta Italia (con la differenza che le moderne infrastrutture spagnole, l'Italia purtroppo se le sogna).