giovedì 10 maggio 2012

Letizia di Spagna e la correttezza del linguaggio nel giornalismo sportivo

Alzi la mano chi in questi giorni, dopo l'elezione di François Hollande alla presidenza della Repubblica Francese, è riuscito a sfuggire alla lista delle giornaliste compagne degli uomini di potere. Oltre alla nuova Premiere Dame di Francia e, se abbiamo un po' di suerte, alla prossima Erste Dame di Germania, c'è anche una futura regina, tra le giornaliste finite per amore ai vertici del potere: la spagnola Letizia Ortiz Rocasolano. Ed è sempre interessante ascoltare la Principessa delle Asturie quando parla da ex giornalista agli appuntamenti del giornalismo a cui è invitata.
Oggi, per esempio, ha aperto, nel Monasterio de Yuso, a San Millán de la Cogolla, in La Rioja,  il VII Seminario Internazionale di Lingua e Giornalismo. Lo spagnolo nel giornalismo sportivo. Purtroppo, come spesso le accade, gli sguardi si sono fermati più sul suo look che sulle sue parole, per cui ci sono ampie critiche al suo abbigliamento troppo informale per l'occasione (un giorno la nostra scoprirà che oltre ai golfini di cashmere e alle camicette con le maniche rimboccate ci sono anche eleganti tailleur-pantaloni o con gonna, per determinati appuntamenti) e scarseggiano i virgolettati. Peccato, perché ogni volta che la Principessa delle Asturie parla di giornalismo dice cose interessanti.
Letizia ha sottolineato la diversità del giornalismo sportivo rispetto ad altri tipo di giornalismo, dato che "vuole accendere le emozioni, non solo informare". Di fatto, ha spiegato, "fa da guida delle emozioni, canalizza le energie, disegna un sentimento" che a volte è legato "ad un'immensa allegria" e in altre "a rabbia e delusione" (e solo le immagini usate meritano un plauso). Proprio per questo, la Principessa si è chiesta se il giornalismo sportivo possa essere "compatibile con la correttezza linguistica richiesta ad altre aree del giornalismo", dato che deve "acciuffare in poche parole quello che gli esperti chiamano epica sportiva, concentrare la velocità di una giocata che finisce in gol in poche parole" o "il servizio prodigioso di un tennista".
Al descrivere le emozioni, è sempre difficile "rispettare letteralmente le regole del linguaggio". Le parole straripano e, allo straripare, corrono sempre il rischio di non rispettare le regole". E il fine di tutto questo, anche delle parole che non rispettano le regole, è "arrivare o non arrivare allo spettatore" perché, in fondo, a molti di loro "importa molto il fatto di vincere o perdere". E i virgolettati che la stampa spagnola riporta non permettono di stabilire se la Principessa propende più per il racconto delle emozioni, a prescindere dalla correttezza del linguaggio, o se preferisce la correttezza del linguaggio a discapito della freschezza delle emozioni.
Il dibattito mi ha fatto pensare alle telecronache di Formula 1. Da tempo guardo le partenze con il Mute perché non sopporto i toni concitati dei cronisti che vogliono trasmettere le emozioni (come se un telespettatore non fosse in grado di provarle da solo) e provocano ansietà e fastidio, più che partecipazione, in chi li ascolta. Penso sempre che se il 1° maggio 1994 Mario Poltronieri avesse dimenticato la professionalità e la serietà e avesse utilizzato i toni esagitati prediletti dai suoi successori, molti saremmo morti d'infarto, aspettando notizie dalla curva del Tamburello, dove Ayrton Senna da Silva stava vivendo i suoi ultimi istanti di vita.
Letizia Ortiz, oggi a San Millán de la Cogolla; le foto, dal web spagnolo