martedì 8 maggio 2012

La Spagna di Rajoy: 11 miliardi di euro per Bankia, 10 miliardi di tagli per Sanità

Non sono appassionata di economia, nonostante numerosi tentativi. Però quello che sta succedendo da ieri in Spagna, non può passare inosservato. Il Governo inietterà 7 milioni di euro in Bankia, per cercare di salvarla; lo farà su pressione di enti esterni come il Fondo Monetario Internazionale e dell'Unione Europea e contro la volontà dei cittadini, per i quali "non un solo altro euro" deve andare alle banche spagnole. Soprattutto se si tiene conto che da mesi il Governo sta cercando di convincere i cittadini che non ci sono i soldi per mantenere lo Stato Sociale (e invece, a quanto pare, ci sono per salvare banche i cui dirigenti hanno stipendi milionari). Soprattutto se si pensa che Mariano Rajoy aveva giurato, quando era all'opposizione e in campagna elettorale, e fino a qualche giorno fa, che mai avrebbe messo un euro pubblico nelle banche private (ieri, per difendersi, ha detto che non avrebbe mai messo i soldi in una banca privata, ma, essendo la sua preoccupazione il bene della Spagna, non avrebbe esitato a rimangiarsi la parola se avesse considerato utile cambiare idea, per il bene della Spagna. Il che permette di dire tutto e smentirsi mezz'ora dopo, ovviamente nel nome del bene superiore della Spagna).
Bankia è una banca nata nel 2010 dalla fusione di Caja Madrid, Bancaja, La Caja de Canarias, Caixa Laietana, Caja de La Rioja, Caja Avila e Caja Segovia; è stata la prima creazione del processo di ristrutturazione delle casse di risparmio voluto dalla Banca di Spagna. La sua stabilità è stata in pericolo sin da subito: le Banche e le Casse di Risparmio che si sono fuse in Bankia, a cominciare dalla più grande, la Caja Madrid, sono tra le più esposte nel settore immobiliare, quelle che, insomma, pagano il prezzo dello scoppio della bolla e dell'impossibilità di migliaia di famiglie di pagare i mutui. Sin dalla sua nascita Bankia ha contato sui finanziamenti pubblici, e ha ricevuto oltre 4,4 miliardi di euro.
Bankia non ha mai goduto di grande popolarità tra i cittadini, sostanzialmente per due ragioni. La prima è che i suoi tre massimi dirigenti, presidente, vicepresidente e amministratore delegato si sono spartiti 10,5 milioni di stipendio annuale. La seconda è che Bankia, essendo tra le entità più esposte nei confronti del mattone (è arrivata ad accumulare 35 miliardi di euro in beni tossici), è una di quelle che più hanno rifiutato gli accordi con i cittadini per evitare gli sfratti, dunque, è tra le banche più odiate di Spagna.
Ieri, in vista della necessaria iniezione di denaro pubblico per evitare la bancarotta, si è dimesso il presidente Rodrigo Rato, ex Ministro dell'Economia di José Maria Aznar, ex direttore del Fondo Monetario Internazionale, proprio mentre stava incubando la crisi internazionale che stiamo ancora vivendo, e, a questo punto si spera, futuro pensionato, in modo che la pianti di fare danni. Rato si è dimesso, ha fatto sapere, perché non vuole che si possa pensare che il salvataggio della banca sia dovuto ai suoi legami personali con i dirigenti del PP e del Governo (ma non sfugge a nessuno che tutta la parabola delle banche coinvolte in Bankia sia strettamente legata al PP, al Governo nelle Regioni di cui le banche sono espressione).
Ovviamente Rato non se ne andrà a mani vuote: il contratto prevede per lui un'indennità di 1,2 milioni di euro. Alla successione di Rato è stato chiamato l'ex amministratore delegato del BBVA José Ignacio Goirigolzarri, che ha lasciato la sua carica un paio di anni fa con una liquidazione da oltre 60 milioni di euro. Sono ovviamente queste cifre da capogiro a indignare i cittadini comuni, gli stessi che vengono derubati di pensione e sanità gratuita per poter pagare queste cifre milionarie a personaggi che hanno portato sull'orlo della rovina il sistema finanziario spagnolo.
Siccome le sintesi spiegano le situazioni molto bene, ecco come il blogger e opinionista Ignacio Escolar spiega ai suoi lettori le cifre di Bankia (e un'ulteriore ragione di indignazione, in vista del 15 maggio).

7 miliardi di euro. E' quello che il Governo calcola che dovrà prestare a Bankia per iniziare a parlare. Non è chiaro se sarà necessario più denaro e neppure che lo riceveremo indietro. Non è neanche il primo assegno: lo Stato aveva già prestato altri 4,465 milioni due anni fa, come regalo di nozze per la fusione tra Bancaja e Caja Madrid. In totale sono 11,465 milioni, più di tutto il taglio a scuola e sanità (10 miliardi), quasi sei volte di più dei tagli a Scienza, Ricerca e Sviluppo (2 miliardi), tre volte quanto si è risparmiato con il taglio degli stipendi dei funzionari (4 miliardi) o più di sette volte quanto si è tagliato al congelare le pensioni (1,5 miliardi).
12,992 miliardi di euro. E' quanto si suppone che valeva Bankia secondo la sua stessa contabilità, il suo valore nei libri meno di un anno fa. Per il suo arrivo in Borsa, il 20 luglio 2011, si è offerto uno sconto del 60% su questa quantità, per motivare gli investitori a entrare. Ma neanche così, da quando è in Borsa, il valore di Bankia in Borsa, non nei libri, si è ridotto del 38%.
4,6 miliardi di euro. E' quanto vale Bankia secondo la sua capitalizzazione in Borsa di ieri. Cioè: i mercati valutano l'entità finanziaria un terzo di quanto lo Stato dovrà mettere per tenere a galla lei e la sua casa madre, il BFA, che è una specie di banca cattiva in cui il genio finanziario di Rodrigo Rato, consigliato dal presidente della Banca di Spagna Miguel Angel Fernandez Ordonez, ha lasciato tutta la spazzatura del mattone, per vedere se così poteva reggere. In questo magazzino nucleare si conservano 30 miliardi in attivi tossici, il 3% circa del PIL Nazionale o tutto il taglio della spesa pubblica di quest'anno. In questa cifra ci sono anche i 5 miliardi in terra, un patrimonio svalutato ancora di più. E' ovvio che il denaro pubblico prestato difficilmente tornerà.
2,34 milioni di euro. Quello che ha guadagnato Rodrigo Rato l'anno scorso (più il variabile) per la sua eccellente gestione. Equivale a 260 salari minimi professionali. Cioè, un lavoratore che guadagna il salario minimo professionale impiegherà due secoli e sei decenni per guadagnare quello che Rato si è portato via nel 2011.
1,2 milioni di euro. E' l'indennizzo massimo a cui ha diritto Rodrigo Rato per le sue gentili dimissioni. In realtà è poco denaro: il suo sostituto come presidente di Bankia, José Ignacio Goirigolzarri, si è portato via 68,7 milioni di euro, dopo essere andato in pensione a 55 anni dal BBVA. Per un impiegato con il salario minimo sarebbero necessari 7600 anni di lavoro per guadagnare una simile quantità.
E se non fosse sufficiente, lo stato ha appena impegnato altri 27,5 miliardi in avalli per Bankia.