giovedì 26 luglio 2012

A Culiacán, nel Messico, il primo Museo latinoamericano sulle Dipendenze

Il Museo aprirà solo alla fine di agosto, ma ne parlano già tutti i media di lingua spagnola del continente americano. Del resto è un Museo unico nel suo genere nell'intero continente ispanico: a Culiacán, nello Stato nord-occidentale messicano di Sinaloa, verrà inaugurato il Museo Interattivo sulle Dipendenze (MIA, dalle iniziali in spagnolo), il primo nel Messico e in America Latina pensato per combattere tutti i tipi di dipendenze, droga in primis.
Lo fa da uno degli Stati messicani più colpiti dalla violenza del narcotraffico e più devastati dalla presenza dei cárteles nel suo territorio. Ma il direttore del MIA Luis Arturo León crede profondamente nel progetto: "Abbasseremo il livello del consumo e lo faremo attraverso l'educazione, mediante la realtà virtuale e l'interattività" spiega in un'intervista al quotidiano Milenio, ripresa anche dai media statunitensi di lingua spagnola.
E' infatti attraverso a realtà virtuale che i visitatori del Museo possono provare le sensazioni di un drogato, con proiezioni bi o tridimensionali che, in modo interattivo, permettono di conoscere i rischi delle varie dipendenze. Nel Vortex, ad esempio, si entra in un piccolo tunnel, in cui si provano le sensazioni di vertigine prodotte dall'uso abbondante di bevande alcoliche. Nel Bar del cocainómano c'è un bancone e il visitatore è testimone, attraverso le immagini in terza dimensione, sia di un possibile dialogo tra un cocainomane e il suo pusher per l'acquisto di sostanze stupefacenti, sia delle sensazioni che il consumo di droga arriva a causare.
"Il nostro scopo" spiega León "è educare il visitatore e dare il potere di decisione ai giovani e a i bambini".
Sinaloa è infatti uno degli Stati in cui i giovani entrano in contatto più facilmente, e a un'età molto bassa, in contatto con la droga. "Nel Museo troveranno divertimento, educazione, interazione e un mondo virtuale con le dipendenze, in cui si può rafforzare la conoscenza su una dipendenza, senza farsi del male" commenta il direttore del MIA.
L'idea è che dalla fine di agosto il museo venga visitato quotidianamente da almeno 800 bambini, divisi in quattro percorsi di circa un paio d'ore. Sono percorsi in cui non si giudicano le dipendenze né chi ne soffre, ma in cui si danno semplicemente informazioni sulle loro conseguenze, in modo che il visitatore possa poi prendere le proprie decisioni, essendo informato. La coordinatrice Cindy Arias ha spiegato a Milenio che "è un'esperienza di immersione limitata ad adolescenti e adulti e che è stata preparata da una squadra di ricercatori, impegnata a causare effetti positivi ai visitatori"
Alla fine della visita, e identificati gli elementi che denotano una dipendenza, chi lo desidera può riempire un modulo, chiamato medicina Virtual, per sapere se soffre di qualche dipendenza o è a rischio, in modo che possa essere avviato, se interessato, verso le corrispondenti istituzioni di aiuto. E non si parla solo di dipendenze da droghe, alcol o tabacco: si analizzano anche dipendenze sottovalutate come quella dal gioco d'azzardo, dai cellulari e persino da Internet.