sabato 4 agosto 2012

Il PP licenzia Ana Pastor, giornalista scomoda di TVE. La normalizzazione della tv pubblica spagnola

No, non è solo la crisi economica. E' un'idea diversa di Paese, di società, di libertà. Un esempio arriva da RTVE, la radio e televisione pubbliche spagnole.
Durante la democracia è stata territorio di caccia prediletto del partito al Governo: sia socialisti che popolari l'hanno forgiata a propria somiglianza, facendo terra bruciata agli avversari politici (più i conservatori dei socialisti, bisogna anche essere giusti). Fino a José Luis Rodriguez Zapatero, che scandalizzato dall'uso che il PP di Aznar aveva fatto della tv pubblica, fece una nuova legge, secondo la quale il presidente di TVE doveva essere eletto dai due terzi del Parlamento, cioè, attraverso un accordo tra maggioranza e opposizione, in modo da garantire la massima indipendenza all'ente.
Sono iniziati allora gli anni in cui la tv e la radio pubbliche hanno dato il meglio di loro stesse, con programmi che hanno dominato le classifiche e con informativos, notiziari, diventati non solo i più ascoltati del Paese, ma anche i più credibili. Nei miei primi anni spagnoli il telegiornale più seguito era quello di Antena 3, condotto da Matias Prats, negli ultimi anni, nessuno batteva il telediario di TVE1, affidato ad Ana Blanco al pomeriggio e a Pepa Bueno alle 21.
E non è stato solo telegiornale. Sono state le serie televisive, da Águila roja, la serie più vista di Spagna, a Cuéntame, da Gran Reserva a Herederos, tutte di grande successo, tutte premiate per la loro qualità e per il talento dei loro attori. Sono stati i programmi d'informazione, sempre curiosi e leggeri, da Informe semanal, che ogni sabato sera fa il punto della situazione su avvenimenti ed eventi che hanno colpito l'opinione pubblica durante la settimana, approfondendo senza mai annoiare, a Españoles en el mundo, che fa scoprire città e Paesi del mondo attraverso gli occhi degli spagnoli che hanno scelto di abitarvi (avessi mai preso una città italiana, ma non dimentico le puntate su Berlino e su Tokyo, una vera scoperta). Sono stati i magazines mattutini che, cosa curiosa della Spagna, che mai ho potuto comprendere, offrono un'informazione puntuale e aggiornatissima, con interviste e dibattiti di cui si parlerà poi durante tutto il giorno, a un pubblico di probabilmente pensionati e casalinghe, affaccendati in altre attività e con  la tv come sottofondo.
Los desayunos de TVE (Le colazioni di TVE) è diventato in questi anni di nuova indipendenza dell'ente pubblico, uno dei programmi più visti e più seguiti, anche dagli altri media. Il merito è stato tutto della sua conduttrice, Ana Pastor, e, aggiungerebbe lei, del suo staff. Los desayunos è un programma di interviste: Pastor prima presenta i temi della giornata, quindi intervista un big della politica, dello spettacolo, dello sport o quello che sia, ma un big, a cui, quasi sempre, segue un dibattito dell'intervistato con altri giornalisti presenti in studio. Ana Pastor, bella e volitiva, è diventata celebre in Spagna per un'intervista al presidente dell'Iran Mahmoud Ahmadinejad, realizzata con il velo in testa ma senza alcuna sottomissione giornalistica. Tanto da mettere in imbarazzo il presidente iraniano e ricevere i complimenti dei colleghi di mezzo mondo. Perché magari ti metti il velo in testa, ma non genufletti la tua professione
Poi ci sono state altre interviste meno celebri, ma altrettanto battagliere. Io ne ricordo una a Rafael Correa, il presidente dell'Ecuador che ricorreva invano alla sua galanteria latina e ai suoi sorrisi, perché Ana gli ricordava che non aveva risposto alla sua domanda. Pastor ha messo a disagio tutti i politici spagnoli, di destra e di sinistra, perché, ha spiegato in varie interviste, il suo lavoro non consiste nell'essere amabile con i politici di un colore e detestabile con quelli di un altro, ma "fare le domande che si fa la gente e cercare di avere le risposte che quelle domande meritano". Inutile tentare di sfuggire con risposte evasive, negli studi di Los desayunos de TVE, con Ana Pastor alla guida: lei, bella, gentile, ma determinata, ritorna sulla domande fino a quando non le si dà la risposta o fino a quando non risulta palese che l'intervistato di turno non è in grado di dare una risposta chiara. Si sono sentiti a disagio Alfredo Pérez Rubalcaba e José Bono, Rosa Diez e Javier Arenas, ma nessun leader politico ha resistito all'idea di essere intervistato da Ana Pastor. E molte sono state le reazioni piccate.
La peggiore di tutte è stata di Maria Dolores de Cospedal, numero 2 del PP, che ha accusato RTVE di non avere l'imparzialità che avrebbe dovuto garantire e di non garantire a tutte le opzioni politiche lo stesso spazio. Le sue dichiarazioni sono state la dichiarazione di guerra alla RTVE indipendente, che aveva riconquistato credibilità e ascoltatori e che suscitava rispetto e ammirazione persino tra i concorrenti. Poco prima della schiacciante vittoria del PP alle elezioni del 20 novembre, il segretario alla presidenza delle Cortes di Valencia Ángel Mínguez si è chiesto su Twitter che nick avrebbe adottato Ana Pastor sulla rete sociale, attualmente è @anapastor_tve, dopo il successo elettorale del PP "dicono che sarà @napastor_canalsur, ma va bene anche @anapastor_elpais". "Cosa vuoi dire? hai una buona informazione? mi sorprende che avendo una certa responsabilità nel tuo partito faccia certi commenti" gli ha risposto la giornalista, per un dialogo virtuale riportato all'epoca da tutti i media.
Dopo la conquista della maggioranza assoluta, il PP ha cambiato la legge per la nomina del presidente di RTVE, stabilendo che sia sufficiente, per eleggerlo, la maggioranza assoluta. Cioè, il PP si è dato le mani libere per eleggere da solo il nuovo vertice di tv e radio pubbliche. Il PSOE ha gridato al colpo di mano, il PP ha giurato che il PSOE ha rifiutato tutti i nomi che gli aveva proposto (in genere un negoziato vuole che le parti si vengano incontro, non che uno proponga e l'altro dica di sì, giusto perché si capisca che idea ha degli accordi il PP). Alla fine ci hanno rimesso i telespettatori di RTVE.
Non appena insediato, il nuovo CdA ha dovuto dare i conti con un taglio di 200 milioni al proprio bilancio e ha perciò bloccato la messa in onda di tutte le serie televisive di nuova produzione: da gennaio siamo in attesa delle nuove stagioni di Águila roja, Cuéntame e Gran Reserva, mentre Isabel, il serial sulla gioventù di Isabella di Castiglia, per cui erano già partiti gli spot per il lancio a fine gennaio, è stato rimandato sine die ed è stata cancellata la seconda stagione.
Qualche settimana fa Fran Llorente, il responsabile dell'informazione di TVE, è stato rimosso dal suo incarico, nonostante i programmi di informazione della tv pubblica siano pluripremiati e i telegiornali siano considerati dagli spagnoli i più credibili (la seconda edizione del tg, quella delle 21, ha ottenuto a ottobre il Global Peace Award come miglior telegiornale del mondo sui temi internazionali e della pace, nel 2009 ha ttenuto il Global TV Award come miglior tg del mondo e da allora è sempre stato tra i primi tre, con BBC e CNN). Al suo posto è arrivato Julio Somoano, responsabile di Telenoticias1 di Telemadrid, la tv pubblica della Comunidad de Madrid, considerata uno dei peggiori esempi di giornalismo al servizio del potere. Somoano ha anche scritto, alcuni anni fa, una specie di tesina su come il PP avrebbe potuto riconquistare la Moncloa, nel 2008.
Non appena preso possesso del nuovo incarico, Somoano ha iniziato a disegnare una tv a misura del nuovo potere, rimuovendo giornalisti e conduttori di successo, dal direttore dei telegiornali Pepa Bueno, già passata a Cadena Ser, a Juan Ramón Lucas, conduttore di En días como hoy, uno dei programmi radiofonici più popolari delle mattinate spagnole. La rimozione di Ana Pastor era solo questione di tempo, lo sapevano tutti.
E' arrivata ieri, nel primo venerdì di un agosto caldissimo sotto tutti i punti di vista, non solo meteorologici. Ad annunciarla, su Twitter, la stessa Ana: "Sono stata rimossa da Los desayunos de TVE. Orgogliosa del lavoro di tutto lo staff. Un giorno triste, ma oggi più che mai continuo a credere nel giornalismo".
La rimozione di Ana ha scatenato le reazioni delle reti sociali e la riprovazione persino di Pedro J Ramirez, il direttore di El Mundo, che ha assicurato su Twitter di non apprezzare certi metodi e di credere nell'onestà intellettuale della collega, anche se non ne condivide le idee. Fa eccezione a questo clima di perplessità e protesta, il quotidiano di destra La Razón, che scrive Ana Pastor lascia Los desayunos, confondendo il lasciare un programma con l'essere allontanati da quel programma contro la propria volontà. Viste le reazioni, TVE ha diffuso un comunicato in cui assicura che a Pastor è stato offerto un programma di interviste late night che lei ha rifiutato. In un'intervista a EFE la giornalista ha assicurato che quando Julio Somoano le ha comunicato che non avrebbe contato su di lei per Los desayunos de TVE, non le ha offerto "niente in concreto" e le ha chiesto di riflettere insieme per un programma futuro da affidarle nei prossimi mesi. E' la parola di uno contro quella dell'altra, Ana Pastor ne è consapevole e lo dice per prima, per evitare ogni polemica. Nel suo futuro, probabilmente, il divorzio da RTVE e l'approdo in qualche altra tv privata, da cui le sono arrivate proposte "sempre rifiutate perché sentivo addosso la maglietta di RTVE".
Così, in poco più di sette mesi, il PP ha impoverito la più importante realtà televisiva del Paese, cancellando la pluralità e l'indipendenza che Zapatero le aveva garantito e disperdendo il patrimonio di professionisti e programmi che le aveva garantito successo e credibilità negli ultimi anni.
Per Ana Pastor la solidarietà di colleghi, telespettatori e amici; da stamattina il suo nome è nella Top 10 dei TT di Twitter. E tra tutti i messaggi, mi sono piaciuti quello di Carlos Bardem ("Coraggio, come ho già scritto a Juan Ra mónLucas, essere rimossi da questa gente e di questi tempi è persino un merito da curriculum") e quello di Syriza Española ("PPeros, un dubbio: avete cacciato Ana Pastor per a) l'eredità ricevuta b) Merkel ci obbliga c) rimuoverla calmerà i mercati?").
Mi rimane poi sempre l'eterna domanda su cosa pensa che sia il giornalismo chi lo mette al servizio del potente di turno, ma è già un'altra storia.